giovedì 1 marzo 2012

Due Italie in Val di Susa? Una bravura da non buttar via.

Il ragazzo ventottenne di Giaveno in val Sangone che si è messo a insultare quel carabiniere e dirgli varie cose molto odiose ha commesso un reato penale, ha fatto una cattiveria e ha dimostrato una certa misura di idiozia. Il carabiniere è stato abbastanza bravo: “uso a obbedir tacendo”, ha rispettato gli ordini e ha taciuto. Anche gli ordini erano savi: non reagire a provocazioni.
Meno savi sono stati certi commenti che si vanno sentendo in giro su questo piccolo episodio.
Per esempio i richiami a Pasolini: dato che Marco Bruno non è certo un figlio di papà, né quel bravo carabiniere un soggetto più bisognoso di lui.
Meno savia ancora quella favola, somministrata alla grande dai media, delle due Italie che si fronteggiano, una quella rappresentata dai carabinieri, buoni e bravi per definizione, l’altra quella dei “violenti”, brutti e cattivi per vocazione.
Quest'ultimo è un discorso poco savio per due ragioni.
Primo perché non è savio questo uso indiscriminato del concetto di “violenza” che oggi è così diffuso tanto a destra quanto a sinistra. Non condivido la ben intenzionata retorica di chi mette sullo stesso piano la “violenza” economica dei mercati finanziari, delle imprese che licenziano o mettono i bambini a lavorare, e la violenza fisica dei signori della guerra che uccidono a migliaia gli esseri umani. Come non condivido quell’altra retorica che mette sullo stesso piano il manifestante che grida insulti e l’altro che lancia la molotov o la pietra da due chili e mezzo sullo schieramento della polizia.
La violenza fisica è l’oltraggio ultimo, perché è oltraggio alla vita, è oltraggio a quel sacro tempio della vita che è il corpo di ogni essere umano. Chi crede davvero nella nonviolenza deve adoperarsi perché la specie umana compia finalmente quel primo grande passo verso una nuova condizione evolutiva che è opporre un inviolabile tabù contro qualsiasi forma di aggressione al corpo umano. Tutto il resto viene dopo.
Dunque quel ragazzo di Giaveno in Val Sangone non ha commesso, almeno in questa occasione, un atto di autentica violenza. Ha commesso una cattiveria e un’idiozia, che sono due cose diverse. La cattiveria è una colpa, e qualsiasi movimento popolare che aspiri a essere giusto deve essere capace di purificarsi dalla cattiveria. E’ una cattiveria gratuita insultare un carabiniere che non può reagire e che non è colpevole di fare quel mestiere, dato che, in qualsiasi società umana, ci vuole, purtroppo, qualcuno che lo faccia. L’idiozia invece non è una colpa, ma un limite naturale, solitamente incolpevole. Qualunque movimento popolare che aspiri ad essere efficace dovrebbe liberarsi dall’idiozia. Dunque, per esempio, è un’idiozia andare a bloccare un’autostrada facendo arrabbiare a morte tutti quelli che devono passare e che bisognerebbe invece guadagnare alla propria causa. Mentre non è un’idiozia andare a bloccare i treni carichi di armi dirette in Iraq che viaggiano di notte su linee secondarie, come fu fatto nel 2003.
La cattiveria è una cosa, l’idiozia un’altra cosa, e la violenza è un’altra cosa ancora. Qualsiasi movimento popolare che voglia essere giusto ed efficace le dovrebbe rifuggire tutte e tre, ma soprattutto dovrebbe aborrire la violenza.

Ma c’è dell’altro. Quell’altisonante discorso delle due Italie è poco savio per un’altra ragione: perché fa presumere, infondatamente, che quell’Italia brava e buona, l’Italia in divisa, non sia mai per definizione responsabile né di cattiverie, né di idiozie, né di violenze contrarie alla legge.
Questo, purtroppo, non è vero. Tutti sanno o dovrebbero sapere, per esempio, che la pratica di picchiare persone in stato di fermo o di arresto non è rarissima fra le “forze dell’ordine” di questo paese, pur essendo solennemente vietata dalla legge e dalla Costituzione, che al quinto comma dell’art. 13 categoricamente afferma: “E’ punita ogni violenza fisica o morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. Tutti dovrebbero sapere che ogni tanto qualcuno muore di botte per mano di questa o quella polizia, mentre nessuno sa quante persone in stato di arresto o di fermo subiscano “violenze morali” non dissimili da quella inflitta da Marco Bruno a quel bravo carabiniere.
Io stesso posso testimoniare di aver assistito, un bel giorno alle otto di mattina, alle prodezze di un poliziotto di guardia davanti ad una Questura, che imprecava esclamando “Dio albanese!”, davanti a una folla di innocui cittadini di paesi più o meno lontani, colpevoli solo di accalcarsi davanti all’ingresso dopo aver aspettato anche due ore, al freddo e al gelo, nella fila davanti all’edificio. E io ho sentito con le mie orecchie quel poliziotto non tanto bravo dire a quei cittadini di altri paesi: “Che animali che siete!”
La cosa è piuttosto grave, perché non è capitata una volta in un’occasionale incontro fra un tipo un po’ seccato e un servitore dello stato, ma capita, ahimé, tutti i giorni in tanti uffici dello stato italiano, ad opera di tanti servitori dello stato.
Dunque non ci sono due Italie, una di carabinieri buoni e bravi e un’altra di manifestanti cattivi e un poco scemi. C’è un’Italia che non è né violenta, né cattiva e nemmeno tanto idiota, che vorrebbe uno Stato che si adoperi davvero per proteggerci contro la cattiveria e la violenza, anche, e forse soprattutto, quando capita che la covi nel suo seno. Se c’è un’altra Italia, non è la migliore.
Confidiamo che quest’ultima non si abbia ad esercitare contro Marco Bruno, ora che è “sottoposto a restrizioni di libertà”. Dovesse capitare, tutta la bravura di quel carabiniere venticinquenne di Oristano sarebbe stata buttata via.


3 commenti:

  1. No, scusa Alberto, forse non abbiamo visto lo stesso video, ma il ragazzo che parlava al carabiniere a me non sembra abbia detto chissà che di offensivo, e la mancata reazione del carabiniere mi pare un fatto più che ovvio in un paese civile. Durante gli scontri di piazza a Tehran nel 1999, a cui ho assistito personalmente, la polizia in divisa (non le squadracce di barbuti, ovviamente) non reagiva a provocazioni ben più gravi. Tanto meno mi pare che all'"eroico carabiniere" vadano tributati encomi solenni, come annuncia trionfale nientemeno che il tg3! E che è? Ma è così difficile rendersi conto che, se volessero, i contestatori della Val di Susa potrebbero fare ben di peggio, di fronte a un potere così autoritario? Ci siamo già dimenticati che sono anni che quella gente subisce il sopruso della grande alleanza Stato-Finanzcapitalismo? Non ci rendiamo conto che hanno contro TUTTI i mezzi d'informazione, tg3 compreso? Io ho visto il video su youtube, dove ho letto anche i commenti: le offese si sprecano, ma non contro il povero carabiniere, bensì contro il maleducato ragazzo, "che non ha mai fatto un cazzo in vita sua", "con quella barbetta da centro sociale", "drogato", "comunista sfigato", eccetera eccetera. Evviva la democrazia tecnica.

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  2. Ebbene sì, forse non abbiamo visto lo stesso video, perché io ho visto degli spezzoni, credo proprio al TG3, in cui le offese di Marco Bruno erano davvero piuttosto pesanti e del tutto gratuite. Ma resta il fatto che Marco non ha travalicato i limiti della nonviolenza e quel carabiniere, in quella precisa circostanza, nemmeno. E posso aggiungere che anche quelli che il giorno dopo si sono limitati a sgonfiare le ruote della macchina dei giornalisti autori dello scoop, senza tagliarle e senza prendere a sprangate i finestrini, potevano forse risparmiarsela, ma hanno dimostrato un certo buon senso e forse non meritavano il coro di insulti che hanno avuto. E allo stesso tempo insisto sul fatto che quando le polizie si comportano benino, come hanno fatto varie volte in Val di Susa, è anche giusto riconoscerlo, senza bisogno di chiamare eroismo la pura e semplice ragionevolezza.
    Resto in attesa di sapere come è stato trattato Marco Bruno dopo l'arresto. Mi informerò.

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  3. Io ho sentito solo cose come "sei una pecorella" e ironie sull'Arma e sulla virilità del carabiniere, può darsi che mi sia perduto le parole più pesanti. Qualunque cosa abbia detto il ragazzo, bisogna però rendersi conto di che cosa significa per chi vive in quel territorio essere posti sotto assedio militare da parte dello Stato, che impone un'ennesima opera devastante con la violenza del sopruso e con il solo scopo di seguire scellerate dinamiche di investimento, e che negli anni passati non ha fatto certo mancare le manganellate e il terrore, che non si dimenticano facilmente. Il fatto che un poliziotto non abbia reagito in quelle circostanze mi pare semplicemente ovvio, non solo perché ci sono le telecamere, ma anche perché la tensione è alta e i poliziotti in tenuta antisommossa hanno ordini precisi che non sono quelli della normale amministrazione urbana: basta andare a vedere una partita allo stadio per accorgersi che ogni domenica poliziotti e carabinieri sono oggetto di offese ben più gravi, senza che questi reagiscano. A un livello più alto, direi che il governo Monti ha scelto la linea del silenzio e dello stile imperiale britannico: voi protestate pure, noi le cose le facciamo comunque, e paternalisticamente vi spieghiamo che è meglio per tutti. Il male fatto con la faccia pulita e i dovuti modi, insomma, un male sobrio. Mi domando quale via di protesta efficace rimanga a chi giustamente vi si oppone, se tutti i partiti e i media alla fine si allineano.

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