martedì 28 agosto 2012

Guerra di Siria: torti, ragioni e macchinazioni.

La situazione della Siria sta diventando ogni giorno più drammatica: per il numero di morti e di feriti fra i ribelli, fra le forze governative e fra i civili; per le distruzioni in atto ad opera di entrambe le parti; per il clima di minacciosa insicurezza che si è ormai creato in buona parte del paese; per i rischi di estensione del conflitto ai paesi confinanti, primo fra tutti il Libano; e, cosa forse più preoccupante di tutte, per la grande tensione che tutto questo sta creando fra le superpotenze, che, al di là della dichiarazioni di facciata, si comportanto ormai apertamente da nemici in campo e stanno di fatto combattendo una guerra per interposta persona.

Davanti a tutto questo, la sinistra italiana e l’arcipelago pacifista appaiono paralizzati e ammutoliti. E’ disinteresse, indifferenza, distrazione? Assolutamente no.
Anche se nulla o quasi traspare nei media, l’attenzione del mondo pacifista italiano verso quanto accade in Siria è vivissima e la preoccupazione molto intensa. Ma c’è qualcosa che lo paralizza, impedendogli di assumere una posizione forte, semplice, chiara e unitaria, con le conseguenti iniziative su tutti i fronti: non c’è unità di analisi e non c’è unità d’intenti.
Tutto questo è emerso in modo molto chiaro dal dibattito seguito alla pubblicazione dell’“appello degli arabisti”, che avevo riportato in questo blog lo scorso 2 giugno. Alle risposte di chi scrive e di Lorenzo Galbiati, che avevo pubblicato in quel post, fece seguito una prima controrisposta di Enrico De Angelis e altri, seguita da una serrata serie di interventi ad opera di un gran numero di persone, con varie altre lunghe controrisposte dei promotori. Un dibattito, non sempre pacatissimo, ospitato inizialmente soprattutto sulla mailing list Pace di Peacelink, poi allargatosi a vari altri siti. Avevo promesso di riportare su questo blog le controdeduzioni dei promotori dell’appello, ma lo scambio è risultato talmente intenso e torrenziale da rendermelo praticamente impossibile. Così come difficile sarebbe oggi renderne conto in modo onesto ed esauriente. Chi è interessato può seguirlo integralmente sul sito di Peacelink (anche se in pratica l’operazione è piuttosto laboriosa) e ne può reperire un ampio e importante spezzone sul sito di Giuliana Sgrena, il cui invito del 12 giugno ad un’azione comune non ha purtroppo avuto esiti concreti.
A suo tempo non ho ritenuto di prendere parte a questo voluminoso dibattito. Il silenzio di questo blog non è stato casuale. Non certo perché la cosa non mi interessasse: anzi, la vicenda siriana mi ha preoccupato e mi preoccupa oltremisura. E’ solo che, davanti all’infuriare della polemica, alla grande complessità della situazione, alla difficoltà di conoscere i fatti in mezzo al fuoco incrociato di avverse propagande, ho trovato molto difficile dire parole che fossero utili e vere.
In quel dibattito, tutto circoscritto ad un ambito che si ritiene pacifista e democratico, si è finita per creare una contrapposizione a tratti molto accesa fra due fronti relativamente ben delineati.
Da una parte chi tende ad attribuire, come fanno gli arabisti in quell’appello, tutte le responsabilità, o comunque le responsabilità più gravi, al regime di Assad. Questa parte tende a identificare la causa dei ribelli con la volontà del “popolo siriano”, ad interpretare, se non a giustificare, il ricorso alla violenza di parte dell’opposizione come legittima reazione “a difesa dei civili”, a minimizzare il ruolo e il peso degli attori stranieri nella ribellione, a screditare come pura propaganda qualsiasi notizia o presa di posizione proveniente dal fronte di Assad, a ridicolizzare le aperture del regime nei confronti dell’opposizione a cominciare dalle elezioni e dal referendum costituzionale, e naturalmente a mettere sotto accusa la Russia per il suo sostegno al regime. Questa parte, rappresentata per esempio da Lorenzo Galbiati, tende ad apprezzare l’appello per una soluzione politica patrocinato lo scorso 26 luglio dalla Comunità di Sant’Egidio, con cui la componente non armata dell’opposizione, guidata dal Consiglio Nazionale di Coordinamento per il Cambiamento Democratico (Cnc o Cscd, inglese Ncb), pur schierandosi decisamente contro il regime di Assad, rifiuta ogni intervento straniero, chiede a tutti di deporre le armi e auspica un negoziato senza esclusioni che conduca alla riconciliazione nazionale
Dall’altra parte c’è chi tende a vedere nei ribelli armati dei nemici del “popolo siriano” e della sua aspirazione alla pace, è incline ad attribuire più responsabilità alle loro violenze, ad interpretare, se non a giustificare, l’uso della forza da parte del regime come legittima reazione ad aggressioni armate, a sottolineare il ruolo e il peso degli attori stranieri nella ribellione, a condannare come propaganda le rappresentazioni prevalenti nei media occidentali e arabi, a dare un certo credito alle aperture del regime e una certa credibilità alla elezioni, e naturalmente a mettere sotto accusa gli Stati Uniti, le potenze occidentali e i loro alleati della penisola araba per il sostegno alla rivolta armata. Questo filone, comprendente ad esempio Marinella Correggia, tende a riconoscersi, almeno in parte, nel documento “Giù le mani dalla Siria” promosso il 3 luglio da una serie di organizzazioni di sinistra, che mette al centro delle sue preoccupazioni le mire geopolitiche delle potenze occidentali e le accusa di mirare solo ad eliminare con il regime di Assad uno degli ultimi ostacoli al proprio dominio.
Dove sta la ragione e dove il torto? Io credo che abbia torto chiunque pretenda di identificare il “popolo siriano” con l’una o l’altra delle parti in lizza. La semplice, e dolorosa, verità è che il popolo siriano è diviso. Chi finge che Assad sia solo un carnefice in lotta contro il suo popolo è colpevole di ignorare le angosce e la sofferenza di quei milioni di siriani che, magari criticando per tante ragioni il governo in carica, non si identificano con la ribellione, temono soprattutto la sua componente armata e sperano in una composizione pacifica del conflitto. Chi, al contrario, finge che l’insurrezione sia solo opera di infiltrati stranieri foraggiati da potenze ostili è colpevole di ignorare le angosce e le sofferenze di quegli altri milioni di siriani che non ne possono più dell’autoritarismo del regime e vedono la sola via d’uscita nel suo rovesciamento. La Siria è divisa: riconoscere questo dato di fatto dev’essere il punto di partenza di qualsiasi ipotesi di soluzione.
In queste condizioni, se esistesse una comunità internazionale ispirata da saggezza, senso di responsabilità e sollecitudine per il destino di quel paese, che cosa dovrebbe fare? Ma è semplice: dovrebbe preoccuparsi solo di creare le condizioni affinché il popolo siriano possa fare le proprie scelte ed esprimere liberamente e pacificamente la propria volontà. Se si sostiene che a questo scopo è indispensabile l’uscita di scena di Assad, non si promuove la democrazia: si calpesta la volontà dei milioni che, piaccia o non piaccia, lo hanno sostenuto e lo sostengono.
Dunque una simile comunità internazionale dovrebbe innanzitutto evitare di schierarsi e armare l’una o l’altra parte. Anzi: dovrebbe far di tutto per bloccare l’afflusso di armi nel paese. Poi, per esempio, potrebbe fare qualcosa di innovativo: un vero, grande intervento non armato. Già Paolo Dall’Oglio e Alessandro Marescotti ne hanno parlato. Quello che occorrerebbe è una forza internazionale di molte decine di migliaia di persone, ben coordinata e organizzata, che sia incaricata, senza far uso della forza, di ottenere dai ribelli la consegna delle armi e da Assad il ritiro definitivo delle sue forze. Poi, dato che il paese è così palesemente diviso in due fronti, si potrebbe chiedere per esempio all’opposizione di concordare una propria proposta di soluzione e di costituzione; e ad Assad e ai suoi alleati di fare altrettanto. Per poi far scegliere al popolo siriano.
Impossibile? Tutto sarebbe possibile se i potenti del mondo fossero concordi nel volerlo.
Ma i potenti del mondo di oggi non vogliono una soluzione di questo tipo. Ritengono naturale e leggitimo preoccuparsi solo di difendere i loro presunti “interessi nazionali”, se necessario ricorrendo alle armi, se necessario alimentando guerre altrui come in Siria. Sono, dicono loro, “realisti”.
E’ difficile pesare chi ha più torto e più ragione. Ha avuto torto, e gravemente, Assad a tentare di spegnere l’insurrezione ricorrendo ai vecchi sistemi cari ai regimi autoritari: perseguitando gli oppositori, terrorizzando i manifestanti, torturando gli incarcerati, scatenando milizie armate e così via. Hanno avuto torto, e gravemente, quegli oppositori che hanno preso le armi. Non solo perché così facendo hanno messo a repentaglio l’incolumità di migliaia di innocenti, ma soprattutto perché quando si prendono le armi non conta più il consenso, non conta più la ragione, non conta più la volontà del popolo: conta soltanto chi ha più soldi, più mezzi e il sostegno dei più potenti. Ha avuto torto Assad a non spingere più oltre e con più coraggio il suo programma di riforme: invece di elargire una costituzione octroyée che somiglia allo statuto albertino, avrebbe fatto meglio ad accogliere la richiesta di un’assemblea costituente giustamente avanzata dall’opposizione. Ma ha avuto torto l’opposizione a rifiutare qualsiasi negoziato politico, imponendo la pregiudiziale dell’uscita di Assad, che è un oltraggio a quei tanti che lo sostengono, e soprattutto rifiutandosi di abbassare le armi quando il piano di Annan lo richiedeva. Ha avuto torto la Russia a non pretendere da Assad un’apertura democratica ben più decisa. Ma ancor più torto hanno avuto gli Stati Uniti e tutti i loro alleati ad incoraggiare in tutti i modi l’opposizione più violenta e intransigente, ignorando il Cnc ed incoronando il Consiglio Nazionale Siriano, finanziando l’Esercito Libero Siriano e adesso inondando il paese di armi attraverso il confine turco. Cieco è chi non vuol vedere i segni di questa macchinazione.
La situazione in Siria sta diventando disperata. Al punto in cui siamo, è difficile pensare che una mobilitazione popolare in Occidente possa fare gran che per mettere fine allo spargimento di sangue.
Non è impossibile tuttavia che il pacifismo italiano, nonostante le sue profonde divisioni, trovi una piattaforma comune da prospettare all’opinione pubblica, che valga almeno come testimonianza e indichi ai nostri governi cosa avrebbero potuto fare e cosa fare non si doveva.
Forse una vasta convergenza sarebbe possibile su qualcosa di simile a quanto segue:
- Condannando l’atteggiamento violento e autoritario con cui il regime ha affrontato l’opposizione, le violenze su oppositori non armati, le torture inflitte ai carcerati, le persecuzioni dei dissidenti in tutte le loro forme e i crimini di guerra ancora in corso;
- Condannando il ricorso alle armi di una parte dell’opposizione, le persecuzioni e le violenze nei confronti di lealisti non armati, i crimini di guerra ancora in corso ad opera dei ribelli, il rifiuto opposto dall’Els e dal Cns alle condizioni del piano Annan;
- Criticando il sostegno fornito dalle potenze occidentali e dai loro alleati arabi alle componenti più violente e intransigenti dell’opposizione, in particolare il Cns e l’Els, ignorando le forze di opposizione più responsabili, come il Cnc, e i movimenti di riconciliazione come Musallaha:
- Biasimando il sostegno acritico fornito ad Assad dalla Russia, che avrebbe potuto pretendere dal regime un’apertura democratica ben più decisa;
- Criticando recisamente le molteplici distorsioni propagandistiche e di parte che hanno avvelenato l’informazione fornita tanto dai media occidentali e arabi quanto da quelli di parte opposta;
1) Chiediamo che cessi immediatamente la fornitura di armi, mezzi e denaro all’opposizione armata da parte dell’Occidente e dei suoi alleati, insieme ad ogni interferenza esterna volta a sostenere o avversare il regime;
2) Chiediamo che sia esclusa ogni ipotesi di intervento armato esterno in qualsiasi forma, compresa quella di una no fly zone;
3) Invochiamo invece un massiccio e imparziale intervento internazionale, possibilmente a guida Onu, con decine di migliaia di operatori non armati, incaricati di ritirare le armi dei ribelli, garantire il rientro delle forze governative e sovrintendere ad un autentico negoziato politico senza alcuna esclusione;
4) Indichiamo il punto di approdo di questo processo di pacificazione in una libera, generale e regolare consultazione del popolo siriano, sotto controllo internazionale, sul futuro assetto politico e costituzionale da dare al paese.
Un processo di questo genere non avrebbe nulla di utopistico. Perseguire la pace non è impossibile. Bisogna che non siano i più potenti a renderlo impensabile.


7 commenti:

  1. Indice di questa edizione Demo rivolta Giudaica comincia a pag 121 | Caval LETTA Jere vendè I TAL YA satelliti ai Bin Laden | W TRI boom gemelli tutti stessa ARCA sanza Israel guerre Gog Magog Demagog SOS Movisol mafia glocal antisemit ISM CFR MAR Comune SIBIA LIRIA troviam GAUDIO W Bergamo Città dei mille sbarchi in TUNICILIA . Rev Moon Ovadia CFR vuole inevitabile LEVI tabile Massimo FiniMondo W Scienza libera pedali ai troni fanno Ciclotroni : W Squinzi Noè Era Ora Artsenu
    KO mafia TAV scorie w Trivoluzione ECAT Fusione Fredda Refluopetrolio mejo de vermo valori zzatori LEVI tazione MagLEV mejo de TAV W TRI boom Solar Spray W Kitegen stratosf Eolico Massimo Ippolito Grifo mejo de tera torri mostri | London Istan capitale della Siria ASSAD anata |nel 2012 UBS Morgan banca di Hitler sempre più GLOBO pladrona .Ma connette la Svizzera ? Carla Del Ponte Mente ENI raffinatissima Eva Peron Braun | SOS Gerusalemme 3° bersaglio Roma il 2° Mecca il PRIMO | Trattatello molchita di geopolitica | http://www.radicali.it/contenuto/mozioni-particolari-comitato-27-29-luglio-2012 | |_
    _| ISRAEL IRAN Discutiamo ogni Mercoledì h 18 KRONOS via Borsieri 12 Milan NO Garibaldi MM2 Pepe via Pastrengo ang F. Confalonieri zona Làgosta . Probabile guerra Israel Iran (scopo dichiarato prevenire atomica Ayatollah ) Risiko NON da bar . Sussiste serio problema ( v LIMES speciale ) e pone X es questione fondamentale : quanto pesano nel potere globale MIEC ( Militar Industriale Energetico Complesso ) e i mercati finanziarj ?entità intrecciate MA distinte . Interesse genera guerre esigenza per mafia permanente . MIEC può decidere pure di fottere la ripresa PERSEguita da Wall Street : per dirne una ne dipende rielezione Obama . Presto constateremo nei fatti chi tra i complessi più conta . Nè va sottovalutato peso esercitabile da mobilitazione INTER nazionale pacifista , capace magari di prevenire vignette facili tipo Forattini , o tardivi striscioni e cortei : giù le mani dal valoroso popolo Iraniano . . . Rilancio idea Ambasciate di Pace ! AlfonsoNavarra @ Virgilio .it |_
    | R da Francolevi @ Tiscali.it| info @AidoMilano.it pfFX 02 6888664 Cari Navarra e Kronici sanza dimora ambasciate Pace sedi Assoc vittime guerra www.anvcg.it|Gerusalemme 3° bersaglio Roma il secondo Mecca il PRIMO Sauditi più di tutti temono i TEHERUNI con Ahma DINI Jihad ancor peggio coi sedicenti moderati tipo Khatamy . . .

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    1. Caro Franco Levi, questo è davvero troppo! Ho lasciato questo e ho eliminato gli altri 77 (settantasette) commenti che mi aveva inserito. La prego vivamente di moderare la quantità delle sue esternazioni. E possibilmente anche la forma, perché ancora non ho capito lei con chi ce l'ha e credo l'abbiano capito in pochi...

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    2. caro alberto, questo "franco levi" è un troll, probabilmente un uomo di estrema destra che come compito si è proposto di disturbare chi cerca di ragionare e ovviamente va lontano dalle sue fesserie.
      tormenta anche me
      ti consiglio di filtrarlo

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  2. mejo TROLL come noi MOLCHITI che ci TRULL come i satanisti PERESITI milanisti & Co
    FrancoLevi @ Tiscali.it egretario Berith Ivrith Inter ith Lega Ebraica INTER ista
    la gente INTER ligente capisce . Baci e bombe alla crema .

    http://it.groups.yahoo.com/group/Radicali_Sionisti_Trivoluzione_Artsenu_Era_Ora

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  3. Riporto qui di seguito in due tranches il commento che Lorenzo Galbiati mi ha inviato il 29 agosto:
    Alberto, tu scrivi:

    Io penso che questa sintesi semplificata distorca dei concetti importanti. E’ di Assad la responsabilità della degenerazione della rivoluzione pacifica in rivolta armata: la sua sanguinaria repressione dei manifestanti ha portato la gente a prendere le armi. I crimini della guerra civile sono di entrambe le parti ma in misura maggiore sono del regime, che ha carri armati, aerei e bombarda le città causando molti più morti civili di quanto facciano i ribelli. Il Ncb (o Cnscd o Cscd) di Haytam Manna non pensa che i “ribelli” incarnino la volontà del popolo siriano perché con ribelli io identifico gli insorti armati e loro hanno sempre detto che la maggior parte dei siriani sono per una rivoluzione pacifica. E questo quindi è un errore grave. Non direi poi che il peso degli attori stranieri sia minimizzato: il Qatar viene accusato di aver corrotto parte del Ncb causando la formazione del Cns, e Al Jazeera di appoggiare il Cns e i ribelli armati con una informazione manipolata; l’Arabia viene accusata di fomentare una insurrezione fondamentalista, di spedire jihadisti e qaedisti, e di disinformare al pari di Al Jazeera con Al Arabya. Entrambi forniscono soldi e armi ai ribelli e supporti logistici. La rivolta armata quindi benché nata dai siriani è stata presto infiltrata e manipolata ed è in parte etero-diretta. Lo stesso colonnello fondatore del Libero Esercito Siriano viene considerato al soldo dei servizi segreti turchi. Non mi pare poco. Aggiungi che ci sono anche miliziani libici, yemeniti, giordani, libanesi, e forse squadre d’appoggio occidentali (francesi e inglesi) in Siria, oltre alla Cia che smista il passaggio di armi dalla Turchia, e ottieni che dire minimizzare l’appoggio straniero significa non più che non considerare i ribelli come marionette telecomandati dagli Usa come fanno i sostenitori di Giù le mani dalla Siria. Queste cose le ho scritte su peacelink nelle mie due interviste a Ossamah Al Tawel e Gassan Azzam, se vuoi ti mando i link.
    Le news della agenzia governativa Sana vengono effettivamente prese per quello che sono: propaganda. Ma il Ncb evidenzia anche i crimini dei ribelli e fa critica anche sulle loro informazioni, distinguendosi spesso dalle news del Cns. Per esempio non addebita al regime le stragi contro enti governativi ma a quaedisti o jihadisti, e in questo quindi dà credito alle
    news di regime. Non hanno paura a dare ragione al regime quelle pochissime volte che dice la verità (cosa che può succedere quando è il regime stesso a subire attacchi, non quando li fa). Mi pare, in sostanza, tu non faccia la dovuta e importante distinzione tra Ncb e Cns. La Russia è stata lodata per il suo primo veto all’ONU da Ossamah Al Tawel, se vuoi ti mando il link. E credo anche ora non sia criticata per i suoi veti. Loro sperano che la Russia per vie diplomatiche trasparenti o meno istighi Assad a lasciare, o che l’esercito collassi e si impadronisca del potere contro Assad. E’ sbagliato dire che loro criticano principalmente la Russi, questo è un altro grande errore, io non l’ho mai detto che loro criticano la Russia. La Russia ovviamente contribuisce ai crimini di guerra più gravi sostenendo il regime ma la prima preoccupazione dei nonviolenti siriani è verso quegli stati che hanno contribuito a trasformare la rivoluzione in insurrezione armata: Qatar e Arabia sono i principali nemici della Siria, per loro. Ho sentito di persona risentimento e disprezzo per quegli stati, e non per gli altri, da parte di Ossamah e Gassan. In definitiva, hai abbastanza distorto la
    posizione del Ncb, so che l’hai fatto in buonafede ma la tua sintesi fa approssimazioni tutte da una parte sola: minimizzare come l’Ncb condanni non solo il regime ma tutti gli attori della lotta armata popolare, a partire dai siriani stessi, passando poi agli stati arabi, per primi Qatar e Arabia,
    e poi all’Occidente.

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  4. Il seguito del commento di Lorenzo Galbiati:
    Aggiungo che non hai scritto che chi sostiene Giù le mani dalla Siria dà credito alle elezioni politiche siriane boicottate da tutte le opposizioni, tutte: comitati locali (ossia manifestanti, civili), opposizioni politiche (nonviolente: Ncb, interventiste: Cns), insorti armati (Libero Esercito
    siriano) e quindi dà credito ad Assad e scredita le opposizioni; inoltre, si legge che Assad dopo una prima fase si è aperto a concessioni. Mi chiedo come si possa rilanciare quell’appello oggi, dopo un agosto di circa 4000 morti uccisi (1000 la settimana, un ritmo da genocidio), la maggior parte dei quali civili uccisi dai bombardamenti del regime (e non ricordo quanti profughi). Ma ci sono anche molti militari uccisi dai ribelli (i militari siriani regolari o le milizie lealiste uccisi dai ribelli sono circa ¼ degli uccisi totali, un numero elevato; mentre pare che i ribelli uccidano civili in misura molto minore del regime, non saprei quantificare, potrei ipotizzare di un ordine di 50-100 volte minore, per esempio su 5 000 uccisi dal regime 100 uccisi dai ribelli, ma sono mie illazioni, miei tentativi di tirar a indovinare che ti dico solo per esemplificare quel che vedo io.
    Comunque, l’appello Giù le mani dalla Siria di fatto vuole mantenere al potere Assad, considerato un dittatore disposto a fare concessioni democratiche graduali anche quando siamo in una situazione vicina al genocidio. Non vedo, stando alla logica, come si possa negare che quell’appello sia pro-Assad dato che quella considerazione di Assad ce l’hanno soltanto Assad stesso, Russia e Iran. L’Iran è pure piuttosto critica con Assad, stante a quanto dettomi sempre da Ossamah e Gassan (il Ncb ha fatto vari dialoghi con politici iraniani e russi allo scopo, come dicevo prima di convincerli ad abbandonare il loro sostegno politico ad Assad e di riuscire a farlo cadere mettendo al suo posto un esponente di loro gradimento più moderato in grado di favorire una transizione
    democratica insieme ai leader politici dell’opposizione al regime).
    Sperando di averti detto cose che ti possono essere state utili,
    un saluto, e un apprezzamento,
    Lorenzo

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  5. Io riconosco le angosce del popolo siriano stanco dell'autoritarismo del governo di Bashar al-Assad, come riconosco le angosce del popolo italiano rispetto al governo bancario di Monti, Passera e Profumo, quelle del popolo greco rispetto ai diktat degli strozzini di Berlino, quelle del popolo curdo rispetto alle bombe dell'esercito turco, quelle dei tripolini rispetto alla democrazia con il velo dei giovani rivoluzionari di Bengazi, quelle di mezzo mondo rispetto agli F-35 americani, eccetera, eccetera, eccetera. Per me pari sono. Ma io non riconosco la spontaneità e la reale partecipazione popolare alla violenza armata scatenata contro la Siria, dichiaratamente organizzata, sostenuta e foraggiata da angloamericani, turchi e alleati del Golfo. Io non sono un pacifista, quindi oso analizzare anche i fatti militari: nessun esercito libero nasce in un mese, nessun gruppo di studenti rivoltosi è in grado di abbattere aerei e conquistare città. Il resto sono veramente chiacchiere, e mi dispiace dover prendere una posizione così aspra e tranchant, ma sono costretto a farlo. Leggere sempre e continuamente di distinguo e di classifiche su chi fa più morti (e su quali morti siano più morti) mi amareggia profondamente. Mentre i commentatori stilano classifiche e partoriscono distinguo, la Siria viene lentamente disgregata nelle sue strutture sociali e politiche e inglobata con la forza nella sfera d'influenza della NATO e del mercato libero. I damasceni e gli aleppini avranno finalmente il diritto di votare per i Fratelli Musulmani e credere alla BBC, e credere a tutte le panzane utili alla costruzione del Pensiero Unico. Ma possibile che nessuno veda l'elefante nella stanza, possibile che nessuno si prenda la briga di analizzare la crisi profondissima del modello democratico occidentale? Possibile che nessuno dica che Assad è al potere proprio in forza di una resistenza anticoloniale che si tenta, oggi, di rimuovere con il bisturi delle false rivoluzioni per mettere sul trono fantocci legittimati da elezioni farsesche come quelle libiche o quelle irachene? Che cosa cambia per davvero? Davvero si crede che questa è la strada da percorrere? L'insopportabile autoproclamazione dell'Occidente a crocerossina armata che deve salvare - lui solo, i cattivi cinesi, russi, indiani, guarda caso, sono sempre alleati dei malvagi dittatori - gli altri popoli da se stessi è quanto di più pernicioso sia mai accaduto su questa terra. E molti ci credono pure, come credono, nel nostro piccolo, alle primarie che ci permetteranno di scegliere tra Bersani, Renzi o Rosi Bindi. Evviva, intanto i ribelli promettono di bombardare gli aeroporti civili della Siria entro domani e mettono autobombe in centro a Damasco. Spero che il mio professore di arabo presso il benemerito centro per l'insegnamento della lingua araba agli stranieri dell'università di Damasco, assadista convinto, fiero arabo e fiero socialista, non sia stato ammazzato, e che la sua famiglia sia in salvo. Amen, e così sia.

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