Mi dispiace per Avaaz. Hanno preso diverse iniziative altamente apprezzabili ed ho sottoscritto alcune delle loro petizioni. Ma adesso è la seconda volta in pochi mesi che vengo invitato a firmare un appello che è in pratica una chiamata alle armi.
In marzo hanno lanciato una petizione per una no-fly zone sulla Libia. Di lì a poco il Consiglio di Sicurezza ONU approvava una risoluzione altamente irrazionale, la 1973/2011, che autorizzava qualsiasi paese a scatenare contro la Libia una guerra aerea senza quartiere che infuria ancora oggi, trascinando il paese in una spirale di violenza e di guerra civile di cui non si vede la fine.
Adesso è la volta del Sudan. Sotto il titolo “Quando è troppo è troppo”, la petizione di Avaaz invita il Consiglio di Sicurezza a “intraprendere azioni decisive per fermare la pulizia etnica”, ivi compresi “tutti gli sforzi necessari per arrestare il presidente al-Bashir” e per “proteggere il popolo del Sudan”. Questo è il linguaggio della guerra. La petizione non esclude o condanna in alcun modo un eventuale intervento militare. Non è questo il modo per difendere i diritti umani e promuovere la causa della pace e della sicurezza nel mondo. Mi dispiace per Avaaz. Quando è troppo è troppo! Io non firmo questa chiamata alle armi.
Mi auguro che facciano lo stesso tutti quelli che hanno a cuore la pace.
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Salve,
RispondiEliminaho avuto il piacere di essere sua studentessa qualche anno fa quando insegnava antropologia politica alla specialistica in antropologia. Sono adesso una dottoranda di scienze della formazione, condivido molte delle sue iniziative di solidarieta. Mi piacerebbe aprire un blog di denuncia nei confronti della attuale situazione universitaria italiana. Cosa ne pensa?
Cara studentessa anonima, mi contatti pure su Facebook, o alla mail universitaria (nome.cognome) così si può discutere.
RispondiEliminaSalve. La studentessa anonima ha poi aperto quel blog? Potrei averne l'indirizzo?
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