mercoledì 9 novembre 2016

Trump ha vinto – breve cronaca di una notte da incubo

h. 4:34 – E' notte fonda. La contesa si era aperta con notizie di grande afflusso in Florida, che avevano fatto gioire i democratici, perché da quello stato dipendono in buona parte le sorti di queste elezioni. Ma adesso la gioia sta svanendo. Trump sta vincendo dappertutto. Ha preso l'Ohio, che era cruciale, ha quasi certamente vinto in Florida, che era essenziale, è avanti in North Carolina, in Georgia, in New Hampshire, in tutti i swinging states, perfino in Michigan e in Wisconsin che sembravano in tasca ai democratici.

h. 4:40 - Arriva solo adesso la certezza della vittoria di Clinton in Virginia, che doveva essere scontata.
I futures del Dow Jones crollano di 600 punti: Wall Street non è contenta. Sta succedendo qualcosa di inverosimile:
4:50 – Il Colorado a Clinton. E' in bilico ancora la Pennsylvania, con lei in vantaggio di un soffio.
5:00 – La California a Clinton, come da tabella. In sospeso Washington e Oregon, che erano in tasca ai democratici.
5:05 – La Borsa di Tokyo perde 4 punti e mezzo, Hong Kong più di 2. Ancora in sospeso Wisconsin e Michigan che, chi l'avrebbe mai detto, sono diventati gli stati cruciali: se Hillary perde quelli non ha più speranze. Il destino del mondo si decide, guarda un po' in Wayne County, chi l'aveva mai sentita nominare?
5:10 – Annuncio fatale: Trump conquista il North Carolina. Il secondo swinging state che cade a suo favore. Con questo la strada di Hillary è tutta in salita. Salita ripida. Un muro.
5:25 – L'Oregon a Clinton. Almeno quello. Ci mancava pure che andasse a Trump l'Oregon, la Terra del Futuro Luminoso! Intanto però Trump ha preso anche la Florida e a questo punto i giochi sembano fatti. Fra poco arriverà la certezza: Trump il prossimo presidente.
5:32 – Fox annuncia che Trump ha preso il Wisconsin. Altri 10 voti. Trump ha vinto. Non c'è più niente da fare.
5:33 – Fox: Trump ha preso anche l'Iowa.
6:02 – Il crollo dei futures su Dow, Nasdaq e S&P è il più forte dall'undici settembre. Sta succedendo qualcosa di inverosimile: un pagliaccio presidente del mondo, un pagliaccio padrone del più potente apparato militare della storia del mondo.
6:10 – Anche la Cnn, più cauta di Fox, assegna l'Iowa a Trump.
6:15 – Trump ha 244 voti certi, Clinton 209. Ma adesso Trump è in vantaggio in tutti gli stati che restano, Nevada, Arizona, Michigan, Minnesota, per un soffio perfino in Pennsylvania, manca solo, e di poco, il Maine. Anche nel voto popolare, col 75% scrutinato, Trump è in vantaggio di due milioni di voti. A questo punto ci vorrebbe un miracolo.
Basta, Trump ha vinto, è ora di ammetterlo, non c'è niente da fare.
Ebbene, la cosa non mi stupisce più di tanto. Ho visto l'Inghilterra, ho visto l'Austria, ho visto che si pensa in Ungheria. L'America è da tempo un paese malato, profondamente malato, un paese in cui prevalgono pensieri perduti sulla strada sbagliata, sentimenti privi di luce e di qualsiasi forma di nobiltà. E questo paese continua a credere di poter essere d'esempio al mondo intero, un mondo che l'America è incapace di capire, ma che pretende di guidare e dominare. Questa nottata dimostra quanto questo paese è diviso. Certo c'è ancora e ci sarà in futuro, un volto bello dell'America, quello che ha prodotto i suoi sogni e le sue opere migliori. Ma questo volto angelico è da tempo in rotta: non è certo Hillary che lo rappresenta, era stato semmai il grande Bernie Sanders. Ma Sanders ha perso, non davanti al tribunale del futuro, ma solo davanti alla macchina infernale dell'establishment politico americano, uno fra i più insensati e sgangherati del mondo.
Sono settimane che vado dicendo che quasi quasi è meglio se vince Trump. Che vinca la parte peggiore, così forse il resto del mondo, e l'Europa e l'Italia innanzitutto, smetteranno di prendere per oro colato tutte le cattiverie e le idiozie che provengono da Washington. A Washington ci sarà finalmente il pagliaccio che l'America peggiore si merita. E siccome il mondo intero non si merita una guida simile, si può sperare che smetta di servirla.
Del resto, quanto a politica estera, sarà difficile a questo Donaldo fare di peggio della cara Hillary, erede, e talvolta responsabile diretta, di tutte le cattiverie che ha fatto l'America da oltre vent'anni a questa parte: dalla guerra del Golfo a quella del Kossovo, a quelle d'Iraq, di Libia, di Siria, portatrice dell'eterna pretesa di comandare al mondo intero come fosse un diritto divino.
Bene, forse con Trump questo diritto divino evaporerà fra i fumi delle sue maleolenti fantasie, forse la peggior parte dell'America vedrà liquefarsi il suo prestigio nel mondo e finirà per liquefarsi in casa propria lasciando finalmente respirare il meglio del paese di Walt Whitman, il cui canto tornerà a echeggiare nelle menti di una nuova gioventù.
6: 54 – I future sul Dow perdono 800 punti. Auguriamoci che sia l'inizio di una fine.




3 commenti:

  1. caro Alberto, si piuttosto che stare nell'orrore di questa novità stiamo nella fiducia che -una volta toccato il fondo- si risale! Lucia

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  2. E c'è da augurarsi anche che la vittoria di Trump serva di lezione al partito democratico USA. Dovrebbe cominciare a chiedersi se l'esito non sarebbe stato diverso se, pittosto che allo scimmiottamento scolorito dell'ideologia repubblicana rappresentato da Hillary, avesse fatto appello al cuore profondo dell'America democratica: quella del Free Speech Movement di Berkeley, del movimento per i ditti civili di Martin Luther King, e della grande ondata pacifista che si oppose alla guerra in Vietnam; quella cantata da Woody Guthrie, da Pete Seeger, da Joan Baez e dal giovane Dylan; quella a cui da decenni da voce Noam Chomsky e che è riemersa di recente nel movimento Occupy Wall Streeet e negli scritti di David Graber. I dem USA farebbero bene a chiedersi, in altre parole, cosa sarebbe successo se a un Trump che faceva appello alla pancia dell'America conservatrice e razzista avessero opposto un Sanders che parlava al cuore vivo e vero dell'America democratica e libertaria.
    Augusto

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