mercoledì 9 marzo 2011

Via politica e non giudiziaria?

Sabato scorso Franceschini è tornato a proclamare per l’ennesima volta che il Partito Democratico intende “battere Berlusconi per via politica e non per via giudiziaria”.  E’ una formula che ci sentiamo ripetere con eroica ostinazione da oltre un decennio. Sarebbe ora che qualcuno ci spiegasse che cosa esattamente vuole dire.
Cosa significherebbe battere Berlusconi “per via giudiziaria”? Processarlo per i reati che ha commesso non è competenza del PD, ma della magistratura, che non ha il compito di “battere Berlusconi”, ma di applicare la legge e condannarlo alle sanzioni che questa prevede. Cosa mai potrebbe fare il PD se spavaldamente decidesse di “batterlo per via giudiziaria”? Intimare ai giudici di condannarlo e tradurlo alle patrie galere? Stipendiare qualche pubblico ministero perché aggiunga reati immaginari a quelli che non c’è bisogno di inventare? Eliminare Paolo Berlusconi, che la smetta di far da parafulmine al fratello?
Si percepisce invece piuttosto bene cosa significhi questo altero rifiuto della “via giudiziaria”: significa fingere che non abbia alcuna rilevanza politica il fatto che un capo di governo violi la legge, corrompa giudici, corrompa testimoni, ammassi fondi neri e ordisca frodi da centinaia di milioni, tutti fatti la cui verità storica è ormai acclarata, anche se non sempre ha coinciso con la verità processuale, che in questo paese assume talvolta sembianze altamente fantasiose.
Secondo la dirigenza del PD, questi non sono problemi politici, ma “problemi personali” di Berlusconi. Tanto è vero che l’argomento più spesso sbandierato di questi tempi è che questi suoi “problemi personali” gli impedirebbero di governare: una tesi piuttosto ridicola, continuamente smentita dai fatti.
Ma come si può sostenere che non si tratti di problemi politici? La politica è la sfera delle decisioni e dei problemi che riguardano tutti. Che queste decisioni siano prese da qualcuno che ha violato la legge che vincola tutti gli altri non è forse un problema politico? No, è un “problema personale”.
E il Partito Democratico non si occupa di problemi personali, si occupa di politica. E se ne occupa talmente bene che da qualche lustro si permette il lusso di ignorare il principale obiettivo politico di Berlusconi, che è quello di capovolgere l’assetto istituzionale e costituzionale di questo paese per instaurare un regime autocratico svincolato da ogni limite e ogni controllo. Come dimostra in modo inequivocabile il mostruoso pacchetto di “riforme” dell’ordinamento giudiziario messo in campo proprio in queste ore. Davanti al quale, invece di constatare lo stato di emergenza e chiamare alla mobilitazione generale, si discute se è il caso di negoziare.
Speriamo che, almeno questa volta, si faccia a meno di intavolare trattative. Almeno questo forse si può fare, senza tradire questa “via politica” dalla quale non si deve deragliare…

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