C’erano state raccolte di firme, proteste di cittadini, reazioni dell’opposizione e una grande indignazione sul web. E ieri l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha annunciato la marcia indietro sulla delibera 668 2010.
Il provvedimento con cui l’Agcom si autoattribuiva il potere di oscurare d’imperio qualsiasi pagina o sito in nome della tutela dei diritti d’autore (vedi info qui) è rinviato a data da destinarsi. Secondo il Corriere della Sera di oggi, mentre la Federazione italiana dell’industria musicale assicura che l’Agcom punta solo “a inibire le piattaforme web palesemente pirata, non i blog, i forum, i motori di ricerca o i siti personali”, l’opposizione teme che “col pretesto dei diritti d’autore su film, musica e opere d’ingegno, si possano oscurare siti politicamente ‘scomodi’ per la maggioranza”.
Il timore non è infondato, perché la censura è già in atto. Provate a visionare l'appello al voto referendario per i non udenti di Corrado Guzzanti, che aveva ricevuto oltre 200.000 visite su YouTube.
Troverete una cupa scritta a fondo nero che annuncia: “L'account YouTube associato al video è stato chiuso a causa di ripetute notifiche di violazione del copyright di terze parti presentate da diversi utenti, tra cui: RTI – RTI – RTI. Siamo spiacenti.”
I diversi utenti sono uno solo. Chi?
Rete Televisiva Italiana, la società di produzione televisiva per i canali Mediaset.
Post scriptum, 7 luglio 2011. Dopo l'annuncio di cui sopra, l'Agcom ha approvato ieri un testo provvisorio di delibera, sottoposto a consultazione per i prossimi 60 giorni, che avrebbe ammorbidito il provvedimento. Resterebbero esclusi dalla procedura i siti senza scopo di lucro, ci sarebbero esenzioni per il diritto di cronaca, di commento, di critica o discussione e per la riproduzione parziale che "non nuoccia alla valorizzazione commerciale". E' stata stralciata la parte riguardante i siti esteri come YouTube, che non potranno esser resi irragiungibili. L'Agcom assicura che la procedura "non limita la libertà di espressione e di informazione".
Intanto quella cupa scritta a fondo nero è sempre lì. Restiamo in attesa di vederla sparire.
20 luglio 2011. In occasione della convovazione del presidente Agcom Corrado Calabrò davanti alle commissioni parlamentari Beni culturali e Comunicazione, Avaaz ha lanciato oggi una seconda petizione contro il bavaglio a Internet.
Intanto la cupa scritta a fondo nero è sempre lì.
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