martedì 3 maggio 2011

Bin Laden è morto e c’è poco da rallegrarsi

Bin Laden è morto. Non era certo un innocente. Dobbiamo scoppiare di gioia, come tutta quella gente che si è riversata per strada in America?
Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, ci ha ammonito che “di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai”. E in effetti non c’è bisogno di essere cristiani per percepire qualcosa di vagamente inumano in tutta quella corale allegria.
Ma ci sono parecchie altre ragioni per non provare particolare soddisfazione.
Non è solo il fatto che, come tutti hanno osservato, la scomparsa di Osama non riduce in alcun modo il rischio di attentati, anzi semmai lo aggrava.
Ci sono molte altre ombre in questa vicenda. Il Pentagono ha fatto sapere che la sua uccisione era l’obiettivo programmato dell’incursione dei Navy Seals ad Abbottabad. Dunque non si è trattato di un errore. Si è trattato di una sentenza di morte eseguita senza processo.
Come mai esprimono tanta soddisfazione così tanti personaggi, a partire da Berlusconi, che si sono sempre detti contrari alla pena di morte? Non si accorgono che di questo si tratta? O era un’eccezione indispensabile? Era proprio necessario uccidere Bin Laden?
Al di là delle opinioni di Cesare Beccaria, non sarebbe forse stato più savio catturarlo vivo? Non sarebbe stato più degno di un paese civile sottoporlo ad un pubblico processo? In Pakistan, e non solo in Pakistan, moltissimi sono convinti che l’attentato dell’11 settembre sia stato commissionato ad al-Qaeda dai servizi segreti americani. E’ una convinzione altamente inverosimile, ma non sarebbe stata questa la buona occasione per smentirla definitivamente? Questa terribile fretta di eliminarlo non sembra fatta apposta per rafforzare sospetti del genere? L’interrogativo non è secondario, poiché questi sospetti, e il risentimento che li accompagna, fanno parte del brodo di cultura di cui si nutre l’odio per l’Occidente che alimenta le schiere dell’estremismo.
E che dire di quel frettolosissimo “seppellimento in mare”? Non dà forse adito al sospetto che il cadavere stesso potesse rivelare qualcosa che si vuole nascondere? Non sarebbe stato più savio fare a meno di suscitare simili sospetti? Il governo americano ha spiegato che ci si è preoccupati di rispettare la tradizione islamica, che vuole il seppellimento entro ventiquattr’ore. Nulla di più ridicolo. La tradizione islamica prescrive il seppellimento in terra con procedure molto precise e, come si è affrettato a spiegare Mahmud Ashur, alto esponente dell’Università al-Azhar, esclude categoricamente l’immersione del cadavere in acqua.
Il definitivo e irreparabile occultamento del cadavere di Osama Bin Laden è un atto del tutto inspiegabile, che può solo servire ad aggravare i dubbi, i sospetti, le perplessità.
Ma l’aspetto forse più preoccupante dell’intera vicenda riguarda i rapporti fra Stati Uniti e Pakistan, che erano già stati portati a livelli di altissima tensione dai continui attacchi dei droni americani nel territorio di quel paese.
Il governo americano ha dichiarato che l’incursione che ha ucciso Bin Laden è avvenuta all’insaputa del governo pakistano e senza la sua autorizzazione. Come abbiano fatto gli elicotteri americani a sorvolare in incognito oltre duecento chilometri di territorio pakistano rimane un mistero. Quello che è certo è che questa dichiarazione, vera o falsa che sia, non promette nulla di buono. L’aria che tira nei commenti e nelle dichiarazioni delle fonti vicine al governo statunitense è quella di una messa in stato d’accusa del Pakistan in quanto tale, come presunto porto franco del terrorismo islamico. La relativa vicinanza del rifugio di Bin Laden ad un’accademia militare, cosa che in una città di 100.000 abitanti come Abbottabad non dimostra assolutamente nulla, viene indicata come prova della connivenza pakistana col terrorismo. E’ evidente che in America c’è chi desidera ardentemente fare del Pakistan il prossimo bersaglio da colpire. E’ una strategia pericolosissima. Il paese confina con la Cina, con la quale intrattiene rapporti eccellenti e di grande rilievo strategico. Se c’è qualcosa che può avvicinarci all’Ultima Guerra Mondiale, questa è una strategia di aggressione verso il Pakistan. Temo che su questo argomento ci toccherà ritornare in futuro.
L’unico effetto positivo di tutta questa storia è che la riuscita dell’impresa sferra un fiero colpo alla campagna contro Obama che infuria da tempo negli Stati Uniti ad opera dei suoi avversari, che sono sicuramente assai peggiori di lui. La destra americana, col suo nazionalismo esasperato, fanatico e violento che ricorda quello della Germania anni Trenta, costituisce un gravissimo pericolo per la sicurezza del mondo e l’incolumità del pianeta. Se è vero che la politica estera di Obama non è risultata all’altezza delle speranze che aveva suscitato, è anche certo che se il presidente nero dovesse essere sopraffatto dai suoi tenacissimi avversari, ci sarebbe da temere ben di peggio.
Se la soppressione violenta di Osama Bin Laden somiglia più a una vendetta da barbari che all’atto di giustizia di un governo civile, non si può invocare la sua necessità, non si può argomentare la sua efficacia. Ci si può solo consolare con la flebile speranza che questo sfregio al diritto possa contribuire ad allontanare la minaccia di altre barbarie assai peggiori di questa.

13 commenti:

  1. USA ucciso Osama Bin Laden. Nessuna prova: nessuna immagine, nessun corpo. USA in cerca di una reazione che servirà come scusa per...? Osama ucciso nel 2002. Il campione di DNA è stato ottenuto nello stesso anno?. Gli attentati di Madrid si è verificato il 11 marzo 2004. L'operazione false flag?. Organizzazione basca ETA non è stato coinvolto in essi. Ora tocca a Libia, Siria ... Guarda in:

    http://aims.selfip.org/~alKvc74FbC8z2llzuHa9/default_libia.htm

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  3. Non sono d'accordo su quanto sostenuto a proposito del Pakistan e le osservazioni sul rischio di guerra in quel paese. E' al contrario per me ovvio che il Pakistan fa ildoppio gioco.....
    "capirai se non sapevano che Bin laden era li... pfffffffffff" (Gabri)

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  4. Scusa, Adriana, ma in base a che cosa ti sembra ovvio che il Pakistan faccia il doppio gioco? In base alla propaganda americana che condiziona tutta l'informazione su quel posto che arriva qua in Italia? Il Pakistan è un paese molto molto complicato che io stesso non pretendo di capire tanto bene pur avendoci trascorso molti mesi, e mesi molto intensi, della mia vita. Se non ne ho ancora mai parlato in questo blog è appunto perché il discorso non è semplice, dunque sarebbe meglio evitare di sparare giudizi un po' affrettati. Comunque, grazie per l'attenzione. Tornerò sull'argomento appena possibile, anche perché temo che ce ne sarà ragione.

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  5. in effetti negli ultimi anni il Pakistan è stato messo piano piano, in sordina, sempre più in cattiva luce, fino all'epilogo ( solo momentaneo probabilmente) dei giorni scorsi. Le compagnie aeree internazionali da tempo hanno cancellato i voli da Europa/America/Oceania verso Islamabad ed in generale i viaggi verso questo paese sono altamente sconsigliati ormai da anni. Il veder peggiorare la situazione mi riempie di rabbia e comincio a rassegnarmi all'idea che non andrò mai sulla Karakoram Highway. Rassegnarsi però è solo un brutto momento..hasta la victoria siempre!!Ciao Alberto

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  6. http://it.peacereporter.net/articolo/23268/Il+doppio+gioco+del+Pakistan

    non ho certo la verità in mano e nemmeno sono mai stata in Pakistan... ma è la realtà ad essere complicata, tutta... io credo :-)

    mi ineteressa il tuo parere su questo articolo di "peacereporter"... di cui sopra ti ho postato il link
    besos

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  7. e ancora...

    http://temi.repubblica.it/limes/il-pakistan-e-larte-del-doppio-gioco-il-caso-di-david-headley/15697

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  9. una mia "percezione" sui musulmani, e quindi anche sulla "terra dei puri"... l'ambiguità, l'ambivalenza, o meglio la plurivalenza. Un arabo, un musulmano in generale non è mai univoco (e nemmeno biunivoco) è sempre polivalente... e perciò equivoco, enigmatico in un certo senso... e soprattutto per noi occidentali. Naturalmente io amo molto quei paesi e questi popoli, e tu dovresti anche sapere perchè, no? :-)

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  10. Dici bene: è equivoco per noi occidentali, perché i modelli di comportamento nella comunicazione sono radicalmente diversi e dunque, di primo acchito, risultano spesso per noi del tutto indecifrabili e fonte di ogni sorta di malintesi. Ma, come ho detto più di una volta in questo blog, siamo noi che comprendiamo loro molto meno di quanto loro comprendano noi...

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  11. Io credo che siano proprio diversi il modo di pensare e le categorie attraverso cui si strutturano nella mente le conoscenze... i paradigmi di pensiero, insomma...e sostanzialmente diverse le culture. Di conseguenza, certo, anche i modi della comunicazione. Tuttavia io ho avuto molti contatti con i musulmani e per svariate ragioni, nella mia vita, anche lavorative. Mi stavo persino sposando una volta con uno di loro, pensa tu! Pertanto non mi pare di non comprenderli, quanto piuttosto invece proprio di sentirli diversi, plurivalenti, e così sottili a volte nella loro "delicatezza" da stupirmi, non essendo abituata a percepirla, mai direi, negli uomini occidentali. Ma, mi rispondi alle domande? Grazie...

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  12. Sì, sono diversi, almeno in parte, anche i modelli di cognizione e quelli di valutazione, il che non facilita la comunicazione. Quanto ai due articoli, li ho letti, ma preferisco non commentarli, perché, come ho detto, la questione è complicata e prima o poi farò un post in materia.

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  13. attendo allora il tuo post ... ma almeno puoi dirmi qualcosa sulla loro attendibilità? e dei miglioristi poi...hai letto? scusa se ti pongo due questioni così diverse insieme, ma mi interessa il tuo parere... besos

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