In tutta la storia dell’uomo, non solo la storia dell’Occidente, ma in tutta la storia scritta e non scritta dell’intero pianeta, i sistemi politici umani hanno oscillato fra due poli opposti: il modello paterno e il modello fraterno del potere.
Il modello paterno è quello di tutte le autocrazie, dai dispotismi arcaici, ai chiefdoms polinesiani, alle monarchie assolute europee, alle dittature novecentesche: tratta gli umani come bambini cattivi che hanno bisogno di un padre più capace di loro che li guidi, li ispiri e li comandi.
Il modello fraterno è quello di tutte le democrazie: dalle democrazie tribali egualitarie dell’Africa, dell’America precolombiana, delle periferie pastorali e montane del Medio Oriente, a quelle della Grecia classica, dei comuni medievali, dell’età contemporanea. Pretende di trattare gli umani come esseri adulti, liberi e uguali, capaci di negoziare fra loro le regole che li guidino e capaci di fare a meno di un padrone.
Questo è il tema dell'ultimo libro che ho scritto e che, prima o poi, mi deciderò a pubblicare. Si chiama: "Chi ha inventato la democrazia?"
Ebbene, la storia dell’Italia unita è nata sotto il segno del modello fraterno abbozzato dalle rivoluzioni liberali e portato a compimento nella Costituzione repubblicana. Il fascismo è stato una provvisoria riemergenza del modello paterno. Il berlusconismo ha rinnovato il tentativo, in chiave più subdola e più grottesca. Chi ha creduto in Berlusconi e nella sua pretesa di ispirarci, di guidarci e comandarci, lo ha fatto, per lo più senza rendersene conto, con lo stesso animo di chi a suo tempo credette nel cavalier Benito Mussolini. Auguriamoci che questo spirito sia destinato a tramontare per sempre.
Auguriamoci che la sinistra faccia a meno di scimmiottare il modello paterno, trastullandosi pateticamente con maldestri tentativi di imitazione. Che disdegni, disprezzi ed irrida chi ci invita a sciamare sotto l’egida di un capo che ci ispiri, ci guidi e ci salvi dal male. Che sia fedele alla sua più intima vocazione: e faccia del modello fraterno il suo orgoglio, la sua forza e la sua irriducibile bandiera.
Aspetto la pubblicazione del libro professore, che tutte le volte che provo a spiegarlo a qualcuno sento che mi manca qualche elemento.
RispondiEliminaGrazie dei contributi!
Francesca