sabato 12 gennaio 2013

Berlusconi da Santoro: una svolta nella campagna elettorale?

Lo scontro Berlusconi-Santoro giovedì sera a Servizio Pubblico rischia di segnare una svolta nella campagna elettorale. Col risultato, solo per lui positivo, di guadagnarsi il suo record di share al 33,58%, Santoro è riuscito a fare un immenso favore a Berlusconi e un grosso danno a tutti noi.
Perché è evidente che tutti quelli che sono stati abbastanza sciocchi o malintenzionati da votare in passato per quest’uomo, dopo questo memorabile spettacolo rischiano di tornare a farlo.
Forse Santoro credeva di essere più furbo di Berlusconi. Il quale non è mai stato un cervello fino (e lo ha ampiamente dimostrato l’altra sera a chi abbia i mezzi per accorgersene), ma quanto a furbesca bravura a vendere vapore a basso prezzo e a far passare per oro i suoi discorsi capziosi e sgangherati, di quella ne ha sempre avuta a profusione.
Santoro, invece, non è stato per nulla all’altezza della rutilante cialtroneria del suo avversario. Ha azzeccato qualche colpo da buon fiorettista, come quando Berlusconi si è vantato addirittura di non aver mai chiamato il centralino di Mediaset, come se fosse l’ultimo dei telespettatori. Ma nel complesso ha lasciato passare un’infinità di occasioni per metterlo almeno di fronte alla realtà.
Cito solo il caso più grosso. In tutta la lunga discussione sull’Imu, c’era una sola domanda cruciale da fare a Berlusconi, quella che avrebbe dovuto essere al centro di un dibattito sensato sull’argomento: dove trovare i quattro miliardi con cui sostituire le entrate che si perdono abolendola? Nessuno gliel’ha fatta. Berlusconi ha semplicemente dichiarato, e più d’una volta, che lui sapeva dove trovarli. E questa gli è stata data per buona. Incredibile.
Oppure, tanto per dire: quando ha compitato la sua letterina a Travaglio sui processi per diffamazione, perché nessuno gli ha fatto notare che aveva appena finito di sbraitare (letteralmente) che la magistratura italiana è la più faziosa e inattendibile del mondo? Perché nessuno gli ha chiesto se i giudici italiani sono faziosi solo quando processano lui e benemeriti quando accusano Travaglio? Come mai Travaglio incappa sempre in giudici inappuntabili e lui invece in dozzine e dozzine di “criminali”?
Non commento nemmeno tutta la discussione sull’euro, lo spread, la sovranità monetaria, la Germania e tutta questa roba così cruciale per il nostro immediato destino, che è stata trattata ad un livello semplicemente penoso, ingenerando soltanto una gran confusione dalla quale le poche cose non insensate che balenano talvolta fra i deliri dell’ottenebrato cavaliere devono essere emerse agli occhi di tanti come formidabili prove di competenza, di fantasia e di coraggio.
Non si può passare sotto silenzio, invece, la scena penosa e mediaticamente potentissima in cui Berlusconi ha teatralmente spolverato la sedia su cui si era seduto Travaglio. Perché nessuno si è indignato per una simile spudorata maleducazione?
Vorrei sapere: cosa avrebbero detto tutti i grandi campioni della moderazione se Travaglio avesse spolverato la sedia di Berlusconi? Si rifletta un attimo sull’ipotesi. Quella triste scena, che ha fatto il giro di tutti i notiziari, è proprio l’emblema che rivela fino a che punto si sia disposti a consentire a quest’uomo quello che a nessun altro sarebbe consentito.
La campagna elettorale di Berlusconi è pericolosissima. Lo è per l’effetto combinato della sua relativa abilità propagandistica e della formidabile incapacità che i suoi avversari hanno sempre dimostrato su questo fronte.
Ne è stato esempio lo stesso Massimo D’Alema, comparso da Lilli Gruber immediatamente prima dello show di Santoro. Ha avuto l’astuzia di dichiarare come cosa scontata che questa campagna elettorale si gioca tutta fra il Pd e Berlusconi. Ormai sarà anche vero, ma è proprio l’ultima cosa che dovrebbe dire D’Alema. Berlusconi era del tutto fuori combattimento fino a poche settimane fa. D’Alema dovrebbe dire solo che un simile cialtrone è e rimane fuori combattimento. Che, dopo tutti i danni che ha fatto, quello che ha da dire non va nemmeno preso in considerazione. Invece cosa fa? Serve su un piatto d’argento all’ottenebrato cavaliere il titolo di avversario più temibile. Incredibile.
Per non dire di un’altra perla. A un certo punto D’Alema ha criticato gli effetti recessivi delle recenti misure di austerity. Molto sensato e lodevole. Solo che le ha chiamate misure “liberali”. Confondere il liberalismo col neoliberismo è come confondere il cavolo con l’acquasanta (chiedete a Paolo Flores, per esempio). Ma D’Alema, che si crede così intelligente, a quanto pare non se n’è accorto.
I neoliberisti sono liberali tanto quanto Berlusconi è “moderato”. Che è appunto quello che D’Alema ci ha fatto credere in tutti questi anni, quando la verità è quella evidentissima che perfino Ezio Mauro ha sommessamente riconosciuto poco tempo fa: Berlusconi non è affatto un moderato. E’ un estremista sfegatato. Non riconoscerlo non è un dettaglio, è un errore colossale. Ogni volta che Berlusconi si azzarda a pronunciare la parola “moderato”, bisognerebbe saltargli addosso, sbattendogli in faccia la verità.
Che quest’estremista rischi adesso, con l’aiuto di Santoro, di D’Alema e di quant’altri, di mettere di nuovo a repentaglio il destino del nostro paese è una disgrazia che l’Italia non si merita. Speriamo vivamente che la scampi.


2 commenti:

  1. Caro Alberto, concordo in toto. Le fortune politiche e professionali di figure come Di Pietro, Santoro e Travaglio sono strettamente intrecciate a quelle del 'fenomeno' Berlusconi. Sono cresciute in un rapporto direttamente proporzionale rispetto a quelle del cavaliere. Non a caso a un eclissamento e a caduta (speriamo definitivi) di questo, ha corrisposto un venir meno della 'ragione sociale' del partito di Di Pietro, che si è dissolto, e un netto calo di audience e di popolarità per i due giornalisti. I quali, proprio perché soggetti 'in negativo', hanno bisogno che l'oggetto del loro anti- rimanga in vita e prosperi perché il proprio percorso non si concluda. Forse bisogna ricorrere alla dialettica hegeliana o alle teorie della fisica intorno all' 'antimateria' per spiegare questo tratto della vita politica italiana. In sostanza, la traiettoria politica di Berlusconi dal '94 in poi trova spiegazione nel fatto che quelli che dovrebbero essere i suoi più feroci antagonisti hanno fatto di tutto per metterlo in sella o farlo ritornare, quando sembrava già spacciato. Complicità ? cecità ? incapacità ? O una sorta di 'movimento storico' soggiacente che agisce senza che i suoi attori ne siano consapevoli ?

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  2. Inutile dirti che sono straperfettamente d’accordo con te. Premetto che non ho visto la puntata, ma solo i video messi in rete da Repubblica. Ma anche le giustificazioni post non scherzano. Era prevedibile che non ammettesse il minimo errore professionale, ma c’è da sgranare le orecchie quando accenna al Berlusconi politico simpatico. Non contesto la simpatia, ognuno ha le sensazioni che ha, ma mi sono chiesto se un accenno del genere avrebbe fatto parte di un commento di un giornalista tedesco. La dimensione emozionale è l’ultimo dei fattori in gioco per giudicare le capacità reali di un politico da mettere alla prova in un esame di merito. Non che qui la vischiosità delle relazioni umani non sia codeterminante, ma almeno si dà per scontato che la sfera pubblica del dibattito si regga su argomenti, e ciò vale ancora sia nelle attese e nei criteri dello spettatore, sia nel confronto moderatore – politico. Nessun moderatore esprimerebbe mai valutazioni personali relative alle proprie sensazioni nei confronti di politici. Ciao G.

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