sabato 18 gennaio 2014

Renzi la fa grossa: sta scavandosi la fossa?

Renzi l’ha fatta grossa. L’incontro con Berlusconi al Nazareno, ancora in corso mentre sto scrivendo, è davvero un atto di arroganza senza pari.

Passi che voglia discutere la legge elettorale con l’opposizione. Anzi, andrebbe benissimo, se non fosse che il primo partito d’opposizione, se si sta al parlamento anziché al capriccio dei sondaggi, non è Berlusconi ma Grillo. E se Grillo, ripetendo gli errori di sempre, si rifiuta di parlarne, forse sarebbe stato più savio soprassedere, anziché dare al pregiudicato di Arcore la patente tarocca di secondo partito d’Italia, con tutto quello che ci si accompagna.
Ma ammettiamo che passi anche questo. Non si è mai sentito dire che, per raggiungere un accordo con l’opposizione, non ci si preoccupi prima di averlo raggiunto con la maggioranza. E’ quello che gli hanno ripetuto in tutte le salse e tutti i toni tutte le componenti della maggioranza al di là della sua, compresa la minoranza del Pd nella direzione dell’altro ieri. Se ne è altamente fregato.
Ma ammettiamo che passi anche questo. Si poteva benissimo discutere con Forza Italia senza bisogno di incontrare personalmente l’uomo che più di qualunque altro ha fatto danno a questo paese da quando esiste la Repubblica Italiana, l’uomo che i suoi misfatti e la volontà dei quattro quinti degli italiani avevano relegato ai margini della scena politica e che con quest’atto viene riportato, per sua massima gioia, al centrocampo e con la palla al piede.
Ma ammettiamo che passi perfino questo atto di clamorosa insipienza. Non c’era proprio nessun bisogno di andarlo ad incontrare proprio nella sede nazionale del Partito Democratico, dopo che la non piccola minoranza di quel partito, per bocca di D’Attorre, aveva proclamato a gran voce che sarebbe stato uno sfregio intollerabile.
Renzi lo ha fatto: solo e soltanto per arroganza. Imitando perfettamente le tattiche del suo amato Silvio Berlusconi, il quale, quando veniva attaccato per qualunque ragione, si è sempre preoccupato di fare esattamente il peggio possibile di ciò per cui veniva attaccato, per dimostrare nel modo più pieno il suo sprezzo per gli argomenti dei suoi avversari.
Renzi, a quanto pare, crede di poter fare come Berlusconi. A quanto pare, dev’essere proprio deciso a far cadere il governo, altrimenti è un po’ difficile spiegare tutto quello che sta facendo in questi giorni, dal rifiuto di entrarci col rimpasto, al rifiuto di concordare la legge elettorale, alle continue critiche di poco costrutto che fa piovere dai tweet e dai microfoni. E a quanto pare è proprio sicuro di vincere le elezioni, proprio come tanti suoi predecessori, da Occhetto a Bersani. Ma forse ha sbagliato i conti come loro.
Prima di tutto sembra non capire che il Pd non è Forza Italia: è ancora, con tutti i suoi guai, un partito vero e non un baraccone da fiera. E, soprattutto, i suoi elettori non sono i pecoroni che votano Berlusconi. Se tira la corda oltremisura, rischia di perderne la metà.
E poi non sembra capire che se anche così non fosse, rischia ugualmente di perdere per l’ennesima volta contro quell’impunito malfattore. Non sembra mettere in conto, per esempio, che ci sono buone probabilità che il vecchio infame butti giù un’altra carta al momento giusto: forse tutte le smentite servono solo a preparare il gran colpo a sorpresa che sarebbe la candidatura di Marina, davanti alla quale nessuno sa come andrebbe a finire. Ma forse non ce ne sarebbe nemmeno bisogno. Se Renzi fa come Berlusconi, non è certo il primo a provarci. Finora, davanti alla scelta, hanno sempre preferito l’originale.


7 commenti:

  1. A parte le bizzarre modalità con cui sono arrivati al dialogo, per effetto del quale rischia di più Renzi in termini di consenso (non credo lo stesso per Berlusconi: quando fa i suoi "assoli" in televisione automaticamente si assicura, di default, l' appoggio del suo zoccolo duro); mi rammarica il fatto che, trattandosi di un ambizioso (e difficoltoso, come storia dimostra) progetto di revisione costituzionale, il M5S non riesca a trovarci un margine di compartecipazione attiva. Sarebbe ora che anche i "grillini" dimostrino un taglio meno passivo verso le vicende istituzionali e di portare qualcosa di più concreto alla politica italiana, un poco oltre la loro mera denuncia di ciò che non funziona.
    Andrea Fanti

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    1. Anonimo il tuo post meriterebbe come colonna sonora "pensiero stupendo" ed il titolo del "triangolo" che auspichi potrebbe essere "Demagoghi di tutta Italia .. Unitevi!"

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  2. Pd partito vero? Siamo d'accordo sul fatto che non sia un baraccone da fiera, ma non mi sbilancerei a definirlo vero. Un partito che pensa solo alle poltrone e che si impegna ostinatamente a rimanere il secondo partito in italia e gran casino quando di poco non ci riesce non è un partito vero, serio. L'italiano medio resta fedele a B., l'italiano moderno e ingenuo vota (fedelmente?) il movimento mentre lo pseudo-saccente incompreso italiano di sinistra ora si riduce a sostenere una persona che è l'incarnazione del suo nemico storico. Questa è l'italia, accecata dalla propria ignoranza e dalla televisione.

    Ora una domanda a lei caro professore: sarebbe poi così malvagio un pensiero apparentemente antidemocratico che sarebbe la restrizione della cerchia dei votanti mediande un semplice test sulle basi del diritto, organizzazione politica e costituzione?

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    1. Risposta alla domanda: già fatto, pressappoco, fino al 1912, anzi al '19. La proposta mi ricorda Gaetano Mosca e tutta la banda degli acerrimi nemici del suffragio universale, che non credo ti farebbe simpatia. Quanto al partito vero, ho detto vero: né serio, né bello, né, soprattutto, bravo.

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    2. Ah, dimenticavo, mi sembri un Pd quando dici che l'italiano medio resta fedele a Berlusconi: non ha mai avuto nemmeno la metà dei voti validi e all'ultima chiamata non lo hanno votato i quattro quinti degli elettori, come ho detto sopra.

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  3. Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio affermava Churchill circa un secolo fa. Come dargli torto, ma forse è anche l'unico, insignificante argomento contro un principio così forte come la democrazia.
    La democrazia è bella, è uguaglianza e libertà; e queste cose non si toccano.
    Ma se per restringere la cerchia dei votanti si guardasse un po' oltreoceano? In america va detto che non l'hanno pensata male e per poter votare bisogna perdere del tempo con varie procedure burocratiche per poter votare, il che fa presumere almeno che l'elettore sia un minimo interessato a votare ed esclude almeno quelli che votano lanciando una moneta o il simbolo più carino sulla scheda elettorale. Diciamo che in qualsiasi paese una soluzione simile non potrebbe che portare a un miglioramento del risultato elettorale, così a occhio...

    Quindi ammessa la sacralità del suffragio universale e sorvolando il metodo "America" rovescio la mia vecchia domanda e la ripropongo a un suo commento:
    Esami non per l’elettorato attivo… ma per quello passivo. Il candidato “dimostri” di essere degno del posto cui ambisce. Questo ha un senso no?

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  4. Anche questo fu discusso a suo tempo. Si concluse che è meglio che questi esami ai candidati li facciano i partiti che li candidano. Altrimenti finisce come in Egitto, dove solo chi piaceva alla commissione ha potuto candidarsi alle ultime elezioni... Quanto all'America, sorvoliamo: il miglior risultato dell'escamotage è che i bianchi votano molto più dei neri.

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