Travaglio ha ragione. Ha ragione quando dice, nel suo editoriale sul Fatto di sabato 12 marzo, che “cascano le braccia” a sentire Bersani dichiarare che con questa riforma della giustizia “per i cittadini non cambia nulla”.
Ha ragione a osservare che con questo si avvalora l’idea di un conflitto fra politica e toghe destinato a lasciarci indifferenti.
Ha ragione a osservare che con questo si avvalora l’idea di un conflitto fra politica e toghe destinato a lasciarci indifferenti.
E’ vero, è un po’ debole la sua argomentazione quando ci spiega che il problema per i cittadini è che “l’uomo della strada che subisce un torto da un potente perde ogni speranza di avere giustizia”. Avrebbe potuto notare che il potente potrà dissipare denaro pubblico a tutto spiano, mettere in croce impunemente i suoi avversari, commettere ogni sorta di frodi, malversazioni e cattiverie senza timore di venire punito, perché sarà lui a decidere quali processi e quali indagini si possono fare e quali no. E questo riguarda soltanto quell’“uomo della strada che subisce un torto”? Non riguarda forse tutti i cittadini che il potere sia al di sopra della legge?
Ma l’argomentazione è ancora più debole quando sostiene che l’unico scopo di tutta questa “riforma epocale” sia “creare un clima di guerra coi magistrati” per poter poi sostenere che se verrà condannato sarà solo per “vendetta delle toghe”. Questo clima di guerra c’è già da molti anni e questa risposta ad eventuali condanne era comunque del tutto scontata, dato che le toghe sono rosse e lui è troppo buono, come sempre diceva sua mamma. C’era bisogno di un macigno del genere per ripetere questa eterna litania?
Il guaio è che Travaglio, con tutti i suoi buoni propositi, anche davanti all’evidenza dei fatti, non riesce a concepire l’idea che Berlusconi abbia qualche intenzione che vada al di là della tutela di se stesso. Se questa riforma, come è evidente, non ha effetti diretti sui processi in corso, be’, allora deve averne di indiretti.
Che Berlusconi abbia un progetto politico preciso, che questo progetto sia più antico della sua “discesa in campo” e dei suoi processi, che esso stia alla radice di entrambe le cose, e che questa riforma sia un cardine portante di quel progetto politico, queste sono cose che, per chissà quale ragione, il bravo Marco, e tanti come lui, proprio non riescono a immaginare. E’ lo sbaglio che Travaglio si trascina nel bagaglio.
E’ un peccato. Un vero peccato. E una grande fortuna per Berlusconi.
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