lunedì 20 gennaio 2014

Ma la Corte può farne di storte - Uno scambio d’idee con Domenico Gallo in tema di legge elettorale.



Domenico Gallo, giurista di cui ho molta stima, ha pubblicato qualche giorno fa un commento alla recente sentenza di Palazzo della Consulta sul Porcellum, sotto il titolo “Legge elettorale, saggezza e prudenza nella decisione della Corte Costituzionale”. Il suo giudizio su quella sentenza, che ha avuto conseguenze pesantissime, mi è sembrato un po’ troppo benevolo e gli ho mandato ieri notte il seguente messaggio:

<Carissimo Domenico,
ho trovato sul sito di Pancho Pardi (Liberacittadinanza.it) il tuo commento alla recente sentenza della Corte in materia di legge elettorale, che avevi pubblicato su Articolo 21.
Ho inserito sul sito il seguente commento, che ti riporto con minimi aggiustamenti:
<<Concordo con lo stimatissimo amico Domenico Gallo sull'apprezzamento della pars destruens di questa storica sentenza della Corte, quella parte che boccia il Porcellum. Non posso invece concordare con il suo apparente apprezzamento per la seconda delle tre conclusioni che elenca, apprezzamento che si basa certamente più sul suo rispetto per il self restraint della Corte, che non sulla condivisione di quella conclusione. La quale è del tutto incoerente con i principi espressi più sopra: le liste bloccate del sistema spagnolo garantiranno forse la "conoscibilità" dei candidati, ma non garantiscono per nulla la loro scelta da parte dell'elettore e comportano un sacrificio di rappresentanza ancora più alto che nel Porcellum. Lo stesso vale per l'uninominale, dove i candidati sono tutti nominati dai partiti e la garanzia di governabilità non esiste, se non a condizione di inserire un premio di maggioranza dai risultati analoghi al Porcellum della Camera, ma in peggio, perché quei risultati restano comunque incerti. Un self restraint, quello della Corte, talmente intenso da sembrare un arrampicarsi sugli specchi>>.
Ti preciso che il mio dissenso si riferisce in particolare a quella parte della sentenza che tu efficacemente sintetizzavi in questi termini:
<<Pur sconfessando il sistema delle liste bloccate, tuttavia, la Corte, mantenendo l’imperativo del self restraint, non pretende di imporre un sistema elettorale in cui debba necessariamente essere prevista la possibilità degli elettori di esprimere una preferenza, considerando compatibili con il principio del voto diretto e libero dei cittadini tanto un sistema uninominale, quanto un sistema in cui il  numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi.>>.
Considero l'idea che la <<conoscibilità>> possa sostituire la libera scelta un'autentica bizzarria, mentre l'uninominale la libera scelta la sopprime del tutto. Su questo credo che concorderesti, smentiscimi se sbaglio.
Ciò su cui vorrei tanto sapere il tuo parere, piuttosto, è quanto segue. Ripensandoci, mi sembra che la Corte abbia dato prova, più che di self restraint, di un pesantissimo condizionamento politico. Ha aspettato che Renzi rendesse noto il suo ventaglio di tre proposte. Dopodiché si è arrampicata sugli specchi per rendere compatibili le motivazioni con tutt'e tre le proposte, contraddicendo flagrantemente la propria critica del Porcellum.
Mi sembra che questa operazione abbia avuto l'effetto devastante di legittimare tanto le liste bloccate del sistema spagnolo, quanto un premio di maggioranza del 15% che può regalare il 60% dei seggi a chi ha contro di sé il 64% degli elettori.
Di conseguenza, quest'oggi Renzi si è potuto accordare con Berlusconi su uno schema di sistema elettorale che mi sembra molto peggio del Porcellum della Camera.
Se ne avessi il tempo, ti sarei molto grato se mi facessi sapere che ne pensi.
Un caro saluto,
Alberto Cacopardo>

Ed ecco la sua risposta, a stretto giro di posta:

<Caro Alberto,
le tue osservazioni colgono nel segno, effettivamente il punto di caduta della sentenza è l'eccessivo self restraint sul tema delle liste bloccate. Se si dovesse concretizzare l'accordo abbozzato ieri fra Renzi e Berlusconi sul sistema spagnolo con liste bloccate avremmo nuovamente un parlamento composto al 100% di nominati come l'attuale e la bocciatura del porcellum sarebbe stata inutile.
Non sono d'accordo invece con le tue osservazioni sul collegio uninominale. Nel collegio uninominale è vero che la selezione dei candidati è affidata esclusivamente ai partiti, però nessun "prescelto" può passare se la sua candidatura non viene convalidata dal voto popolare. Insomma nel collegio uninominale il "prescelto" in tanto viene eletto in quanto gli elettori lo consentano. Non è un granchè come libertà di scelta ma c'è differenza rispetto al sistema delle liste bloccate. Sul premio di maggioranza, la Corte - a denti stretti - non lo ha escluso, non ha fatto numeri, ma pretende che sia "ragionevole". E' ragionevole il 15%? Non lo so, però so che il premio di maggioranza del 15% era quello previsto dalla legge truffa [del 1954] che - per attribuirlo - pretendeva che la lista  beneficiaria superasse la soglia del 50% dei voti popolari.
Un caro saluto
Domenico Gallo>

Curzio Maltese ha scritto oggi su Repubblica: <Con il suo fiuto infallibile per l’illegalità, Berlusconi ha scelto fra le proposte di Renzi non solo la peggiore, ma anche l’unica potenzialmente più incostituzionale del Porcellum>. Non si può dargli torto. <Potenzialmente> il sistema spagnolo non è solo il peggiore dei tre, ma uno dei peggiori sistemi elettorali possibili e immaginabili. Potenzialmente. Perché è anche un sistema che si presta ad un repertorio infinito di manipolazioni, operando sul premio di maggioranza, sulle dimensioni delle circoscrizioni, sul loro taglio, sulle norme elettorali di contorno, sulla soglia, sull’espressione di preferenze e soprattutto, che è il punto cruciale, sull’utilizzo dei resti e la ripartizione dei seggi in collegio unico nazionale.
Avendo insegnato sistemi elettorali per quasi trent’anni, so che l’argomento è fra i più oscuri. Spero infatti di poterci presto tornare sopra per chiarire meglio cosa abbiamo in gioco, anche rispondendo all’obiezione di Gallo sull’uninominale. Per il momento tuttavia, non si conosce ancora il testo concreto della proposta Renzusconi ed è dunque impossibile esprimere giudizi. Ma la partenza non è certo incoraggiante. Per quanto se ne sa oggi, potrebbe accadere che una forza che, col 30% dei voti, abbia ottenuto in sede primaria il 36% dei seggi, riscuota un premio di maggioranza del 15% dell’assemblea elettiva, conquistandone la maggioranza assoluta. E senza che alcun elettore abbia potuto scegliere il nome di alcun parlamentare. Non sarebbe una pietra tomabale sulla democrazia? Non succederà, ma può ben succedere qualcosa di simile. E il solo fatto che il destino stesso della democrazia dipenda oggi da un disegno opaco, il cui senso non può che sfuggire ai nove decimi degl’italiani, dovrebbe apparirci piuttosto inquietante.


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