A titolo di addio ad
Enrico Letta, pubblichiamo con qualche giorno di ritardo un commento sulla sua
visita a Sochi per l’apertura delle Olimpiadi invernali.
Il boicottaggio soft delle olimpiadi di Sochi da parte degli
Stati Uniti e dei loro seguaci non ha nulla di quel nobile atto di difesa dei
diritti umani che vorrebbe sembrare.
Anzi, ha tutto l’aspetto di un atto di pura propaganda:
diretto solo a tenere alto il clima di ostilità verso un paese contro il quale
gli Stati Uniti stanno conducendo ormai da troppo tempo una pericolosissima
guerra fredda che non è nell’interesse né dell’Europa, né del mondo intero.
Davanti alle minacce che questo conflitto sotterraneo e
sordo può comportare per tutti noi, agitare come un vessillo la causa dei
diritti gay non può che apparire pretestuoso. Soprattutto se si considera
quanto siano ben più gravi le violazioni dei diritti umani compiute ancor oggi
da chi agita quel vessillo. Basterebbe un solo esempio: le tantissime vittime
innocenti dei droni che hanno imperversato per i cieli del Pakistan gridano
ancora giustizia davanti al tribunale dell’umanità. Al confronto di quelle
spietate condanne a morte decretate senza processo da un potere invisibile e
insindacabile, il problema dei diritti dei gay russi non può che impallidire.
Quali fra i tanti che tanto si sono agitati per condannare
la presenza a Sochi di Enrico Letta avrebbero il coraggio di boicottare delle
Olimpiadi tenute in America? Difendiamo i diritti dei gay, certamente, condanniamo
questo ed altri oltraggi alla libertà imputabili al governo russo, ma
facciamolo nelle sedi opportune e facendo a meno di tapparci occhi e orecchie
davanti ad altre violazioni anche più gravi commesse da chi pretende di ergersi
a giudice di tutti i governi del mondo.
Non ha fatto male Enrico Letta ad andare a Sochi. Anche se
la motivazione ufficiale che ha addotto è stata tutt’altro che pregevole. Si
trattava di sostenere la candidatura dell’Italia per le Olimpiadi del 2024? Ebbene
l’Italia non ha proprio nessun interesse a spendere una montagna di miliardi
per ospitare le Olimpiadi in casa propria. Non ne ha i mezzi oggi e non li avrà
nel 2024. Si preoccupi semmai, se c’è da spendere denaro pubblico, di alleviare
i dolori dei tantissimi che vivono in miseria per l’austerity. E guardi quant’è costata alla Grecia la prova di vano
orgoglio delle Olimpiadi del 2004.
Lasciamo perdere le fesserie. Letta sapeva benissimo che
quel che era in gioco a Sochi non erano i diritti dei gay, non erano le
Olimpiadi di Roma, ma quella stolta guerra sorda e sotterranea al cui mulino l’Italia
si deve rifiutare di portare acqua e vento di odio e di paura.
Il grigio Enrico Letta ha fatto bene, una volta tanto. Forse
potremo ricordare questo gesto come l’ultimo, debole e raro sprazzo di luce nel
tramonto di un governo nato male e che male si avvia alla sua fine.
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