Con data di oggi 14 novembre, il Dr. Giorgio Garofalo, Responsabile Igiene Pubblica Zona Firenze della ASL Toscana Centro, mi invia una mail di posta certificata con cui si prescrive a mia figlia Sofia Gianna, anni tredici e terza media, di mettersi in quarantena fino al 13 novembre. Ieri. Oggi Sofia deve mettersi in quarantena fino a ieri.
Ho tentato di farla adempiere, ma non c'è stato verso, sostiene che ieri è passato.
Allora ho pensato di farlo sapere al Dr. Garofalo e gli ho scritto.
Purtroppo c'è poco da ridere, in casi così c'è chi rischia la vita.
Gentile Dr. Garofalo,
ricevo in
data di oggi 14.11.2020 per posta certificata la missiva qui
allegata, da Lei personalmente firmata (a mezzo stampa "secondo
l’articolo 3 del D.lgs 39/1993 e l’articolo 3bis, comma 4 bis del
Codice dell’amministrazione digitale"), e datata oggi
14.11.2020, in cui si prescrive a mia figlia Sofia Gianna, causa
contatto con caso Covid-19, di restare in quarantena fino al
13.11.2020, cioè fino a ieri.
Premetto che capisco bene,
mi creda, in quali enormi difficoltà debba trovarsi il Suo Ufficio
in questa drammatica emergenza e non desidero pertanto alimentare
inutili polemiche, ma non posso fare a meno di interpellarLa
per:
1) chiederle se, nel firmare questo atto stamani,
non Le sia sorto il dubbio che esso fosse, oltre che perfettamente
inutile nel merito, radicalmente nullo per inesistenza
sia della causa che del contenuto, dato che è impossibile che mia
figlia si metta oggi in quarantena fino a ieri;
2)
osservare che l'unico effetto giuridico e pratico dell'atto è quello
di certificare l'inadempienza del Suo Ufficio ai propri doveri
istituzionali, la quale sarà forse stata dolorosamente inevitabile,
lo comprendo, ma non era indispensabile da certificare;
3)
informarla che mia figlia e buona parte dei suoi compagni di classe,
non avendo ricevuto alcuna indicazione o comunicazione nè dal
Suo Ufficio né dalla scuola, e non essendo state sospese le lezioni,
hanno continuato a ottemperare all'obbligo di frequentarle
fino al giorno 10 novembre, mettendo se stessi e le proprie famiglie
a serio rischio di contagio, poiché solo il giorno 11 è
intervenuta la sospensione delle lezioni;
4) rilevare che,
dopo che la scuola era stata informata della positività il giorno 6,
la presidenza della scuola ha dichiarato che non intendeva
fornire alcuna indicazione nè prendere alcuna iniziativa fino
all'intervento del Suo Ufficio, lasciando le famiglie nel più
totale disorientamento, anche in presenza di indicazioni
contrastanti da parte dei vari medici di base;
5) osservare
che quest'insieme di circostanze avrebbe potuto essere causa diretta
di conseguenze gravi, e anche fatali, in particolare per i
membri anziani delle famiglie;
6) chiederLe se non Le
sembra che in tale disgraziata eventualità le responsabilità
istituzionali da Lei testé certificate assumerebbero rilevanza
penale;
Ma, mettendo da parte ogni recriminazione e
nell'auspicio che conseguenze non ve ne siano, desidero soprattutto
richiamare la sua attenzione sul fatto che questo caso, come avrà
notato, è tutt'altro che unico o raro. La esorterei vivamente,
pertanto, in vista di una futura, sperata, ripresa delle lezioni, a
ricercare soluzioni per evitare di mettere a rischio vite umane.
Forse, per esempio, il Suo Ufficio potrebbe invitare le
scuole, in presenza di positività con contatti, ad applicare
direttamente i protocolli esistenti disponendo la quarantena, o,
quanto meno invitarle, applicando il buon senso, a raccomandare
alle famiglie di tenere i figli a casa, giustificandone d'ufficio
l'assenza.
Certe volte, mi creda, il buon senso salva
vite.
Con i migliori saluti,
Alberto Cacopardo
Sono allibita, esterrefatta, basita, sbalordita, sbigottita, inorridita, ammutolita e...indignata oltre misura. Anche nella classe della mia nipotina Beatrice, per ben due volte ci sono stati casi di covid19, ma il Preside ha immediatamente disposto la quarantena e persino il tampone obbligatorio prima del rientro in classe degli alunni (per decisione dell'ASL). Non mi è nemmeno piaciuta la risposta del dirigente che, per altro, con pessimo gusto ti appella Sig. Cacopardo, e non certo perchè io tenga ai titoli, lo sai, ma se tu lo chiami dottore, eleganza di stile vorrebbe usasse lo stesso termine professionale. Ma sai cos'è? Il buon senso è ormai diventato, e da parecchio, assai cattivo.
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