Attenzione alle ultime parole del discorso con cui, ieri sera, venerdì 25 febbraio, Abdurrahman Mohamed Shalgham ha solennemente condannato Gheddafi davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Sono parole che nessuno ha preso in considerazione, perché hanno sfidato un ferreo tabù geopolitico che impera in Occidente da decenni. Ma sono parole che avevano il sapore della profezia.
Sono parole che nessuno ha preso in considerazione, perché hanno sfidato un ferreo tabù geopolitico che impera in Occidente da decenni. Ma sono parole che avevano il sapore della profezia.
Ha detto che gli arabi sono un unico popolo e che quella che si è scatenata è un’ondata di volontà rinnovatrice che parla con un’unica voce dalla sponda del Golfo Persico fino alle Colonne d’Ercole. Ha detto che finora gli arabi sono stati divisi e incapaci di parlare con un’unica voce, ma adesso si apre una nuova pagina di storia e nulla sarà più come prima.
Sarebbe il caso di riflettere su queste parole. In Occidente ben pochi hanno presente che gli arabi sono in tutti i sensi un’unica nazione: calpesta e derisa, depressa e divisa, ma che resta un solo popolo. Come tutti gli arabi sanno, questo è un argomento che è stato reso tabù in Occidente. Parlare di unità politica araba suona come una minaccia inaccettabile all’orecchio di qualunque cancelleria occidentale. Questa è la logica del divide et impera.
Se questa logica ha fatto leva in passato sul principio che lo stato-nazione è un’idea europea che non ha radici nel resto del mondo, se ha fatto leva perfino sul principio islamista dell’umma musulmana, la comunità dei credenti che trascende le appartenenze nazionali, se ha potuto arruolare al suo servizio ogni sorta di argomenti e di interventi, non è detto che presto o tardi non sia travolta anch’essa da questo vento di libertà di là dal mare.
Nessun commento:
Posta un commento