Mentre tanti volenterosi in America e in giro per il mondo invocano la no fly zone sulla Libia, per una volta i vertici della Nato, del governo statunitense e del suo Ministero della Difesa, mostrano una più ragionevole prudenza davanti ad un’opzione che configurerebbe una vera e propria aggressione militare. L’ultima cosa di cui si sente il bisogno in questo difficilissimo momento è un’altra aggressione militare a guida americana contro un paese musulmano.
Per fortuna USA e NATO hanno messo in chiaro che non faranno una cosa del genere senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
E la risoluzione ONU, a quanto pare, non verrà, perché né la Russia né la Cina sembrano disposte ad autorizzare un ennesimo intervento americano. Per non dire della ferma presa di posizione in contrario di Brasile, India e Sudafrica, riuniti ieri a Nuova Delhi a livello di ministri degli Esteri. Il cosiddetto “realismo geopolitico” approda ad un’imbarazzante paralisi: impossibile restare a guardare, impossibile andare a intervenire.
Quello che stupisce è che tutti diano per scontato che se l’ONU decidesse un intervento, questo debba essere per forza sotto comando americano. Stupisce che l’opinione pubblica occidentale non venga mai informata direttamente sulle opinioni e posizioni russe e cinesi, ma se ne parli sempre per interposta persona, attraverso il governo americano. Stupisce che non si prenda nemmeno vagamente in considerazione la possibilità di applicare una buona volta lo statuto dell’ONU, piuttosto che vederlo perennemente stravolto dalla volontà delle potenze occidentali.
Il Capo VII dello Statuto ONU, quello che disciplina gli interventi militari in caso di “minaccia alla pace”, non prevede né “coalizioni di volenterosi”, né comandi di singoli paesi: prevede forze armate internazionali sotto comando della stessa ONU.
Forse se si pensasse a un intervento concordato, gestito e comandato congiuntamente dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, piuttosto che ai soliti atti di forza unilaterali, la posizione di Russia e Cina sul caso libico sarebbe diversa. Ma il mondo si è talmente abituato a veder fare strame del diritto internazionale, che l’ipotesi di applicarlo davvero non viene nemmeno presa in considerazione. E’ chiaro che mentre un intervento NATO, sia pure appoggiato da Lega Araba, Unione Africana o quant’altri, susciterebbe fortissima avversione in larga parte dell’opinione pubblica araba e musulmana, un’iniziativa conforme allo Statuto ONU sarebbe molto meno controversa.
Non so se questa soluzione, se anche fosse possibile, sia la migliore che si possa concepire. So che è un sintomo inquietante dell’illegalità che impera nei rapporti internazionali, il fatto che non se ne discuta nemmeno.
Se poi dovessi immaginare la soluzione più auspicabile, allora immaginerei una cosa impossibile. Immaginerei che il Consiglio di Sicurezza deliberi un intervento non armato: una massiccia, disciplinata, organizzatissima invasione di soldati senza armi che intimino la resa a Gheddafi. Con l’avvertenza che in caso di resistenza armata seguirebbe un massiccio intervento militare e con la clausola che l’unico obiettivo sia quello di organizzare subito elezioni libere, regolari, generali, in cui tutte le forze politiche, compreso il partito di Gheddafi, siano ammesse a partecipare.
Queste naturalmente, sono solo fantasie di un visionario. Ma quando succede, come in questo caso, che davanti a drammi di portata epocale, le realistiche opzioni dei “realisti” si dibattono in un vicolo cieco, certe fantasie visionarie possono acquistare un sapore di sensata sobrietà. Dopotutto, anche la pace perpetua fra Francia e Germania, anche l’abolizione della schiavitù, anche le donne magistrato, anche l’istruzione obbligatoria, anche la democrazia a suffragio universale, un tempo, erano solo fantasie di visionari.
Ciao Alberto, come al solito un'analisi senza ombre. Anch'io sono decisamente contrario all'intervento USA-NATO, anche perché le strutture sociali libiche - fatte di clan e confederazioni tribali arabe etnicamente e religiosamente omogenee fra loro, non molto diverse da quelle della penisola araba da cui in gran parte provengono (la Libia è territorio di colonizzazione millenaria dei beduini Banu HIlal) - non potrebbero in alcun modo recepirlo strutturalmente, al di là dei più recenti e contingenti fatti coloniali. È anche questo, peraltro, che rende la situazione libica così diversa dai casi egiziano e tunisino, e l'organizzazione e la coesione militare della rivolta ne è un segno molto evidente. Quanto alla tua idea di eserciti disarmati che marciano verso Tripoli, che dire, aggiungimi alla lista dei visionari.
RispondiEliminaE grazie, come sempre.
Stefano
caro Alberto, rispondo perché la cosa mi sta molto a cuore (come si vede da "NO alla no-fly zone" nel mio blog). Le tue considerazioni sul metodo del possibile intervento Usa mi trovano molto d'accordo, meno la tua proposta 'pacifista'. Effettivamente sembra che la gente sia AUTOMATICAMENTE condizionata a pensare e aspettarsi il 'copione' Usa secondo il passato, il che è ancora più avvilente e pericoloso. Per fortuna (o no) le cose stavolta sono come tu dici complicatissime e rischiosissime, e nemmeno la Nato sembra avventurarsi nell'impossibile "unilaterale" intervento. Forse da siciliano mi sgomenta una guerra mondiale proprio lì, ma comunque vorrei che ci fosse una qualche presa di distanza da parte di forze politiche consapevoli in Italia.
RispondiEliminaPuoi anche rispondermi sul mio blog..
ciao
Nicola