lunedì 13 gennaio 2014

Perplimere no!

Senza pensarci tanto sopra, io avevo sempre pronunciato “i media”, piuttosto che “i miidia”, come vorrebbe la pronuncia inglese, in base alla semplice considerazione che la parola non è inglese ma latina.
Mi sono dovuto ricredere, ascoltando alla radio il simpatico Stefano Bartezzaghi, il quale argomentava sensatamente che l’espressione mass media, di cui “media” è un elisione, è inglese e non latina, sebbene dal latino derivata: se noi volessimo sostituire l’originale al derivato, dovremmo dire allora “i medium”, in base alla nota regola dell’italiano, che non esiste invece in inglese, per la quale le parole straniere entrate nell’uso comune si usano al singolare: che è la ragione per cui non diciamo “goals”, né “sports”, né “films”, tutte parolacce palesemente indifendibili. Posso aggiungere che se dicessimo “i medium”, tutti penserebbero che stiamo parlando di gente incline ad andare in trance e prendere in giro gli angeli, anziché di apparati poco angelici e inclini a mandarci in trance prendendo in giro la gente. Dunque ha ragione Bartezzaghi a pronunciare miidia ed ha invece torto quando, in virtù delle sue insopprimibili inclinazioni libertarie, conclude che ognuno pronunci come vuole, ma almeno lo lascino in pace.
Il che dimostra che Bartezzaghi non sempre ha ragione. Infatti c’è un’altra questione, meno fatale ma più divertente, su cui si fa cogliere in castagna. E’ una proposta audace, suggerita al bravo Stefano da quelle stesse inclinazioni libertarie. Si tratta di “perplimere”. E’ una parola che manca, sostiene. Se sono perplesso, ci dev’essere qualcosa che mi perplime, dato che, se sono depresso, ci sarà qualcosa che mi deprime e se si vuole che una cosa resti impressa, bisogna pure che qualcuno la imprima. Inoppugnabile, si direbbe. Il verbo manca.
L’unica cosa che mi perplimerebbe, se perplimere mi potesse, è come abbia fatto il sapiente Bartezzaghi a lasciarsi sfuggire che, mentre il latino depressus viene dal verbo deprimo, la voce perplexus non viene da un improbabile perplimo, ma da un più prevedibile *perplecto, che sebbene non attestato negli scritti a noi pervenuti, è dedotto da tutti i linguisti dall’esistenza del verbo plecto, che vuol dire sia bastonare che intrecciare: e, tanto per toglierci la curiosità, possiamo specificare che il perplesso non è confuso perché lo abbiano bastonato in testa, ma è uno che ha i pensieri aggrovigliati.
Dunque non aggrovigliamoceli anche noi: il verbo che manca non è perplimere, ma perplettere. Che infatti mi è capitato più volte di usare, senza suscitare, devo dire, particolari perplessità. Se dici “la cosa mi perplette”, tutti capiscono che cosa vuoi dire. “Perplettere”, insomma, non perplime più di tanto, mentre “perplimere” ci dovrebbe perplettere di più.
Vi sto forse perplimendo? E’ che la conclusione non mi fa tanto felice, perché perplimere era più carino,



2 commenti:

  1. perprimere o perplettere...quando si usa questo verbo, io penso che . debba usualmente usarsi un altro verbo da accompagnamento...(io sono perplesso, io posso restare perplesso, rimango perplesso, restiamo perplessi..etc) con un risultato uguale a ciò che si intende.
    Non posso comunque interloquire su questi argomenti con chi è sicuramente più capace di me. vincenzocacopardo.blogspot.com

    RispondiElimina