Un altro passo verso la guerra aperta,
un'altra mossa verso il cataclisma.
L'espulsione di oltre cento diplomatici
russi annunciata dagli Stati Uniti seguiti da altri venti paesi,
quindici dei quali dell'Unione Europea, rappresenta, come ha
dichiarato esultante il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson
“la più grande espulsione collettiva di agenti dell'intelligence
russa della storia”.
E' una mossa evidentemente destinata a
portare alle stelle la tensione fra Russia e Occidente. Per
l'ambasciatore russo a Washington Anatolij Antonov, questo è il
colpo che “distruggerà quel poco che è rimasto dei legami fra
Russia e Stati Uniti”, riferisce Il
Sole 24ore.
Viviamo un momento in cui la
formidabile massa di armamenti accumulata dall'Occidente a ridosso
delle frontiere russe, a fronte della massa non meno formidabile
accumulata dalla Russia stessa, sta rischiando seriamente di
travolgere in una conflagrazione generale l'Occidente e il pianeta
intero. Davanti a questa spaventosa polveriera che aspetta solo la
sua miccia accesa, era proprio necessario un passo simile? E
soprattutto, era davvero giustificato?
Com'è noto, il passo è stato preso in
seguito alla decisione del governo britannico di ritenere la Russia
responsabile dell'attacco a Serghey Skripal, l'ex-agente russo
avvelenato con gas nervino insieme alla figlia Yulia il 4 marzo
scorso in Inghilterra.
Due considerazioni si impongono:
1) I nostri ordinamenti occidentali
prevedono, davanti ad un reato, una serie di complesse procedure per
le quali la parte accusatrice e l'accusato hanno il diritto e il
dovere di comparire davanti ad un certo sacerdote della giustizia
chiamato giudice, autonomo da entrambi e dal governo,
il quale, spesso addobbato in solenni abiti cerimoniali, deve
valutare attentamente le ragioni di entrambi, pesare prove e indizi
secondo rigorose norme procedurali e pronunciare infine una sentenza,
contro la quale si potrà ricorrere con procedimenti che possono
durare vari anni prima di arrivare a un verdetto definitivo fino al
quale nessuno può essere ritenuto colpevole. Tutte queste complesse
procedure vengono applicate rigorosamente anche a casi assai meno
gravi di un tentato omicidio: perché sono ritenute indispensabili
per ottenere una decisione che sia conforme a giustizia ed equità.
E' il
principio del due process of law,
inventato proprio in Gran Bretagna, che costituisce un pilastro
essenziale del sistema dei diritti costituzionali negli stati
democratici, il quale si fonda innanzitutto sul concetto che “la
responsabilità penale è personale”, come recita l'art. 27 della
nostra Costituzione. Formula un po' oscura che significa che solo una
precisa persona fisica, un individuo in carne e ossa, può essere
accusato di un reato. E non un'organizzazione, un ente, un qualunque
soggetto impersonale.
Ebbene,
cosa abbiamo in questo caso? Non è stato ancora nemmeno sospettato
alcun individuo preciso. Il legittimo procedimento penale è appena
alle fasi iniziali. Non c'è, per ammissione dello stesso governo
britannico, alcuna traccia di prove certe. Eppure abbiamo un governo,
non un giudice, che dichiara colpevole del delitto un altro governo,
non un individuo, ed applica contro di esso una sanzione di grande
rilevanza giuridica e politica, una sanzione che mette a repentaglio
la sicurezza e la pace di tutto un continente, in barba al principio
della responsabilità personale, in barba al principio dell'equo
processo, in barba ai fondamenti stessi dei nostri democratici
ordinamenti. E abbiamo altri venti paesi che ne seguono l'esempio,
sotto la luminosa guida degli Stati Uniti di quel pagliaccio matto di
Donald Trump.
Dobbiamo
ritenere che questi paesi abbiano valutato attentamente, a nostra
insaputa, gli elementi disponibili a carico dei russi? Ebbene no. Non
hanno valutato proprio niente. Hanno solo deciso di essere solidali
con la Gran Bretagna, che ha ritenuto “altamente probabile” il
coinvolgimento della Russia. Il presidente del Consiglio UE Donald
Tusk ha creduto di apportare l'argomento decisivo e incontrovertibile
quando ha dichiarato solennemente ieri che “non ci sono altre
spiegazioni possibili”, al di fuori del coinvolgimento russo. E qui
veniamo al secondo punto.
2) Non
ci sono altre spiegazioni possibili? Beninteso, per quanto ne
sappiamo, è perfettamente possibile che una responsabilità del
governo russo ci sia. E' falso, tuttavia, che non ci siano altre
spiegazioni possibili. Stiamo parlando di servizi segreti. Viviamo in
un paese in cui elementi dei servizi segreti non hanno esitato ad
architettare stragi che hanno ucciso dozzine e dozzine di persone
allo scopo di addebitarne la responsabilità a chi ritenevano
avversari politici. L'arte di commettere misfatti per poi accusarne
chi si vuole colpire è un'arte che è stata largamente praticata dai
servizi segreti di molti paesi. Per esempio, sembra “altamente
probabile” che alcuni attacchi al gas nervino in Siria siano stati
compiuti dai ribelli sotto la guida di servizi stranieri allo scopo
di addebitarli ad Assad. E i “casi dubbi” di questo genere non
sono pochi.
Guardando
le cose con il dovuto distacco, non si può certo escludere a priori
che un qualche elemento di qualche servizio ostile alla Russia abbia
architettato questo delitto proprio allo scopo di addebitarglielo. E'
una pura ipotesi, ovviamente. Ma, allo stato attuale delle cose, è
un'ipotesi almeno altrettanto plausibile dell'altra. Anzi forse
appena un pochino di più: perché, mentre non è tanto chiaro che
interesse potesse avere la Russia ad eliminare un personaggio che non
era certamente più in grado nuocere, l'eventuale interesse opposto è
più che chiaro. E, purtroppo, la grande fretta con cui si è
proceduto a trarre sommarie conclusioni ed imporre inflessibili
sanzioni non contribuisce certo a dissipare ogni sospetto.
Dunque
qualche altra spiegazione è, per lo meno, “possibile”. E
certamente sarebbe stato assai meglio aspettare evidenze più certe
prima di fare passi così gravi.
E'
quello che, stando alle indiscrezioni dello Huffington
Post, sembra pensare il governo italiano. Il quale, a quanto pare, “ha
fatto resistenza, riuscendo a stoppare l'iniziativa anglo-tedesca,
ben vista dall'altra parte dell'Oceano" diretta ad inasprire le
sanzioni contro la Russia. Secondo fonti della Farnesina l'Italia ha
ceduto obtorto collo alle
pressioni degli alleati. Salvini e Meloni, da parte loro, erano
subito insorti contro il provvedimento di espulsione. Ma secondo
queste fonti non sono certo i soli ad essere scontenti. “C'è
una visione "trasversale" comune alle maggiori forze
politiche italiane: ognuna con le proprie motivazioni e accenti, il
Movimento 5 Stelle, la Lega di Salvini, il Pd e Forza Italia
convergono nel ritenere la Russia un interlocutore che non può e non
deve essere messo all'angolo”.
Che si possa sperare, per una volta,
che il nostro paese si faccia davvero promotore di pace?
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