venerdì 7 giugno 2013

Aurora Fatta della Fratta incontra per caso un poeta

Arrivare una volta a notte alta
a una spiaggia sulla riva del Mar Rosso
vasta, selvaggia e sola

e udire solamente
l’infaticabile voce del mare
sotto l’argento eterno della luna
e vedere in lontananza un fuoco acceso
sul confine fra acqua terra ed aria
bivacco a cielo aperto di qualcuno
sotto l’urlo silenzioso delle stelle
fitte come un tappeto di diamanti
ai piedi di un sultano immaginario:
e scalza nella sabbia andare avanti
lungo la sponda verso il fuoco ardente
per mancanza di un’altra direzione
con le vene trepidanti di emozione
per l’indomita bellezza delle cose
e vedere che al fuoco sta seduto
un uomo solo che ti dà le spalle
e andando avanti piano
le caviglie bagnate alla risacca
arrivare vicino quanto basta
a sentire al di sopra del frastuono
eterno e placido dell’acqua nera
che l’uomo sta suonando una chitarra
e cantando da solo. E’ primavera.

E sentire e riconoscere la voce
e capire con stordita meraviglia
che Leonard è il nome di quell’uomo
e Cohen il suo cognome e sta cantando:
you were not there before
when I lay upon a mountain
and my father’s hand was trembling
with the beauty of the world.
E’ la storia d’Isacco e di suo padre
di un comando disceso da quel cielo
dove ardono astri a milioni
un lamento che parla del Potere
delle forze che muovono gli eserciti
e dell’impeto sordo dell’amore.

Adesso il cielo è in fiamme. Stai a sedere
le mani nella sabbia, fermo il cuore
come adesso è fermo il vento, fermo il mare.
A te è toccato in sorte di ascoltare
questo canto solitario di un poeta
trafitto dalla gloria e dal dolore
illuminato, disperato e quieto.
Tanto basta. Ti ha toccata la magia.
Non ti ha vista né sentita, ti puoi alzare
pulirti dalla sabbia, andare via.


In questi versi è l’eco di un evento realmente accaduto, negli anni Settanta a Sharm el Sheikh, quando la spiaggia era deserta e sola ed il Sinai occupato da Israele.




3 commenti:

  1. Lei prof deve avere una tale ricchezza di immagini, luoghi, esperienze e ricordi dentro di sé che non riesco a capire come possa sopportare la banalità e a volte il poco rispetto a cui si è volontariamente soggiogato nel fare il professore, e per giunta il professore al Giotto Ulivi!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La banalità non è mai nelle cose, my dear lady, è sempre e soltanto nella mente. Se tu ti senti insignificante e vuoto, tutto ti apparirà grigio e banale. Ma al mondo in verità non c'è nulla che sia insignificante, nulla che di per sé sia grigio e vuoto: l'infinito è nel palmo di una mano, disse Blake, ogni goccia d'acqua echeggia l'immensità dell'universo ed ogni sghignazzata di uno studente incline all'idiozia echeggia i drammi della storia umana e i suoi portenti.

      Elimina
  2. Non ho parole per ringraziarti dell'importante contributo ad una esperienza molto significativa della mia vita. Only you can understand my feelings, thank you, my lifelong friend!
    Poesia meravigliosa, come meraviglioso e geniale sei tu..... sono commossa
    Aurora Fatta

    RispondiElimina