Domenica scorsa il nostro amato cavaliere è tornato ad annunciarci che "il 60 per cento degli italiani sta con Silvio Berlusconi". L'affermazione, ripetuta per l'ennesima volta, è tanto sorprendente quanto lo è il caparbio silenzio su questo punto dei suoi avversari, che, evidentemente, sono tanto convinti della sua verità che li si trova assai più spesso a dibattere il perché del fenomeno piuttosto che a metterlo in dubbio. Eppure il fenomeno non c'è.
Anzi, da tutti i sondaggi risulta l'esatto contrario. L'ultimo che ho visto è quello recentissimo di Mannheimer, che dà il partito di Berlusconi poco sopra il 26% . Sarà un sondaggista poco amico, ma non c'è nessun sondaggista che, oggi come oggi, oserebbe attribuire a quel partito molto di più del 30%. Questo significa che, oggi come oggi, circa il 70% degli italiani non sta con Silvio Berlusconi. Alcuni di questi, magari, stanno con qualcuno dei suoi alleati. Dunque forse si può immaginare che una maggioranza degli elettori sostenga il governo. Solo nella fantasia di Berlusconi questo coincide col sostenere la persona di Silvio Berlusconi, altrimenti non si capirebbe perché mai tanti sostenitori del governo si rifiutino caparbiamente di votare il suo partito.
Ma andiamo oltre. E' possibile che stia con i suoi alleati il 30% (e passa) che manca al conclamato sessanta? Su cosa si basa l'affermazione del nostro amato cavaliere? Nella fattispecie non lo sappiamo, poiché il personaggio si preoccupa raramente di citare le sue fonti. Ma possiamo sospettare che si tratti di uno dei tanti sondaggi da lui commissionati che pretendono di misurare appunto il consenso al governo.
Ora, i sondaggi sono una cosa seria e vanno analizzati scientificamente. Questo non è il luogo per una simile analisi. Possiamo tuttavia osservare che se il sondaggista chiede qualcosa come: "Preferite avere a capo del governo Silvio Berlusconi, Giorgio Panariello o Moto Moto?" non è sorprendente se il sessanta per cento risponde convinto: Silvio Berlusconi! Ma anche se solo il 42% dà questa risposta, mentre il 30% dice "Non so, non rispondo" e il 28% si divide equamente fra Panariello e Moto Moto, abbiamo comunque un sessanta per cento dei rispondenti a favore del valoroso cavaliere. Al quale tanto basterà sicuramente per proclamare che c'è una straripante maggioranza a suo favore.
I sondaggi sono una cosa seria e andrebbero dunque esaminati seriamente. Ma nel nostro caso, per fortuna, questo non è necessario, poiché ancor più seri dei sondaggi sono i risultati elettorali. I primi sono ipotesi, questi sono fatti.
E se esaminiamo i fatti senza paraocchi, constateremo che, dal 1994 fino ad oggi, in nessuna consultazione elettorale, politica, amministrativa o europea, l'insieme dei partiti schierati con Berlusconi ha mai raggiunto la maggioranza assoluta dei voti validi. Il risultato più prossimo è stato quello delle ultime politiche, quando, sommando fino all'ultimo dei partitini e partitastri più o meno berlusconeggianti, si raggiunge poco più del 49%. Questo significa indiscutibilmente che, non dico la maggioranza degli italiani, ma la maggioranza di quanti hanno validamente espresso un voto non è mai stata con Silvio Berlusconi. Se poi consideriamo le schede bianche e nulle, due terzi delle quali sono certamente un voto di protesta, questa maggioranza si allarga saldamente al di là del 50%. Anche se da molti anni, il Ministero degli Interni si prende regolarmente la libertà di non comunicare immediatamente ai media il dato dei voti invalidi (una pratica, sia detto per inciso, altamente esecrabile), questi sono in numero tutt'altro che trascurabile: alle elezioni del 2001 raggiunsero un picco del 9%, pari a diversi milioni.
Se poi aggiungiamo le astensioni di protesta, che ammontano certamente a qualche altro milione, concludiamo senza ombra di dubbio che una larga maggioranza di italiani non ha mai sostenuto in alcun modo, non dico Silvio Berlusconi, ma nemmeno la sua coalizione.
Questo dovrebbe bastare a dimostrare che c'è qualcosa che non torna nei sondaggi perennemente sbandierati dall'amato cavaliere, poiché sarebbe difficile spiegare come mai, da quindici anni, almeno il sessanta per cento sta con lui quando non c'è da votare, ma se ne dimentica quando si tratta di esprimersi.
Resta il fatto doloroso che, in virtù della fantasiosa ingegneria elettorale che da tempo imperversa nel nostro paese, non c'è più bisogno di avere con sé la maggioranza degli elettori (pardon, dei voti validi) per conquistare la maggioranza in parlamento. E' la logica del sistema "maggioritario", un termine che non esiste nella patria del plurality system uninominale, e che andrebbe più logicamente sostituito con "minoritario", poiché consente ad una minoranza di diventare maggioranza. Ma questa non è un'invenzione di Berlusconi.
Quello che resta da spiegare, in ogni caso, non è come mai Berlusconi abbia trascinato con sè il popolo italiano, ma l'esatto contrario: come mai costui non sia riuscito nell'impresa che probabilmente riuscì a Mussolini e sicuramente riuscì ad Adolph Hitler, quella di conquistare un consenso insormontabile. Considerato il formidabile apparato propagandistico messo in campo dal valoroso cavaliere, la sua formidabile disponibilità di mezzi finanziari, la formidabile concentrazione di potere caduta nelle sue mani e la formidabile inanità dei suoi avversari, è questo il fenomeno sorprendente, è questo quello che resta da spiegare.
Forse il fenomeno ha a che fare con le virtù del popolo italiano, forse con le virtù della nostra Costituzione. Forse ha a che fare con ciò che i padri della repubblica, usciti dalla Resistenza e dalla Guerra, trasmisero ai loro figli e ai loro nipoti: qualche ideale troppo alto e troppo nobile per cedere ad un Silvio Berlusconi.
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