Solo un giornale monello e malandrino come il Manifesto poteva permettersi, mercoledì scorso, di sbattere in prima pagina un argomento di cui, a quanto pare, è rigorosamente vietato parlare. Anche quando la notizia c’è ed è clamorosa. L’argomento è l’acquisto di novanta cacciabombardieri F-35.
E la notizia è che il generale Claudio Debertolis, segretario generale alla Difesa, ha annunciato che il costo di ogni aereo sarà più del doppio di quanto annunciato dal ministero lo scorso febbraio, quando il programma di acquisto fu ridotto dai 131 esemplari inizialmente previsti ad “appena” novanta. Dunque non 80 milioni di dollari ciascuno, ma oltre 160. Un totale di circa 15 miliardi di euro, una bazzecola dell’ordine di grandezza dell’uno per cento dell’intero debito pubblico, per il quale ci si chiede di versare lacrime e spargere sangue a tutto spiano.
Oltre 50 enti locali e oltre 600 associazioni hanno chiesto al governo di ripensarci, il consiglio regionale della Toscano ha approvato all’unanimità una mozione in questo senso, ma il governo tira avanti come se niente fosse. Perché il tema delle spese militari è un tabù di cui è rigorosamente vietato parlare sui grandi media, dunque sono ben pochi gli italiani che ne sono al corrente: tanto è vero che un paio di giorni fa ho sentito un presunto esperto (su una radio locale che non nomino perché di solito la rispetto) spiegare che in fondo gli F-35 costeranno meno di due miliardi in tutto.
Non bisogna parlarne. Altrimenti qualcuno potrebbe dire: ma cosa ce ne facciamo di questi aerei? V’immaginate uno stormo di novanta cacciabombardieri supertecnologici in volo tutti insieme? Cosa vanno a fare? Chi vanno a bombardare? Solo se è scoppiata una guerra mondiale si può concepire una cosa del genere.
Appunto. Naturalmente gli F-35 servono ad evitare una terza guerra mondiale, perché nessuno oserà mai attaccarci se siamo così ben difesi. Dunque vale la pena di spandere lacrime e sangue per proteggerci dai nostri minacciosissimi nemici come l’Iran o la Corea del Nord, che non pensano ad altro che a radere al suolo Milano e Roma. Dunque è bene che ci attrezziamo per radere al suolo Teheren, Pyong Yang, e, perché no, anche Mosca, Pechino, New Delhi e Brasilia, cosa che i nostri novanta F-35 sarebbero anche capaci di fare, se ben organizzati e attrezzati con appena una novantina delle tante bombe nucleari che ospitiamo segretamente (nessuno sa quante siano) sul nostro territorio nazionale.
Oppure no. Oppure forse ci sarebbe un altro modo meno costoso con cui noi, gli americani e tutti i loro alleati, ci potremmo proteggere dalla catastrofe: fare a meno di minacciare gli altri con i nostri spaventosi armamenti, fare a meno di crearci continuamente nemici da combattere, fare a meno di inventare continuamente nuovi strumenti di morte, fare a meno di seminare perennemente per il mondo insicurezza, violenza e paura.
E, se proprio non ci riusciamo, basterebbe constatare che siamo comunque molto, ma molto ben difesi, per deciderci a fare a meno di novanta cacciabombardieri F-35.
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