Sulla Repubblica di lunedì scorso, Ilvo Diamanti ha
pubblicato un sondaggio Demos & Pi sulle opinioni degli italiani riguardo
al valore della Costituzione e alle riforme istituzionali. Spicca un dato: il
73% si dichiara favorevole all’elezione diretta del presidente della
repubblica.
Dunque che posizione dovrebbe avere questo presidente dalla
sacra unzione? Forse quella del presidente attuale? Impossibile. Come tutti
dovrebbero sapere, l’attuale capo dello stato è concepito come una figura super partes, guardiano dei principi e
delle regole del gioco. Ma un presidente eletto dal popolo non può che essere
designato dall’elettore in base ai suoi orientamenti politici, dunque è
destinato per definizione ad essere una figura di parte. Se si fosse chiesto
agli intervistati “Volete un capo dello stato che sia schierato per una parte in
campo o che sia arbitro al di sopra delle parti?”, non è difficile immaginare
una consistente maggioranza che si sarebbe espressa per la seconda ipotesi. Dunque
la risposta degli intervistati a quella domanda o è contradditoria o è
indecifrabile, poiché nulla ci consente di immaginare cosa potesse avere in
mente l’occasionale interlocutore telefonico al di là delle due ipotesi di cui
sopra.
Ma non è colpa dell’interlocutore: è la domanda che è
perfettamente stolida.
E il peggio è che l’operazione non è semplicemente inutile. E’
altamente dannosa. Perché, nell’attuale clima di bricolage costituzionale a mosca cieca (“quel riformismo episodico
e sussultorio che ci ha condotti dentro a questa singolare Repubblica
preterintenzionale” che Diamanti giustamente deprecava nel suo articolo), questo
genere di sondaggi può farci credere che una schiacciante maggioranza degli
italiani sarebbe favorevole, per esempio, all’elezione diretta del capo dello
stato lasciando inalterato l’attuale dettato costituzionale sui suoi poteri.
Ma si dà il caso che quei poteri, nella Costituzione del ’48,
siano stati derivati direttamente dai poteri del re nello statuto albertino e,
più o meno come quelli, siano disegnati senza alcuna preoccupazione di segnarne
i limiti. Stando alla lettera della Costituzione, ci ritroveremmo con un
presidente che, forte del suo mandato popolare, potrebbe sciogliere le camere a
suo piacimento, paralizzare le funzioni normative del governo rifiutandosi di
autorizzare la presentazione dei disegni di legge e di emanare i decreti e i
regolamenti, monopolizzare l’alta politica estera minacciando il rifiuto di
ratificare i trattati, condizionare pesantemente la sovranità del parlamento
col veto sospensivo, insomma diventare di gran lunga il centro di potere più
forte di tutto l’apparato costituzionale: e tutto questo nell’interesse della
sua parte politica. E’ questo che vuole quel 73% degli italiani? Speriamo proprio
di no.
Vedi l’articolo di Ilvo Diamanti con le tabelle del
sondaggio Demos & Pi
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