lunedì 23 luglio 2012

Girando per la Grecia, non si vedono tedeschi.

Girando una decina di giorni per quel paese sfortunato e bellissimo che è la Grecia, ho notato tre cambiamenti rispetto all’anno scorso:

1) Circa nove ristoranti su dieci non mi hanno dato ricevuta fiscale. L’anno scorso quasi tutti. L’Iva è al 23%, per non dire del resto. Fra le passioni degli economisti neoliberisti, c’è uno sgorbietto che si chiama la curva di Laffer, dal quale risulta che quando la pressione fiscale diventa insopportabile, le entrate tributarie, invece di aumentare, diminuiscono. Evidentemente gli illuminati economisti del Fondo Monetario Internazionale si ricordano della curva di Laffer solo quando si tratta di tagliare le tasse ai ricchi. Alla Grecia il concetto non si applica, anzi pretendono di andar lì a insegnare come fare ad impedire l’evasione. Si fossero preoccupati di non ridurre i greci alla miseria, forse ci sarebbe meno bisogno dei loro illuminati insegnamenti.

2) Due alberghi su tre mi hanno rifiutato qualsiasi carta di credito. Prendono solo contanti. L’anno scorso le accettavano tutti. Dato che il default dello stato è ormai scontato, è difficile pensare che le banche si salvino. Il livello dei depositi è crollato verticalmente e c’è da chiedersi come mai c’è ancora qualcuno che si fida a tenere soldi in banca. Dev’essere l’Fmi che lo consiglia.

3) L’anno scorso c’erano tanti tedeschi. Quest’anno, in tutto il tempo del mio soggiorno, ho incontrato un sacco di francesi, di inglesi e di italiani, oltre a svedesi, americani, spagnoli, canadesi, sudafricani, australiani. Ma non un solo tedesco, finché non sono arrivato a Delfi, ai piedi del tempio di Apollo, dove ho incrociato una truppa di una quarantina di persone con una guida che parlava tedesco. Non mi sono informato: forse erano austriaci, o svizzeri. Anch’io, fossi tedesco, mi farei qualche remora a mettere piede in Grecia. Se il governo di Berlino è così convinto che tutti i greci, specie se poveri e del tutto innocenti, debbano pagare per le malefatte dei loro governi, non vedo perché i greci non dovrebbero tenere tutti i tedeschi responsabili per le cattiverie del governo che hanno. Da noi c’è ancora chi crede davvero che i guai che stiamo passando siano la conseguenza ineluttabile delle colpe del nostro passato, o che tutto questo faccia parte della logica necessaria del mercato, o che il problema sia la crescita che latita o, che so, l'"indecisione" dell'Europa. In Grecia un po’ meno.
Da quelle parti sono in tanti ad aver concluso che la Germania sta facendo una guerra alla Grecia, alla Spagna e all’Italia. “Once Nazi, Nazi forever”, mi disse l’anno scorso una manifestante di piazza Sintagma ad Atene. La signora Merkel farebbe bene a capire che continuando di questo passo, ostinandosi ad impedire tutte le misura necessarie che nulla in realtà costerebbero ai suoi concittadini, facendo credere che la Germania sia in pericolo quando in realtà si sta arricchendo a nostre spese, tessendo con implacabile caparbia questa trama d’inganno e di rapina, finirà per dilapidare tutto quel che di buono aveva fatto il suo paese per dimenticare e far dimenticare il nazismo. Se non si decide a cambiare strada, finirà per fare in modo che tutti gli europei che hanno un cervello e un cuore tornino a detestare la sua patria.
Da molti anni amavo e rispettavo la Germania quasi quanto, in un tempo ormai lontano, avevo amato e rispettato gli Stati Uniti d’America. Adesso sono qui col cuore in gola, ad aspettare: aspetto che la parte migliore di quel paese si svegli finalmente e seppellisca sotto un’ondata di indignazione la cattiveria e la cecità della sua parte peggiore, che sta causando tutto questo danno. E che i tedeschi possano tornare a circolare a cuor leggero nel paese di Pericle e di Omero.


2 commenti:

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  2. La vedo proprio dura, Alberto, che la "parte migliore di quel paese" si ribelli alla Merkel o a chi per lei. Non riesco purtroppo a immaginarlo, imbevuti come sono ormai di un rinnovato e preoccupante disprezzo per il Sud e per l'Est. Stanno ritornando i Franchi, oggi si chiamano Occidente Democratico. Guarda la Siria: sul sito della BBC oggi è comparsa un'immagine con uomini in mimetica, barbuti e armati, in trionfo sopra un carro armato apparentemente catturato all'esercito siriano ad Aleppo e poi bruciato. Ecco la Libia che si ripropone, stesse scene, stesso teatro di gente in posa per i fotografi stile Iwo Jima, non se ne esce. Lo schema è nauseante nella sua ripetitività, e fa decisamente paura. Bande composte da non si sa chi e armate non si sa da chi, con non si sa quale programma, che uccidono non si sa perché e non si sa chi, che parlano senza reticenze di 19000 morti in un anno (diciannovemila, di cui quasi la metà militari dell'esercito regolare siriano, cioè in gran parte cittadini siriani uccisi nello svolgimento del servizio di leva), sono a quanto pare l'avanguardia dell'Occidente Democratico nel Vicino Oriente. Pare che un mansueto garantista di nome Mahdi al-Harati sia tra i capi di questa fiorita Primavera; qui si può leggere il suo curriculum pieno di fioretti nel campo dei diritti umani:
    http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/7710-lesercito-siriano-libero-e-comandato-dal-governatore-militare-di-tripoli.html

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