Le schermaglie sul nuovo governo sembrano approdate ad un impasse. Grillo rifiuta a gran voce la fiducia ad un governo Bersani: difficile biasimarlo, era l’impegno esplicito con gli elettori.
Allo stesso tempo, propone il modello Sicilia: voto discriminato sui singoli provvedimenti. Il guaio è che è difficile votare provvedimenti senza un governo che li proponga. E il governo non può nascere senza fiducia.
La soluzione più semplice sarebbe l’astensione, prontamente ipotizzata da qualcuno. Un governo Bersani che nasca con l’astensione dei grillini e il voto contrario dei berlusconiani. Ma l’ipotesi è subito caduta davanti all’ostacolo del regolamento del Senato, che richiede la maggioranza dei partecipanti al voto, astenuti compresi. Per astenersi al Senato, occorre dunque abbandonare l’aula. Ma i berlusconiani hanno prontamente annunciato che, se i grillini lo facessero, abbandonerebbero l’aula anche loro, facendo mancare il numero legale.
Donde l’impasse. I grillini non possono votare a favore e non possono nemmeno astenersi: sono costretti comunque all’opposizione, a meno che non cambino idea. Di qui il gran clamore sollevato da tanti per convincere Grillo alla fiducia.
Curiosamente, sembra che nessuno abbia pensato ad una soluzione piuttosto semplice: cambiare il regolamento del Senato. Messi insieme, il M5S e la coalizione di Bersani superano largamente la maggioranza assoluta prescritta per questo dalla Costituzione. Basterebbe modificare l’art. 107 del regolamento per uniformarlo alle modalità di voto previste alla Camera dove, in base agli artt. 46 e 48 del regolamento, gli astenuti concorrono a formare il numero legale, ma non sono computati tra i votanti ai fini della maggioranza. Così la coalizione di Bersani batterebbe il voto contrario dei berlusconiani con o senza il voto favorevole di Monti.
E’ una soluzione su cui Grillo dovrebbe esprimersi. Non si tratterebbe di un’alleanza, ma di un voto appunto su un singolo provvedimento che consentirebbe di realizzare il suo proposito di riprodurre il modello Sicilia. Se rifiuta quest’ipotesi, a lui l’onere di giustificare il rifiuto.
E a lui, soprattutto, la responsabilità delle conseguenze.
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