Domenico Gallo, giurista di cui ho molta stima, ha pubblicato
qualche giorno fa un commento alla recente sentenza di Palazzo della Consulta
sul Porcellum, sotto il titolo “Legge elettorale, saggezza e prudenza nella decisione della Corte Costituzionale”. Il suo giudizio su quella sentenza, che
ha avuto conseguenze pesantissime, mi è sembrato un po’ troppo benevolo e gli
ho mandato ieri notte il seguente messaggio:
<Carissimo Domenico,
ho trovato sul sito di Pancho Pardi (Liberacittadinanza.it)
il tuo commento alla recente sentenza della Corte in materia di legge
elettorale, che avevi pubblicato su Articolo 21.
Ho inserito sul sito il seguente commento, che ti riporto
con minimi aggiustamenti:
<<Concordo con lo stimatissimo amico Domenico Gallo
sull'apprezzamento della pars destruens di questa storica sentenza della Corte,
quella parte che boccia il Porcellum. Non posso invece concordare con il suo
apparente apprezzamento per la seconda delle tre conclusioni che elenca, apprezzamento
che si basa certamente più sul suo rispetto per il self restraint della Corte,
che non sulla condivisione di quella conclusione. La quale è del tutto
incoerente con i principi espressi più sopra: le liste bloccate del sistema
spagnolo garantiranno forse la "conoscibilità" dei candidati, ma non
garantiscono per nulla la loro scelta da parte dell'elettore e comportano un
sacrificio di rappresentanza ancora più alto che nel Porcellum. Lo stesso vale
per l'uninominale, dove i candidati sono tutti nominati dai partiti e la
garanzia di governabilità non esiste, se non a condizione di inserire un premio
di maggioranza dai risultati analoghi al Porcellum della Camera, ma in peggio,
perché quei risultati restano comunque incerti. Un self restraint, quello della
Corte, talmente intenso da sembrare un arrampicarsi sugli specchi>>.
Ti preciso che il mio dissenso si riferisce in particolare a
quella parte della sentenza che tu efficacemente sintetizzavi in questi termini:
<<Pur sconfessando il sistema delle liste bloccate,
tuttavia, la Corte, mantenendo l’imperativo del self restraint, non pretende di
imporre un sistema elettorale in cui debba necessariamente essere prevista la possibilità
degli elettori di esprimere una preferenza, considerando compatibili con il
principio del voto diretto e libero dei cittadini tanto un sistema uninominale,
quanto un sistema in cui il numero dei
candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva
conoscibilità degli stessi.>>.
Considero l'idea che la <<conoscibilità>> possa
sostituire la libera scelta un'autentica bizzarria, mentre l'uninominale la
libera scelta la sopprime del tutto. Su questo credo che concorderesti,
smentiscimi se sbaglio.
Ciò su cui vorrei tanto sapere il tuo parere, piuttosto, è
quanto segue. Ripensandoci, mi sembra che la Corte abbia dato prova, più che di
self restraint, di un pesantissimo condizionamento politico. Ha aspettato che Renzi
rendesse noto il suo ventaglio di tre proposte. Dopodiché si è arrampicata
sugli specchi per rendere compatibili le motivazioni con tutt'e tre le
proposte, contraddicendo flagrantemente la propria critica del Porcellum.
Mi sembra che questa operazione abbia avuto l'effetto
devastante di legittimare tanto le liste bloccate del sistema spagnolo, quanto
un premio di maggioranza del 15% che può regalare il 60% dei seggi a chi ha
contro di sé il 64% degli elettori.
Di conseguenza, quest'oggi Renzi si è potuto accordare con
Berlusconi su uno schema di sistema elettorale che mi sembra molto peggio del
Porcellum della Camera.
Se ne avessi il tempo, ti sarei molto grato se mi facessi
sapere che ne pensi.
Un caro saluto,
Alberto Cacopardo>
Ed ecco la sua risposta, a stretto giro di posta:
<Caro Alberto,
le tue osservazioni colgono nel segno, effettivamente il
punto di caduta della sentenza è l'eccessivo self restraint sul tema delle
liste bloccate. Se si dovesse concretizzare l'accordo abbozzato ieri fra Renzi
e Berlusconi sul sistema spagnolo con liste bloccate avremmo nuovamente un parlamento
composto al 100% di nominati come l'attuale e la bocciatura del porcellum
sarebbe stata inutile.
Non sono d'accordo invece con le tue osservazioni sul
collegio uninominale. Nel collegio uninominale è vero che la selezione dei
candidati è affidata esclusivamente ai partiti, però nessun
"prescelto" può passare se la sua candidatura non viene convalidata
dal voto popolare. Insomma nel collegio uninominale il "prescelto" in
tanto viene eletto in quanto gli elettori lo consentano. Non è un granchè come
libertà di scelta ma c'è differenza rispetto al sistema delle liste bloccate. Sul
premio di maggioranza, la Corte - a denti stretti - non lo ha escluso, non ha
fatto numeri, ma pretende che sia "ragionevole". E' ragionevole il
15%? Non lo so, però so che il premio di maggioranza del 15% era quello
previsto dalla legge truffa [del 1954] che - per attribuirlo - pretendeva che
la lista beneficiaria superasse la
soglia del 50% dei voti popolari.
Un caro saluto
Domenico Gallo>
Curzio Maltese ha scritto oggi su Repubblica: <Con il suo
fiuto infallibile per l’illegalità, Berlusconi ha scelto fra le proposte di
Renzi non solo la peggiore, ma anche l’unica potenzialmente più
incostituzionale del Porcellum>. Non si può dargli torto. <Potenzialmente>
il sistema spagnolo non è solo il peggiore dei tre, ma uno dei peggiori sistemi
elettorali possibili e immaginabili. Potenzialmente. Perché è anche un sistema
che si presta ad un repertorio infinito di manipolazioni, operando sul premio
di maggioranza, sulle dimensioni delle circoscrizioni, sul loro taglio, sulle
norme elettorali di contorno, sulla soglia, sull’espressione di preferenze e
soprattutto, che è il punto cruciale, sull’utilizzo dei resti e la ripartizione
dei seggi in collegio unico nazionale.
Avendo insegnato sistemi elettorali per quasi trent’anni, so
che l’argomento è fra i più oscuri. Spero infatti di poterci presto tornare
sopra per chiarire meglio cosa abbiamo in gioco, anche rispondendo all’obiezione
di Gallo sull’uninominale. Per il momento tuttavia, non si conosce ancora il
testo concreto della proposta Renzusconi ed è dunque impossibile esprimere
giudizi. Ma la partenza non è certo incoraggiante. Per quanto se ne sa oggi, potrebbe
accadere che una forza che, col 30% dei voti, abbia ottenuto in sede primaria
il 36% dei seggi, riscuota un premio di maggioranza del 15% dell’assemblea
elettiva, conquistandone la maggioranza assoluta. E senza che alcun elettore
abbia potuto scegliere il nome di alcun parlamentare. Non sarebbe una pietra tomabale
sulla democrazia? Non succederà, ma può ben succedere qualcosa di simile. E il
solo fatto che il destino stesso della democrazia dipenda oggi da un disegno opaco,
il cui senso non può che sfuggire ai nove decimi degl’italiani, dovrebbe apparirci
piuttosto inquietante.
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