sabato 9 giugno 2018

Ultime notizie dal Medio Oriente


“Allora Ciro, avendo compreso che Creso era uomo caro agli dei e buono, lo fece scendere dalla pira e gli chiese: 'Creso, quale degli uomini ti condusse a muovere in armi contro la mia terra e a farti mio nemico invece che mio amico?' E quello rispose: 'O re, questo io feci per la tua fortuna e per la mia disgrazia; ma colpevole di questo fu il dio degli Elleni, che mi spinse alla guerra. Poiché nessuno è tanto privo di senno da preferire la guerra alla pace: ché in questa i figli seppelliscono i genitori, in quella i genitori i figli'”
Erodoto, Storie, 1, 89, 2-4 (trad. Augusta Izzo D'Accinni, Sansoni Editore, Milano, 1993)


“L'etnocentrismo non è altro che una forma collettiva di una simile philautia: un amore di sé gregario, condiviso e altisonante. Per Erodoto, questo atteggiamento è universale, ma sembra particolarmente cocciuto, secondo lui, fra i persiani. Essi misurano l'inferiorità degli altri popoli in proporzione alla loro distanza da se stessi, i migliori di tutti. [...]
I persiani sono grandi in tante cose, riconosce, ma fanno un grosso errore: sono tremendamente etnocentrici, e non viaggiano. Offrono un estremo esempio di autocompiaciuta immobilità. Questo risulta fatale quando quei presunti inferiori diventano nemici. Allora i pregiudizi culturali si traducono in scadente intelligenza militare. Dario non riesce a concepire le tattiche di guerriglia di popoli in costante movimento, come gli Sciti, quei nomadi che lo eluderanno. E Serse prende i greci sottogamba.”
Giulia Sissa, “Democracy: a Persian Invention?” Mètis. Anthropologie des mondes grecs anciens. N. S. 10, 2012 (trad. Alberto Cacopardo)

Parliamo di Lidi, di Elleni, di Persiani. E di americani, allevati a credersi i migliori di tutti, che viaggiano ma non imparano altre lingue, che affogano nei pregiudizi culturali, che, per scarsa intelligenza militare, hanno preso sottogamba i libici, gli afghani e gli iracheni. Ma che, a differenza di Ciro, non tirarono Bin Laden giù dal rogo per chiedergli perché gli era nemico. 
Certo, non avrebbero avuto risposte altrettanto sagge: ma forse non meno interessanti.

P. S. Beninteso, parlare di “americani” è una vaga approssimazione, come Erodoto che parlava di “persiani”. Gli americani sono molti milioni, che comprendono gente geniale, poliglotti viaggiatori, eccellenti operai, anime belle di tutte le specie, perfino politici ben intenzionati e ottime cuoche che davanti a Trump si vergognano di essere americane. Ma forse è più che altro una metonimia: perché, checché ne dicano certi antropologi, esiste una cosa chiamata “cultura”.


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