Formidabile batosta a Berlusconi. Vendicato il 14 dicembre. Punita la demonizzazione della magistratura. Altolà alla riforma costituzionale. Vendola si sublima e nasce il vendolismo. Il PD non è allo sbando. Bossi non giubila, Fini nemmeno e anche Grillo può servire a qualcosa.
16 maggio: è difficile sottrarsi a una certa sensazione di giubilo che si fa strada davanti a questi risultati. C’è il sentore che Berlusconi sia finito.
E’ inutile aspettare i ballottaggi per giudicare il peso politico di questa consultazione. Qualunque sia l’esito del secondo turno, l’effetto-bomba di questa prima tornata resterà incancellabile. Non ha esagerato Bersani, che è uno che non esagera mai, quando ha detto con aria molto sicura che, da domani, la situazione politica è cambiata e nulla sarà più come prima. Improvvisamente, le elezioni anticipate tornano ad essere una prospettiva possibile.
Veniamo da mesi in cui la spericolata operazione di riconquista della maggioranza parlamentare seguita al 14 dicembre aveva conferito a Berlusconi una posticcia aura di imbattibilità che pesava come una cappa di piombo sul paese, dove quella maggioranza non c’era.
Poi l’uomo ha compiuto quello che è stato forse lo sbaglio più grosso della sua vita, quando ha messo in gioco tutto se stesso e tutta la sua parte politica nelle elezioni di Milano. Lì la catastrofe non poteva essere peggiore: con circa otto punti di scarto a favore di un Pisapia così prossimo alla maggioranza assoluta, sarebbe davvero un miracolo se la Moratti prevalesse al ballottaggio. E a quel punto, sarebbe comunque un miracolo di poco peso. Di grande peso è invece il risultato personale del candidato consigliere Berlusconi, che è lontano anni luce dalle 53.000 preferenze che incautamente si era dato come obiettivo. Difficilmente potrà ancora ripetere come un disco rotto che gli italiani sono con lui. Gli italiani gli hanno dato un calcio in faccia.
Perché la catastrofe non è soltanto milanese, la disfatta è generale e pesantissima su tutti i fronti. La destra resta arrocata in patetiche ridotte come Treviso, Vercelli, Catanzaro, Campobasso, mentre il centro-sinistra le infligge distacchi siderali nella padanissima metropoli di Torino. Nella critica situazione di Napoli, dove tutto sembrava favorire l’opposizione alla giunta uscente, Lettieri non agguanta il 40% e la somma dei suoi due avversari lo supera di quasi dieci punti. E a Bologna, che sembrava contendibile, la contesa è risolta al primo turno.
Per di più una disfatta di questa portata, e questo è un aspetto tutt’altro che secondario, è destinata ad avere un impatto pesante sulla psiche del capo dei capi: il quale ha davvero un temperamento eroico, e tenterà certamente di reagire, ma ha anche un disperato bisogno di sentirsi amato. Finché riesce a illudere se stesso e il mondo di essere oggetto di una generale infatuazione proporzionata ai suoi immensi meriti, la sua commedia può reggere. Ma la verità che queste elezioni testimoniano è che Berlusconi è riuscito a farsi odiare assai più intensamente di quanto sia riuscito a farsi amare. Guardandosi allo specchio la mattina, vedrà la faccia di un uomo detestato. Davanti a questi numeri, il colpo inferto alla sua sconfinata vanità e al suo orgoglio smisurato può diventare difficile da sopportare.
Dunque c’è da sperare che il tramonto di questo mito impresentabile sia ormai a portata di mano. Gli altisonanti progetti di riforma costituzionale propugnati al culmine della campagna elettorale milanese sono stati sonoramente bocciati e si può sperare che l’intero capitolo costituzionale si eclissi dall’orizzonte di questa legislatura e finisca nell’armadio degli incubi evaporati.
Ma c’è dell’altro in questa vittoria. I risultati sono altamente positivi anche sul piano della ricomposizione di un’opposizione capace di vincere. Non è stata una vittoria del PD, e questo è positivo, perché è un grosso colpo all’ipotesi bipartitica e dimostra che senza alleanze non si va lontano. Ma è bene che il successo di Fassino compensi la messa in ombra del partito a Napoli e a Milano, perché in questo momento, piaccia o non piaccia, il PD è un punto di riferimento insostituibile.
E’ molto bene che De Magistris sia passato al ballottaggio a Napoli, perché dimostra che la gente non si è fatta infinocchiare dalla spasmodica demonizzazione del dipietrismo che ha imperato a martello in tutti i media, e soprattutto dalla demonizzazione berluscaniana della magistratura. Questo garantisce all’alleanza una componente significativa che stia a sentinella della legalità. Ed è altamente positivo che vinca a Milano un vendoliano, perché lascia sperare che cresca una componente di sinistra autentica, ma altamente ragionevole e attendibile come forza di governo. Il successo di Pisapia, e forse quello futuro di Cagliari, segnano un passaggio a qualcosa di nuovo anche su questo fronte. Con queste elezioni, in un certo senso, Vendola si sublima e nasce il vendolismo. Che può diventare un modo di pensare che non si esaurisca nell’epifania di un capo, ma, contrapponendosi anche in questo radicalmente al berlusconismo, rifiuti il mito della personalità e metta in primo piano le scelte di indirizzo politico, coinvolgendo una pluralità di soggetti e di leader che si riconoscono in un orientamento deciso, nitido e privo di ambiguità e tentennamenti. Anche una componente così fatta è indispensabile in uno schieramento che vinca.
Sull’altro fronte è altrettanto confortante il sostanziale insuccesso della Lega, che sperava di guadagnare dall’eventuale debolezza del capo e vede svanire, almeno per il momento, queste speranze. Il disappunto di Bossi non ci addolora.
Non so invece se sia molto positivo il sostanziale insuccesso del Terzo Polo e in particolare di Fini. Si poteva sperare che questa presenza servisse a sottrarre più voti alla destra, consentendo di immaginare un futuro in cui queste forze non estremiste possano diventare calamita per quell’elettorato moderato che, prima o poi, abbandonerà in massa l’estremismo para-fascista di Silvio Berlusconi.
Mi sento invece di giudicare del tutto positivo il discreto successo dei famigerati grillini, che, al di là delle esasperazoioni e degli strabismi, rappresentano un modo di sentire che deve essere ascoltato e non demonizzato. Perché additano un rischio reale, che è quello di una collusione generale fra élites politiche contrapposte, volta a tutela degli interessi di casta. E’ un rischio che in Italia si è già materializzato in varie forme. Questa presenza, soprattutto se diventerà un po’ più ragionevole e posata, può contribuire a scongiurarlo.
Oggi dunque ci sono tutte le ragioni di brindare. Da domani c’è da pensare al futuro. La strada è ancora lunga, e irta di pericoli.
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Allora...io credo che Grillo abbia un corto respiro storico e politico; seppure ne condivida la protesta ideale...preferisco Travaglio, senza ombra di dubbio. E non a caso lui non fa politica.
RispondiEliminaIl rischio del grillino è chiaramente fare il gioco dello "psico-nano", che stranamente... sbaglia a votare mostrando al mondo la scheda elettorale piegata male, ma come è maldestro lei!!! perchè non annullano quel voto e quella scheda? (per chi non sapesse vada a questo link : http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/05/15/foto/berlusconi_sbaglia_a_piegare_la_scheda-16292748/1/)
besos
Il nostro B. ha perso due volte. Primo perché la sconfitta è maturata in casa, nella 'sua' Milano, dove il radicamento del suo 'sentire' politico da 17 anni è stato fortissimo. Secondo perché B. ha condotto la campagna elettorale sul suo terreno preferito: radicalizzando gli slogan (la sinistra non si lava), attaccando le istituzioni tutte in modo da far risaltare il suo presunto essere non-politico, additando un nemico da battere (la magistratura, il Presidente della Repubblica, il comunismo). In altri momenti questa strategia è stata vincente e ha raccolto consensi. Questa volta è apparsa spuntata. Insomma, come per le squadre di calcio, perdere in casa è sconfitta avvilente. E per i giocatori di tennis, egualmente, perdere giocando i propri colpi migliori è segnale che deve preoccupare. Quanto al Pd, con tutti i suoi difetti si dimostra soggetto insostituibile in prospettiva dell'alternativa. A Milano il Pd ha funzionato come un lievito, un catalizzatore di processi di aggregazione tra componenti, che altrimenti non si sarebbero né incontrate né avrebbero cooperato.
RispondiEliminaGià, il PD ha dimostrato grande saggezza ad accettare il risultato delle primarie e ad appoggiare Pisapia senza riserve
RispondiEliminaSpero veramente che questi risultati elettorali provochino un sommovimento ai vertici del pd, che con questi rappresentanti politci, altrimenti, non andiamo da nessuna parte.
RispondiEliminaNon dimentichiamoci che sono stati i suoi vertici a "far fuori" sia De Magistris, che la Forleo. E questo dovrebbe far riflettere molto chi pensa che il pericolo sia rappresentato da Grillo o da Di Pietro.
Caro Alberto, condivido quanto hai scritto, anche se, almeno per il momento, giubilo con cautela.. ;)
Maria Paola
Maria Paola, che piacere! Mi sembra che questo risultato sia destinato a convincere perfino l'attuale dirigenza del PD a buttare finalmente a mare la favola dell'antiberlusconismo che non paga. Aver creduto lui stesso in questa favola è stata la rovina di Berlusconi, che in fin dei conti ha fatto di tutto perché pagasse. Queste elezioni sono una vittoria di quanti avevano riconosciuto la gravità della minaccia, costituita non solo da B., ma dal berlusconismo che ha seminato. Sotto un certo profilo, è la nemesi del vituperato antiberlusconismo.
RispondiEliminaSono d'accordo con la tua analisi, soprattutto con quanto scrivi, anche in quest'ultimo commento, sull'antiberlusconismo, che in effetti è termine ambivalente, indicando sia il fenomeno di critica della e difesa dalla persona di B. sia il più ampio discorso di rifiuto della cultura post-Milanodabere. Io mi confesso veramente stupito dal risultato di Milano. Incredulo, direi, se non fosse che ho voglia di ricordarmi (e far ricordare) che Milano ha una storia civile che va un pochino più indietro rispetto a Craxi, Pillitteri, Formentini e Silvio B. E se fosse una risposta locale di carattere sostanzialmente anti-mafioso? In fondo B. si è comportato proprio come un boss a Milano, infiltrandosi nella politica fino a farla sua, e il berlusconismo come tutti sanno è fenomeno legato proprio a quegli anni e a quei personaggi cui ho fatto cenno. Sarebbe il caso di riascoltare "Ma mi"...
RispondiEliminacome volevasi dimostrare ahimè!!! il grillo si schiera a favore di Berlusconi, è un dato oggettivo, secondo me. Non appoggiare Pisapia a Milano significa, che lo voglia o no lui stesso, fare il suo gioco. Spero nell'autonomia di pensiero e di spirito dei grillini. C'è qualcuno che ricorda la P2 anche per grillo...che ne pensate?
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