venerdì 22 luglio 2011

A proposito di Moloch - L’abbagliante fatiscenza del marxismo

Riporto in copia/incolla un recente dialogo via e-mail sulla natura di Moloch e sull’abbagliante fatiscenza del marxismo.

From: Lorenzo Dellacorte
To: fori-sociali@yahoogroups.com
Sent: Monday, July 11, 2011 1:59 PM
Subject: [pace] Bruttissimi presagi e memoria cortissima

L'amara "medicina" che la lobby finanziaria internazionale ha da tempo pronta per l'Italia e vorrebbe somministrare al popolo italiano sotto un gaulatier di centro-sinistra perchè sarebbe l'unico in grado di sterilizzare eventuali proteste e sollevamenti si sta avvicinando a grandi passi. Un bruttissimo presagio è la chiamata in Israele di Bersani (da anni i candidati alla conduzione politica dell'Italia sono controllati e convalidati dal regime di Israele a nome e per conto delle lobbies finanziarie a loro riconducibili), un atto di vassallaggio che umilia l'Italia, e pone il centro sinistra nel solco degli ultimi governi della ex-sinistra guerrafondai (il bombardiere D'Alema) e carnefici dei lavoratori come Prodi con l'introduzione dell'arma letale del precariato. Eppure tutto questo sembra dimenticato, una sottile e vana euforia spinge questo popolo verso i prossimi loro kapò, incapaci di fondare su se stessi una qualsiasi forma di alternativa democratica si fanno frustare e lapidare dai soliti aguzzini patentati avita, una volta di destra e una volta di sinistra. Eppure il "nemico" non è stato mai così chiaro e soprattutto così universale: la lobby finanziaria, risultato matematico del capitalismo e della caduta tendenziale del saggio del profitto, non risparmia nessuno pur di salvaguardare i suoi profitti, attraverso il debito ed i suoi strumenti di regolazione tiene in pugno gli stati e le loro classi politiche, decide la caduta o la permanenza di un politico od altro, aggredisce una nazione libera con ricole menzogne con le armi o la depreda come la Grecia dei suoi beni e dei redditi dei suoi cittadini! Ora investito ed addrestato da Israele torna in Italia il campione del precariato (era ministro del famigerato governo Prodi) e delle liberalizzazzioni. Il suo malefico programma lo ha già preannunciato insieme al ventriloquio Casini: questa finanziaria non è sufficiente, occorre liberalizzare, liberalizzare, una formula che noin serve nemmeno in ambito capitalista: accelera la concentrazione, aumenta la disoccupazione e la mortalità (basta vedere gli Stati Uniti, il loro modello) assimila l'umanità alla putrefazione lenta ed inesorabile del modo di produzione capiotalista.
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Da: Alberto Cacopardo
A: pace@peacelink.it
Inviato: Martedì 12 Luglio 2011 17:27
Oggetto: Re: [pace] Bruttissimi presagi e memoria cortissima

Caro Lorenzo,
vorrei farti presente che quando dici che la "lobby finanziaria" è "il risultato matematico del capitalismo" dici proprio quello che lorsignori ti vogliono sentir dire. Identificando con il "capitalismo" in quanto tale il diabolico sistema di transazioni finanziarie internazionali costruito ad arte dalla destra neoliberista del Washington Consensus, non fai altro che portar acqua al suo mulino. Agli occhi dei più, se l'unica alternativa è il crollo del capitalismo, vuol dire che alternative non ce ne sono. E così giustifichi Prodi, D'Alema, e tutta la cantante compagnia dell'eurosinistra succube del neoliberismo.
E' vero invece proprio il contrario: il neoliberismo non è affatto il risultato matematico del "capitalismo" (che è peraltro, oggi, un concetto parecchio vago), ma una sua particolarissima versione altamente patologica il cui superamento non può e non deve essere rinviato a chissà quale futuro soprassalto rivoluzionario.
Cordialmente, Alberto Cacopardo
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Il giorno 19 luglio 2011 13:52, Lorenzo Dellacorte ha scritto:

Caro Alberto, la "lobby finanziaria" è il risultato di un processo secolare di economia basata sul modo di produzione capitalistico che ha visto il crescente ciclico accumularsi di grandi capitali risultato della valorizzazione di quel plusvalore prodotto dallo sfruttamento del lavoro. Oggi questa "lobby", che rappresenta  una parte determinante di questi grandi capitali, per assicurare la loro integrità e garantire la loro redditività si è messa nelle condizioni di poter esercitare un controllo sulla finanza e sull'economia mondiali mediante propri rappresentanti nelle maggiori istaituzioni mondiali. Non si tratta di una cattiveria specifica di questi uomini che si trovano fortuitamente a rappresentare immense masse di capitale, se non ci fossero loro ce ne sarebbero altri, ma è il risultato storico di una accumulazione che giorno dopo giorno è prodotta dal sistema capitalista. Certo si potrebbe teoricamente, senza uscire dal sistema capitalista, svalorrizzare il capitale rappresentato dai derivati, dagli edge funds, dai futures di ogni tipo, consentendo all'attuale livello di produttività raggiunto dal lavoro di garantire quel plusvalore sufficiente a "remunerare" il capitale residuato da questa "tosatura". Ma ottenere questa tosatura è praticamente impegnativo quanto scardinare il modo di produzione capitalistico, salvo che per un fatto non secondario: per la "tosatura" del grande capitale finanziario si potrebbe ottenere una vasta alleanza comprensiva anche di "piccoli" capitalisti destinati oggi ad essere piano piano proletarizzati. Alternative non le vedo.
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From: Dante Bedini
To: pace@peacelink.it
Sent: Wednesday, July 20, 2011 6:00 PM
Subject: Re: [pace] Bruttissimi presagi e memoria cortissima

D'accordo in parte con la mail di Lorenzo, insisterei anche sul fatto che non si era mai vista una tale concentrazione di poteri nelle mani di pochi (stati, multinazionali, individualità). Ho avuto di sentire l'amico Giorgio Cremaschi in occasione della presentazione del suo libro (molto interessante) "Il regime dei padroni" editori Riuniti, ad una obiezione del tipo "tu stai descrivendo quello che il capitalismo ha sempre fatto" ha risposto più o meno così: "dobbiamo vedere anche i nuovi processi in atto, la sempre maggiore concentrazione di poteri, conseguenza della crescente finanziarizzazione ecc."
Sarebbe necessaria una "tosatura" dei superprofitti, ma non vedo chi oggi o in tempi brevi potrebbe farla... Certo non il regime che ci malgoverna da decenni e che neanche nell'ultimissima manovra finanziaria ha introdotto alcuna tassazione sulle transazioni finanziarie (tipo "Tobin tax"), l'evasione non va toccata, corruzione e affarismo nel nostro paese hanno libero sfogo...
L'unica possibilità che vedo è la presa di coscienza dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, degli 8 milioni di poveri (dati Istat), dei precari di ogni genere, soprattutto donne e giovani, dei ceti medi che si stanno proletarizzando (loro davvero, ne so qualcosa per esperienza diretta).
Che avvenga qualcosa di simile a quantpo avvenuto in tanti paesi dell?america Latina e di recente nell'Africa mediterranea e vicino oriente... E' un lavoro duro, di lunga lena, ma questa è la condizione perchè qualcosa possa (forse) cambiare; un lavoro da svolgere nel movimento sindacale, in organizzazioni politiche capaci di sottrarsi al teatrino della politica, in comitati di base ecc.
Salute tutt*
Dante Bedini
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From: Alberto Cacopardo
To: pace@peacelink.it
Sent: Thursday, July 21, 2011 6:59 PM
Subject: Re: [pace] Bruttissimi presagi e memoria cortissima

Poiché credo nella buona fede dei tanti che si ostinano a interpretare la realtà di oggi secondo le antiche e nobili categorie ereditate dall'Ottocento, mi sento in dovere di insistere.
Il capitalismo non sta per nulla facendo quello che ha sempre fatto. Siamo entrati in un'epoca completamente nuova, in cui la moneta ha cambiato radicalmente natura, è cambiata la circolazione della ricchezza, ha cambiato natura lo stato, è cambiata la produzione materiale e immateriale, sono cambiate le culture e sono cambiate le società.
In questo mondo radicalmente nuovo, le categorie marxiane di valore, plusvalore, profitto, interesse, rendita, guadagno, salario, lavoro, capitale e produzione non sono più utilizzabili per decifrare il divenire storico e vanno tutte riviste dalle fondamenta. La sinistra contemporanea ha disperato bisogno di un'operazione del tutto analoga a quella che fece Marx per la sua epoca: costruire un nuovo apparato interpretativo del sistema economico capace di decifrare la realtà e orientare il cambiamento. Ostinarci a riproporre vecchie formule è come caricare i carri armati con la lancia. Non si tratta di rinunciare a cambiare il mondo, ma adesso si tratta di capirlo.
A questo scopo, non credo che la concezione conflittuale dei rapporti economici che aveva Marx sia molto utile. Cambiare le cose non è interesse soltanto dei salariati, o dei precari o dei giovani o dei piccoli capitalisti, ma è un'operazione che si può fare nell'interesse di tutti, compresi quelli che credono di giovare a se stessi accumulando a danno di tutti gli altri patrimoni spropositati incapaci di renderli felici.
Chi è interessato, può trovare sul mio blog un piccolissimo contributo in questo senso, sotto forma di un frammento di analisi non convenzionale di questa crisi finanziaria.
Saluti a tutte e tutti,
Alberto Cacopardo
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Mi suggeriscono di aggiungere una cosa: la caduta tendenziale del saggio di profitto significa soltanto che adesso la ricchezza si produce da sola. Non è una disgrazia.



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