Una delle cose più brutte che abbia scritto Borges, che in verità di brutte ne ha scritte poche, è uno dei suoi “Frammenti di un vangelo apocrifo”: El que matare por la causa de la justicia, o por la causa que el cree justa, no tiene culpa, chi uccidesse per la causa della giustizia, o per la causa ch’egli crede giusta, non ha colpa.
Sono parole che giustificano qualsiasi guerra, perché chiunque conduce una guerra, crede di farlo nel nome della giustizia. Sono parole che giustificano la firma di Adolph Hitler in calce all’ordine dell’Olocausto, che autorizzano il delitto d’onore, la tempesta dell'11 settembre, l'assassinio di Gheddafi e di Saddam, che rendono sacra qualsiasi vendetta.
E non è un’attenuante che siano state scritte sotto la specie della letteratura: mettono in cielo l’Angelo del male, ma non hanno nulla della sua agghiacciante bellezza. Sono brutte come una menzogna della quale chi l’ha detta si vergogna.
E’ migliore poesia quella di Erasmo da Rotterdam, quando scrisse, quattro secoli prima, l’esatto contrario: “Nessuna pace è talmente ingiusta da non essere preferibile alla più giusta delle guerre”.
Per questo minuto dettaglio Erasmo biasima Borges, quel fabbro di altissima poesia, quando lo incrocia in mezzo agli asfodeli.
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