Questo blog ha insistito testardamente fin dall’agosto 2011 su un aspetto cruciale nell’evoluzione della crisi finanziaria in corso: il rifiuto della BCE, istigato dalla Bundesbank e da vari potentati tedeschi, di annunciare acquisti illimitati di titoli di stato sul mercato secondario (vedi qui).
Non possiamo che apprezzare, pertanto, il fatto che François Hollande, candidato socialista alla presidenza francese, abbia scelto ieri di chiudere proprio su questo punto la sua campagna per il primo turno, dichiarando testualmente:
“La Banca centrale europea ha due modi per sostenere la crescita. Il primo è quello di abbassare i tassi d’interesse, quindi dovrà andare in quella direzione. Il secondo è quello di prestare denaro direttamente agli stati, piuttosto che passare attraverso il sostegno alle banche. […] Sarebbe più giudizioso, più efficace, più rapido che la BCE diventi prestatore di ultima istanza.” Non meno consolante è constatare che lo stesso Sarkozy si è dovuto allineare su questo punto alla posizione di Hollande.
La quale si spinge addirittura al di là di quanto abbiamo sempre sostenuto, per auspicare acquisti diretti all’atto di emissione dei titoli, mentre basterebbero semplicemente quelle operazioni illimitate sul mercato secondario che i trattati in vigore non vietano.
Questo sarebbe il vero firewall, non certo il traballante fondo salva stati, né gli stanziamenti annunciati ieri dal Fondo monetario, che ha faticato ad ottenere dai Bric (Brasile, Russia, India e Cina messi insieme) l’irrisoria promessa di 70 miliardi, cifra che la Bce potrebbe impiegare senza batter ciglio in una sola settimana. Così si alzerebbe una vera parete antincendio, anziché gli sbarramenti di paglia compressa di cui oggi si discute. Così si punterebbe all’unico vero tallone di Achille nel colossale attacco in corso sui mercati finanziari.
Se la Francia prendesse davvero una posizione decisa in questo senso, tramonterebbe finalmente il disgraziato asse Merkozy e verrebbe allo scoperto la guerra sotterranea che è in corso fra chi vuole la rovina dell’Italia e chi si batterà per evitarla.
Ma sia chiaro che non sarebbe comunque questa la soluzione definitiva della crisi. Alzare pareti non basta: il vero problema è spegnere l’incendio. E questo non si ottiene con la “crescita”, né con l’integrazione fiscale dell’Europa. Si otterrà soltanto dando nuove regole ai mercati finanziari, che sono diventati la minaccia più temibile che incombe sull’economia del mondo intero.
Qualche indicazione interessante su chi e perché si oppone strenuamente all’urgente intervento dei pompieri si trova oggi su Il Sole 24Ore a firma di Alessandro Plateroti, sotto il titolo “La grande beffa delle regole”. Vale la pena di dare un’occhiata.
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