domenica 29 aprile 2012

Siria: la grande notizia

Da giorni i media italiani, e buona parte di quelli internazionali, hanno messo completamente in ombra la crisi siriana. Non arrivano notizie, o quasi. Dopo le due risoluzioni Onu del 14 aprile e del 21 aprile, che disponevano l’invio di un totale di trecento osservatori non armati, non si è più saputo quasi nulla di quanto sta succedendo nel paese. Come mai? Non certo perché non stia succedendo nulla.
Presentiamo infatti qui di seguito, a titolo di puro esempio, una ricostruzione relativamente dettagliata dei principali avvenimenti degli ultimi quattro giorni. Gli eventi importanti non sono mancati. Avevamo previsto una decina di giorni fa (vedi qui) che il Free Syrian Army, principale forza combattente ribelle, avrebbe fatto di tutto per far fallire il cessate il fuoco, e che difficilmente il regime di Assad avrebbe avuto la saggezza di astenersi completamente dall’uso della forza. E’ più o meno quello che sta succedendo, come si potrà vedere dalla cronaca che segue. Quel che non avevamo previsto è che tacessero le fanfare di quanti spingono per l’intervento militare: nonostante le varie dichiarazioni, anche dello stesso Ban Ki Moon, che accusano il governo siriano di violare il cessate il fuoco, non siamo assistendo a nulla di somigliante all’ossessiva campagna mediatica che precedette la guerra di Libia. Tacciono le “operazioni psicologiche”, tace la guerra mediatica: questa sì che è una grande notizia. Ma come si spiega?
Forse la spiegazione più plausibile è che gli Stati Uniti abbiano deciso di mettere definitivamente da parte l’idea di un intervento militare. Forse davanti alla ferma resistenza della Russia, forse davanti ai temibili risultati dell’intervento in Libia, forse anche in attesa dei risultati delle elezioni francesi, che potrebbero rimuovere il più rumoroso e battagliero contendente occidentale, nella persona di Nicholas Sarkozy.
Forse la vera notizia più importante di tutti questi ultimi giorni è quella che nessuna delle grandi agenzie internazionali ha riportato, una notizia che abbiamo reperito nelle ultime righe di un articolo nelle pagine interne di un grande quotidiano nazionale: incontrando a Roma il presidente del consiglio Mario Monti, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha fatto sapere che la sua organizzazione “non ha alcuna intenzione di intervenire, ritenendo più adatta la soluzione ‘pacifica e politica’” (Il Sole 24 Ore, 28 aprile, p. 5).
Che ci sia davvero qualche speranza di pace?

Mercoledì 25 aprile

Il ministro degli esteri francese Alain Juppé si dichiara pronto a chiedere al Consiglio di Sicurezza un intervento militare in Siria se non ci saranno molto presto sviluppi positivi. Pretende il dispiego dei 300 osservatori previsti dall’ultima risoluzione Onu entro 15 giorni.

In tarda serata, una potente esplosione distrugge un edificio a Hama, con numerose vittime, forse più di una quindicina. Secondo attivisti locali, la causa è un missile lanciato da forze governative, ma al-Jazeera cita un attivista che, chiedendo l’anonimato, afferma che forse l’esplosione è avvenuta dall’interno dell’edificio. Per il governo è stata causata per errore da oppositori che maneggiavano esplosivi.

Giovedì 26 aprile

Reuters annuncia che un volontario della Mezzaluna Rossa è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco a Douma, nei sobborghi di Damasco. Il governo accusa “gruppi terroristi armati”. L’opposizione non accusa il governo.

Nofal al-Dawalibi, oppositore all’estero figlio di un ex-primo ministro siriano, annuncia l’intenzione di creare un “governo provvisorio” della Siria in polemica con il Consiglio Nazionale Siriano, la forza di opposizione più sostenuta dall’Occidente, che, a suo parere, non rappresenta i siriani. Al Dawalibi chiede di armare l’opposizione e appoggia un eventuale intervento militare straniero.

La Russia accusa i ribelli siriani di aver lanciato una campagna di violenza su larga scala in violazione del cessate il fuoco.

Ad Aleppo, un’esplosione attribuita dal governo a gruppi armati uccide un insegnante in mezzo alla strada.

Il generale Mustafa al-Sheikh, capo del Free Syrian Army, dichiara che la missione Onu è destinata a fallire perché Assad non rispetterà il cessate il fuoco.

Il funzionario delle Nazioni Unite Hervé Ladsous dichiara che ci vorrà almeno un mese per dispiegare i primi 100 osservatori in Siria. Spiega che la Siria si sta rifiutando di accettare osservatori provenienti dai paesi che hanno aderito al fronte degli “Amici della Siria”, che ha appoggiato i ribelli. Questo comprende un gran numero di paesi occidentali e arabi filoccidentali.

Il capo della Lega Araba Nabil al-Arabi chiede a Kofi Annan e Ban Ki Moon il rapido dispiego degli osservatori. La Lega Araba annuncia che il 5 maggio chiederà al Consiglio di Sicurezza di prendere “misure coercitive” sulla situazione siriana in base al Capo VII dello Statuto Onu. Tali misure variano dalle sanzioni all’intervento armato.

Il governo annuncia che sono 7.195 i candidati ai 250 seggi parlamentari in palio alle prossime elezioni che si terranno il 7 maggio in base al processo costituzionale avviato con il referendum di febbraio. Le elezioni sono boicottate dall’opposizione ribelle.

Tre attivisti dell’opposizione siriana sono in Kossovo “per imparare dall’Uck”.

Scontri armati a Douma fra governo e ribelli nella notte fra mercoledì e giovedì.

Nel pomeriggio di giovedì, Ban Ki Moon dichiara che il governo siriano mantiene forze armate nei centri abitati in violazione del piano di pace di Annan.

Susan Rice, ambasciatrice Usa all’Onu, invita il Consiglio di Sicurezza a imporre sanzioni se la Siria non adempirà ai suoi impegni, ma non parla di intervento armato.


Venerdì 27 aprile

L’ufficio di Kofi Annan a Ginevra annuncia che gli osservatori presenti in Siria a questo punto sono 15 e gli altri 15 previsti dalla prima risoluzione Onu arriveranno tutti entro lunedì.

Fra la mattina e il primo pomeriggio si registrano tre grosse esplosioni a Damasco, nelle aree di al-Midan, Adawi e al-Sinaan. La più grave, quella di al-Midan, ha ucciso nove/undici persone nelle vicinanze di una moschea, causando 28 feriti. Al-Midan è una delle aree di Damasco dove le manifestazioni antigovernative sono state più accese. Esponenti dell’opposizione accusano il governo, ma al-Jazeera cita un testimone secondo cui un kamikaze si è fatto esplodere in un’area della piazza dove erano concentrate le forze di polizia. Sei poliziotti fra le vittime secondo il governo. Sembra che anche le altre due esplosioni siano frutto di attentati.

Poco dopo questi episodi il portavoce della Casa Bianca Josh Ernst condanna Assad per non aver adempiuto alla promessa di attenersi al piano di pace di Annan, senza citare gli attentati. “Intendiamo intensificare la pressione internazionale sul regime”, dichiara.

Più avanti nella giornata altri due attentati a Damasco, imprecisato il numero di vittime.

Il generale norvegese Robert Mood è nominato da Ban Ki Moon a capo della delegazione di osservatori Onu, in sostituzione del marocchino Himmechi.

Varie manifestazioni di protesta molto accese ma pacifiche si registrano ad Aleppo e provincia. Non si segnalano interventi delle forze governative.

France Press riferisce che Amnesty International ha annunciato da Londra di aver ricevuto i nomi di 362 persone uccise dal 16 aprile, giorno dell’arrivo degli osservatori Onu in Siria. Non specifica se si tratti di ribelli armati, manifestanti o forze governative, ma chiede il rafforzamento degli osservatori.

Il Consiglio Rivoluzionario di Homs: quattro persone uccise in giornata a Homs dalle forze governative, che avrebbero attaccato con RPG quattro diverse aree della città.


Sabato 28 aprile

Nella notte fra venerdì e sabato c’è stata una vera e propria battaglia navale vicino al porto settentrionale di Latakia, a 35 km dal confine turco. Alcuni gommoni di ribelli armati hanno attaccato un’unità della marina militare e ne è seguito uno scontro a fuoco con diverse vittime fra i militari. Non si sa quante fra i ribelli.

Il generale norvegese Robert Mood parte per Damasco per prendere il comando della missione Onu.

France Press annuncia che la marina libanese ha intercettato una nave proveniente dalla Libia che trasportava tre container di armi destinate ai ribelli siriani. Il capitano e l’equipaggio della Lutfallah II, battente bandiera della Sierra Leone, sono stati presi in consegna dall’intelligence militare libanese.

France Press annuncia che la Russia manderà la sua portaerei “Ammiraglio Kuznetsov”, accompagnata da altre navi, alla sua base di Tartus in Siria. L’ammiraglio in pensione Viktor Kravchenko sostiene che una presenza navale estranea alla Nato è molto benefica, perché serve a prevenire un conflitto armato. La notizia era stata già data dall’Izvestia lunedì.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, 10 persone sono state uccise dalle forze governative in un villaggio a nord di Damasco dove si erano rifugiati disertori dell’esercito. Secondo la stessa fonte, nella notte fra venerdì e sabato cinque militari governativi sono stati uccisi dai ribelli in un attacco a nord.

Secondo il governo, in uno scontro ad Aleppo fra soldati e gruppi armati muoiono tre militari e due ribelli.

Secondo due attivisti del quartiere di Irbin a Damasco, la polizia ha arrestato nelle loro case vari leader delle manifestazioni che avevano acclamato una settimana prima l’arrivo degli osservatori.

Il quotidiano filogovernativo Tashreen ha accusato il segretario Onu Ban Ki Moon di assecondare la violenza dei ribelli col suo mettere sotto accusa esclusivamente il governo.


Questa cronaca si basa principalmente su fonti non sospette di simpatia per Assad: le trasmissioni satellitari di al-Jazeera, il sito al-Jazeera English e il sito di TVNZ – Television New Zealand.

Chi è interessato a qualche notizia di prima mano dalla Siria proveniente da Marinella Correggia, attualmente a Damasco con una delegazione internazionale, può visitare il sito SibiaLiria.


2 commenti:

  1. ottima analisi con cui concordo.
    forse tra i motivi per cui le fanfare di guerra tacciono è che Obama sta puntando i piedi per evitare l'attacco diretto all'Iran prima delle elezioni, evento che farebbe schizzare il costo del petrolio alle stelle e mettere in serio pericolo la sua rielezione.
    Ma resto in una situazione di moderato pessimismo; gli apprendisti stregoni in MO sono potenti e senza scrupoli

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  2. bene ... ma perchè non posti anche su facebook.
    Nemmeno Marinella lo fa

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