Ben Bernanke da Jackson Hole ci mette in guardia contro il fiscal cliff, e il commentatore italiano ci spiega che si tratta della “scogliera fiscale”. Scogliera fiscale? Una trappola della guardia di finanza dove s’incagliano le navi degli evasori? La barriera di tasse che fronteggia l’incauto che vuole mettersi in proprio?
Nulla di tutto ciò. Un cliff non è affatto una scogliera, checché ne dica qualche dizionario tratto in inganno dalle “bianche scogliere di Dover”, che in realtà non sono affatto scogliere, ma falesie a precipizio sul mare.
Un cliff è un precipizio, una parte a picco, un salto nella roccia, che sia sul mare o in mezzo alle montagne. E il cliff di cui parla Bernanke è la contrazione improvvisa imposta ad un sistema economico da una combinazione simultanea di tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse, come quella che scatterebbe a fine anno negli Stati Uniti in base alla legislazione vigente se il Congresso non farà qualcosa per impedirla.
Il fiscal cliff è insomma, per esempio, quello in cui è precipitata la Grecia.
Che Bernanke metta in guardia contro i suoi pericoli non è che l’ennesimo sintomo del tramonto del neoliberismo, l’ideologia che ha ispirato quella legislazione americana e che ha trascinato la Grecia alla rovina.
Anche se tipi come Jens Weidmann non sembrano accorgersene, tutto indica che il neoliberismo è avviato alla sua fine. Purtroppo non sappiamo se s’incaglierà miseramente in qualche imprevedibile scogliera o se rovinerà fragorosamente in un precipizio insieme a tutto l’apparato dei mercati finanziari globali che è stato la sua spaventosa creatura.
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