domenica 17 ottobre 2010

Lo sbaglio del grande Travaglio e il sussurro di John Turturro

Ieri sono andato a sentire Marco Travaglio. Era al Convegno "Società e stato nell'era del Berlusconismo", organizzato da Libertà e Giustizia, una pregevole iniziativa, per la quale rimando al sito http://www.libertaegiustizia.it/ che la documenta tutta. Moderava Paul Ginsborg, nella cui casa di Via dei Serragli ho trascorso tante serate di vivaci e disciplinatissime discussioni ai tempi del Laboratorio per la Democrazia, quello dei "professori di Firenze". Il pubblico era vasto e gli oratori fra le migliori menti dello schieramento che non sopporta Berlusconi.
Fra questi, appunto, Travaglio. Io ho una grandissima considerazione per quest'uomo, che non soltanto è una delle intelligenze più brillanti sulla scena politica italiana, ma ha anche, come tutti sappiamo, rare capacità di comunicazione, alquanto più alte, direi, di quelle del presunto "grande comunicatore" che gli è avverso.
Ma ieri Travaglio ha esordito dicendo una cosa davvero sbagliatissima.
Una cosa che purtroppo non era frutto di una riflessione occasionale, ma una sua radicata convinzione. Ha detto che bisogna sgombrare il campo dall'illusione che Berlusconi abbia un'ideologia, che coltivi un qualsiasi progetto politico, perché il suo unico progetto politico è quello di difendere i propri interessi, proteggere i suoi beni e le sue aziende e salvare se stesso dalla galera.
Ha detto addirittura che Berlusconi non è nemmeno intrinsecamente di destra, che anzi se a questo scopo ci fosse stato da metter su una dittatura del proletariato, lui avrebbe fatto una dittatura del proletariato.
Bene, io sono fermamente convinto del contrario. Non c'è dubbio che Berlusconi si sia molto preoccupato di tutelare se stesso e i suoi beni. Ma è altrettanto indubitabile che quest'uomo possiede un progetto politico molto ben definito, che è rimasto coerente e costante attraverso tutta la sua carriera pubblica. Questo progetto è assai simile a quello di Benito Mussolini nelle sue finalità ultime, sebbene profondamente rinnovato nelle forme e nei modi.
Il progetto consiste nel sottoporre tutti i poteri dello stato, anzi tutti i poteri possibili, al dominio del potere esecutivo, cioè del governo, cioè, nella fattispecie, di Berlusconi stesso, che, come vari suoi illustri predecessori, si ritiene e vuol farsi ritenere investito della sublime missione di salvare il paese dalle incombenti minacce che lo insidiano. Questo disegno è stato perseguito lucidamente prendendo le mosse dal controllo dei media, che in questa più subdola e rinnovata edizione del fascismo, diventa il cardine dell'intero meccanismo.
Se Montesquieu fosse vissuto oggi, non c'è dubbio che avrebbe incluso il controllo dei media nel suo schema di separazione dei poteri. Il controllo del governo sulla comunicazione di massa è chiaramente lo strumento più efficace per trasformare una democrazia in un regime autoritario, poiché, se usato con l'astuzia necessaria, consente al potere di instillare nella mente del popolo il consenso che garantisce la sua indefinita perpetuazione. Non c'è bisogno di sopprimere le elezioni: basta renderne sicuro il risultato.
Se a questo aggiungiamo il chiaro proposito di sottoporre al dominio dell'esecutivo anche la magistratura, il parlamento, la stessa corte costituzionale, dovrebbe essere evidente che non solo un progetto politico c'è, ma che è un progetto radicalmente avverso alla democrazia. Un disegno non solo di destra, ma di destra estrema, che si sposa benissimo col neoliberismo, non con un vero liberalismo. E' un disegno non ancora compiutamente realizzato, che incontra ancora continui ostacoli: in questo senso è vero che in Italia non c'è un regime. Non c'è ancora, ma è nei propositi di Berlusconi.
Tutto questo dovrebbe essere evidente. Ma evidentemente non lo è. Perché questo progetto, a differenza di quello mussoliniano o di quello hitleriano, non è dichiarato e proclamato, ma al contrario, occultato e mascherato dietro continue, insistenti, sfrontate celebrazioni del suo contrario: il liberalismo, le libertà, la sovranità popolare. In altre parole, è un disegno fondato sull'inganno.
Che di questo inganno cada vittima il PD, perduto nelle nebbie cui allude la vignetta di Virus citata qui sotto, non è così sorprendente. E' sorprendente che ci caschino Travaglio, Di Pietro e buona parte del rispettabilissimo consesso di pensatori che in questi tre giorni si è riunito a Firenze.
Cosa ci dice tutto questo? Che, come arma per il sopruso del potere, l'inganno può essere più efficace di quanto non lo sia la violenza.
Ma ieri la mia giornata non è finita tanto presto. Per puro caso, subito dopo la chiusura del convegno, si teneva nello stesso locale, il cinema Odeon, l'anteprima dell'ultimo film di John Turturro, "Passione". Per puro caso, mi trovavo a fare da interprete al regista, nella presentazione e nella successiva discussione col pubblico. Lo spettacolo è stato veramente emozionante. Preceduto da una esibizione dal vivo di Gennaro Cosmo Parlato, un grande cantante che ha suscitato subito l'entusiasmo del pubblico, il film ci ha portati in viaggio attraverso la migliore musica napoletana contemporanea, con un'eccellente fotografia, un sapientissimo montaggio e una smitragliata di performance memorabili di Peppe Barra, Avion Travel, Mina, Fiorello, Pietra Montecorvino, Pino Daniele e una quantità di altri musicisti straordinari. Applausi a scena aperta, standing ovation di lunga durata alla fine e, dopo la discussione, applausi perfino all'interprete, trascinato nell'entusiasmo generale.
Così, per puro caso, ho concluso la serata a cena con John Turturro seduto di fronte a me. Abbiamo chiacchierato fino a notte avanzata, perché è una di quelle figure dell'intellighenzia liberal americana con cui mi trovo in genere in immediata sintonia. Abbiamo parlato di Napoli, dell'Italia, di Berlusconi, della sua infanzia da italoamericano a Brooklyn, e naturalmente di cosa ne pensa dell'America. Un impero al principio della sua decadenza, come l'autunno dell'impero romano, così l'ha dipinta. La conversazione è stata lunga, pacata, parecchio interessante. Due cose sole, fra le tante dette, mi limito qui a ricordare.
Il suo sbarco, poche settimane fa, all'aeroporto di Orlando, in Florida. La Florida è per gli Stati Uniti una specie di parco dei divertimenti, una Rimini perenne e senza inverno dove andare a trastullarsi e a riposare. La vista che lo ha accolto all'aeroporto è stata quella di una folla sterminata di ciccioni dal sedere gigantesco, travestiti da bambinoni rintontiti, in pantaloni corti e cappellini colorati, con bandierine americane occhieggianti dal bagaglio e dal vestiario. Un popolo di gente insoddisfatta, capace solo, ha detto, di adorare il denaro che è incapace di renderla contenta, perennemente occupata a lamentarsi e a cercare di sfuggire a se stessa. Come i Romani della decadenza, ha detto, che pretendevano di dominare il mondo mandando gli altri a faticare e a combattere e adagiandosi in un benessere stordito, popolato di superstizioni e di rimorsi.
L'altra cosa riguarda l'inganno. Nell'America di oggi, ha detto, la gente crede di scegliere chi governa, ma di fatto gli eletti sono scelti dai grandi ricchi e dalle corporations che fanno a gara a finanziare con milioni di dollari i candidati di entrambi i partiti, purché siano in linea con i loro propositi. Non è una contesa per il consenso, è una contesa per i soldi con i quali si costruisce il consenso. Chiunque sia eletto, il vero potere rimane al suo posto. Purtroppo non abbiamo approfondito il caso di Obama, che Turturro ha certamente sostenuto. Ha detto che adesso, dopo averlo eletto, il paese lo sta abbandonando, un'altra prova della sua ottusità. Gli ho detto che trenta o quaranta anni fa, quando amavo l'America inquieta di Steinbeck e Jeffers, di Gary Snyder e Pete Seeger, di Harvard e Berkeley, giammai mi sarei immaginato che quel paese potesse diventare com'è oggi. Gli ho chiesto se ha la stessa percezione di una tremenda degenerazione. Naturalmente, ha detto, come non averla?
Cosa ha reso tutto questo possibile? Un gigantesco inganno. Profondamente diverso da quello berlusconiano, ma con qualcosa in comune con quello: è un inganno che non nasce per caso, ma è frutto di una trama del potere.
Dunque il potere, come dicono alcuni, non può esistere se non alimentandosi di inganno? Non lo credo per nulla. E' questa epoca che sta vivendo questa battaglia di fabbricazioni. Ma poiché la battaglia non è nuova, abbiamo molti attrezzi per resistere. Per esempio l'intelligenza. Per esempio le costituzioni. Per esempio l'indignazione delle future generazioni.

6 commenti:

  1. Ricevo da Claudio Riolo:
    caro Alberto,
    complimenti per il blog (anche se ti confesso che mi sono tagliato fuori dal mondo dei blog e di facebook per mancanza di tempo). In merito alla questione hai ragione tu, ma, forse, anche Travaglio non ha del tutto torto. Nel senso che Berlusconi è espressione di un "populismo mediatico autoritario" (dotato certamente del progetto politico che tu descrivi), ma il "regime" che lui tenderebbe a instaurare assomiglia più che ai "regimi totalitari" classici (dotati, tra l'altro, di una elaborata ideologia di trasformazione totale della società) ai cosiddetti "regimi sultanistici" (privi di ideologie elaborate e basati sul potere "patrimonialistico" di un leader che gestisce la cosa pubblica come sua dotazione privata. Un caro abbraccio, claudio

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  2. Ricevo da Patrizia Lacerna:
    Ti scriverei volentieri anche sul blog stesso ma non ho capito come si fa. Sono anche io d'accordo con te sul progetto evidente di B. che di certo non si muove SOLO per farla franca con tutti suoi reati. Mi spaventa e addolora che la Sinistra, e neppure le persone che più sembrano rappresentarci, lo vedano. Mi chiedo come mai. Certamente penso sia dovuto all'overdose di media. Quando molto raramente guardo la tv mi accorgo subito del tremendo potere di convinzione che esercita. Mi fa credere cose che so non essere vere. Solo per un attimo, poi mi distacco. Penso che se uno si espone per un tempo troppo lungo a quel potere di sicuro perde la capacità di discernere (il re è nudo...molto vecchia storia). Travaglio e c. sono fra le migliori menti che abbiamo! Possibile che ci siano cascati anche loro? Sarebbe interessante capire se ci sono altre risposte al fatto che anche loro siano obnubilati dall'inganno. Un tempo pensavo che una parte della sinistra (D'Alema, per es.) si fosse fatta ricattare, non so bene su che cosa, per fingere ignoranza...
    Abbraccione e grazie per il blog mi piace tanto! Pat

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  4. Travaglio è sicuramente una persona intelligentissima, un ottimo oratore, ma inizio a domandarmi (anche a causa del mio caro quasifascistone) se pensa solo ai suoi interessi, occultando magari informazioni significative. A voler fare la drammatica potrei affermare che tira un clima "inizio 1984".
    Sono contenta di vedere invece che ha fiducia nelle nuove generazioni e nell'intelligenza (suppongo non finalizzata all'inganno ma al buon senso) umana.

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  5. Ricevo da Lorenzo Sandiford
    Sono pienamente d'accordo con la tua visione del funzionamento effettivo della democrazia americana. Ma per molti versi mi sembra la stessa cosa anche da noi, basta guardare a come funzionano i partiti: controllati da lobby di potere la cui unica missione è portare avanti il meglio possibile i loro interessi economici (legittimi, ma non sempre vantaggiosi per la cittadinanza).

    E poi ricordati che il controllo mediatico esisteva anche senza Berlusconi e anche qui in Toscana. Io ne so qualcosa avendo lavorato spesso come addetto stampa per piccoli partiti come i Verdi o per piccole realtà culturali: ti assicuro che il Tg regionale della Toscana non era un bel vedere, avrei più di un aneddoto da raccontare. E anche nei giornali i criteri di selezione delle notizie sono ben lontani da quanto si insegna nei manuali di giornalismo...

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  6. Nel tempo in cui passò alla storia il ridicolo "assalto" dei leghisti al campanile di San Marco, un gruppo di nonviolenti fiorentini guadagnò la cime della torre di Palazzo Signoria e srotolò uno striscione lungo venticinque metri che diceva: "Obiezione di coscienza alle spese miliutari". Quel giorno guardai tutto il TG3 fino alla fine. Invano. Lo spettacolare episodio non fu riferito. L'ultima notizia riguardava la scomparsa di una capra, da qualche parte nel grossetano.
    Il controllo politico sui media è una delle più gravi minacce alla democrazia. Dovrebbe essere il tema di uno di quegli "aggiustamenti costituzionali" di cui si parla nei commenti al post del 24 ottobre.

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