sabato 8 aprile 2017

Tortura impunita, Costituzione tradita

Il reato di tortura non è legge, ma pochi sanno che è Costituzione.
Sei delle 65 vittime delle incredibili violenze di Bolzaneto in occasione del G8 di Genova del luglio 2001 hanno accettato il risarcimento di 45.000 Euro offerto dallo stato italiano e sono uscite dal processo in corso presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Le altre 59 vittime hanno rifiutato: vogliono arrivare ad una nuova sentenza che, dopo quella di due anni fa, torni ad imporre all'Italia l'adozione di una legge sulla tortura.

Molti hanno ricordato in questa occasione che, dopo la precedente sentenza, una legge in materia fu discussa in parlamento, ma alla fine fu archiviato con un nulla di fatto anche il morbidissimo testo nato da un vergognoso compromesso che non configurava la tortura come reato specifico delle forze di polizia, ma solo come un illecito generico, rendendo la norma praticamente superflua rispetto alle già esistenti disposizioni del codice penale. Un testo che per di più non attribuiva al reato di tortura il carattere di crimine contro l'umanità che lo avrebbe reso imprescrittibile, ma lo lasciava soggetto all'ordinaria disciplina della prescrizione grazie alla quale diversi responsabili degli orrori di Bolzaneto e della Diaz sono sfuggiti alla condanna.
Molti hanno sottolineato con una certa indignazione che già la precedente senteza di Strasburgo imponeva entrambe le cose. Ma, curiosamente, nessuno sembra ricordare che una legge sulla tortura come specifico reato di polizia ci è imposta in realtà, assai prima che dalla corte europea, dalla nostra carta costituzionale.
Il comma 4 dell'art. 13 recita infatti limpidissimamente: “E' punita ogni violenza fisica o morale sulle persone comunque sottoposte a misure di restrizione della libertà personale”.
Non è una disposizione relegata in qualche oscuro angolino della carta. E' nel primo articolo della Parte Prima, quello che disciplina l'habeas corpus, il più antico e fondamentale dei diritti civili. Un articolo interamente diretto a tutelare tutti, cittadini o stranieri che siano, contro gli eventuali abusi delle forze di polizia e non contro i misfatti di qualche criminale.
Quel quarto comma fu intensamente discusso nella sottocommissione della Costituente che finì per approvarne il testo. Su impulso dei vari membri che avevano subito di persona le violenze della polizia fascista, fra cui lo stesso Palmiro Togliatti, fu approvato nella forma più ampia, più radicale e più esplicita, contro tutti i tentativi di quanti proposero di limitarne la portata ai casi di effettiva detenzione, o di violenza fisica grave e così via.
Fu una grande vittoria della libertà. E' molto triste che, a settant'anni di distanza, quella vittoria sia ancora tradita.




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