venerdì 9 novembre 2012

Farnetica Bertone: che lezione l’elezione!


Secondo il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, le elezioni presidenziali americane sono state "una lezione di partecipazione entusiastica ad un atto di democrazia".
Alleluia! Ci voleva lui per spiegarcelo, perché non se n’era accorto nessuno.
"Spero - ha proseguito ispirato il porporato - che ciò accada anche in altri paesi, per esempio in Italia, e che non ci sia una fuga dalla responsabilità e ci sia invece una presa di coscienza della responsabilità come cittadini.”
Evidentemente nella testa di Bertone è così saldamente radicato il concetto che noi dobbiamo sempre prendere lezioni dall’America, che qualunque cosa succeda da quelle parti la sua certezza non si può scalfire. Perché noi siamo una povera democrazia arretrata e zoppicante che ha disperato bisogno dell’illuminata guida di una nazione così nobile e avanzata. Una convinzione che, a quanto pare, resta radicalmente impermeabile ai fatti.
Forse qualcuno dovrebbe spiegargli quali sono i fatti. Qualcuno dovrebbe spiegargli che questa “partecipazione entusiastica ad un atto di democrazia” si è manifestata in un’affluenza alle urne che, per il momento, è stimata fra il 57,5 e il 60%. Già, stimata: perché, mentre nelle democrazie zoppicanti e arretrate come la nostra il dato di alluenza si conosce appena chiudono i seggi, in America sono passati due giorni e siamo ancora alle stime, poiché le loro prodigiose macchine per votare non sono in grado di sfornare un dato certo di affluenza se non dopo lunga meditazione.
Fra il 57,5 e il 60%, dunque. In tutta la storia dell’Italia repubblicana, non c’è mai stata un’affluenza così bassa alle nostre trogloditiche consultazioni politiche. Nemmeno lontanamente, perché il minimo di affluenza toccato nel 2008 è stato dell’81,2%. Un vertice di afflato democratico che in America è stato superato per un soffio solo una volta, nel lontano 1876.
Ma Bertone si augura “che ciò accada anche in altri paesi, per esempio in Italia”. Che accada cosa, di grazia? Che i non votanti siano qualche decina di milioni in più di quelli che hanno votato il vincitore? Che il partito di chi se ne ferga sia di gran lunga il più forte di tutti? Per Bertone non sono loro che devono preoccuparsi di qualche “fuga dalle responsabilità”, siamo noi che dobbiamo umilmente apprendere lezioni. A noi manca quell’alto senso di “responsabilità come cittadini”.
Per favore, qualcuno spieghi al cardinale come vanno davvero le cose in America. E lo preghi di non parlare più di cose di cui non è informato, perché così miete soltanto figuracce infami e fa anche un certo danno al suo paese. 
Per esempio, per vedere quante preziose lezioni può insegnare a dei trogloditi come noi il fulgido esempio della futuristica democrazia americana, potrebbe consultare il precedente post su questo blog “Obama ha vinto e il male non è estinto…”. Troverà una versione dei fatti forse un po’ esasperata, forse un po’ troppo sdegnata, ma di certo un po’ meno ottenebrata della sua.

Post scriptum, 12 nov. 2012 – La stima di affluenza a cui mi riferivo qui sopra, proveniente da Wikipedia, è risultata completamente sbagliata: adesso si parla di un’affluenza intorno al 50%, fra le più basse mai viste in assoluto. Che lezione, sor Bertone!


2 commenti:

  1. Ciao Alberto,
    a proposito di meccanismi curiosi. Questa mattina apro come sempre il sito dell'Ansa e leggo il seguente titolo: "Petreus lascia la CIA: Ho tradito mia moglie". All'inizio non capivo: è forse una metafora per dire che Petreus considerava la CIA come una moglie e non avendola gestita come voleva si è sentito di averla tradita? Ha forse fatto spionaggio per gli iraniani o i russi in stile Spectra? Si è improvvisamente messo a lavorare per il glorioso Sismi, tradendo l'amata CIA? No, ha proprio fatto le corna a sua moglie, e per questo ha lasciato la CIA. Accidenti. Leggo meglio: pare che abbia avuto una storia con la sua biografa, che ha scritto l'imperdibile "All in: the education of general Petreus" (corro subito in libreria a procurarmelo). Colto poi dal rimorso, ha scritto una lettera-autodafè a Papa Obama per affermare che questo "non è un comportamento degno di un leader". Capperi. E ha lasciato la CIA. Non perché la CIA ha fornito le armi a quelli che poi, anni dopo, hanno fatto cadere due alte torri a NY. Non perché la CIA sta fornendo le armi ai tagliagole wahhabiti di Aleppo. Perché ha tradito sua moglie. Un poco personalistico come approccio al potere, mi pare. Papa Obama, dopo averlo comunque assolto, ha ovviamente accettato le dimissioni, troppo grave l'atto immorale compiuto dal pur bravo Petreus. Mi viene da suggerire a tutti i politici e le politiche mondiali di seguire il suo esempio, sarebbe un modo sicuro per raggiungere velocemente, con uno stratagemma geniale, il mio caro ideale anarchico: una dimissione all'ora, e non si fa in tempo a perdonarli che subito un altro "Ieri ho guardato le gambe alla vicina, bastano due ave maria o mi devo dimettere?". Il problema è che se lo facessero anche i contadini, gli operai e tutti gli altri lavoratori si bloccherebbe il sistema globale in poco tempo. "Ho tradito mio marito. Mi dispiace mi dimetto da professoressa, non è un comportamento degno di un'educatrice". Caspita. "Ho tradito mia moglie. Mi dimetto da ingegnere, non è un comportamento degno di un affidabile progettatore di solidi ponti". Acciderbolina. "Ho tradito il mio compagno. Mi dimetto da presidente di SEL, non è un comportamento degno di un buon cattolico". Caspita, pure lui. Quindi Petreus ha tradito la moglie con la propria biografa (lo racconta lei nel libro? il mistero si infittisce) e si è dimesso da presidente CIA. Il mondo libero sa di essere in buone mani, mani purificate dal fuoco del pentimento. Petreus sta ora collaborando a redigere il nuovo diritto di famiglia siriano, in previsione della caduta di Assad. Lo hanno voluto con sé i mullah wahhabiti, avevano bisogno di un leader puro e puritano, capace di chiedere perdono a Dio e agli uomini per i suoi gravi peccati. Apologies accepted, General Petreus, shukran jazilan wa Allahu akbar.

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  2. Aggiungo una breve riflessione serale. "Le sei monarchie del Golfo [Persico - anche se oggi non lo si può più chiamare così, dopo circa tremila anni di uso continuato del toponimo] appoggiano la coalizione dei ribelli che combattono il regime di Assad". Sei monarchie assolute che basano la propria ideologia sulla visione più retriva dell'Islam e sul capitalismo più sfrenato sostengono la "legittima lotta per la democrazia del popolo siriano", e dichiarano apertamente il loro coinvolgimento nella lotta ospitando e legittimando il concilio dei "ribelli siriani". Se a governare il mondo e le nostre menti non ci fossero gli esegeti di Orwell basterebbe una notizia del genere a far sorgere qualche piccolo dubbio su quello che sta succedendo laggiù. Invece, purtroppo, comandano gli esegeti di Orwell e l'Occidente aiuta i wahhabiti contro i laici, in nome della democrazia. A proposito, finalmente le hostess egiziane "possono" mettere il velo sui voli Egypt Air. Evviva!

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