tag:blogger.com,1999:blog-252696768697652932024-03-13T11:23:50.425+01:00Politics, poetry and peace - Alberto CacopardoAlberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.comBlogger249125tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-20185007702981744722024-02-25T21:06:00.005+01:002024-02-25T21:16:35.223+01:00La guerra di Gaza: la ferocia, l’inganno, la nonviolenza<p> </p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-align: left; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">L’11
novembre 2023 si è tenuto a Firenze un convegno organizzato da
Medicina Democratica in memoria di Angelo Baracca, fisico e attivista
ambientalista e pacifista, che era morto a 84 anni di età il 25
luglio dello stesso anno.<br /></span></span><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><span> </span><span> </span><span> </span>Gli
atti del convegno saranno pubblicati a breve dall’editrice
Multimage. Quella che segue è una versione riveduta e corretta del
mio intervento dal titolo “Angelo, uomo del passato, uomo del
futuro”, dedicato alla guerra di Gaza, in corso allora da circa un
mese.</span></span></p>
<p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-align: left; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p align="center" style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Angelo,
uomo del passato, uomo del futuro</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; text-indent: 0.5in;">Oggi
non voglio fare una commemorazione di Angelo. Piuttosto vorrei
parlare di che cosa penserebbe Angelo della situazione terribile che
stiamo vivendo proprio in questo momento con la guerra di Gaza, che
tutti voi avete ben presente.</span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">E’
a questo scopo che ho scelto il titolo “uomo del passato, uomo del
futuro”.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Che
Angelo fosse un uomo del futuro ai miei occhi è evidente: perché
aveva una grande preoccupazione per il destino del mondo, era
profondamente consapevole che il nostro futuro non dipende tanto da
Roma o da Bruxelles, ma da quello che accade a livello planetario,
che siamo tutti catturati in un’immensa rete di poteri, di
pericoli, di narrazioni e di invenzioni che condizionano il destino
dell’intero pianeta. E lo mettono a rischio: questa era la sua
grande preoccupazione. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Una
simile visione globale non è tanto comune tra quelli che si occupano
di questioni politiche: spesso succede che ci se ne occupi con
l’intento principale di emergere, di accedere a questa o quella
carica o potere. Questa tendenza che incombe sul mondo della
politica, non incombeva per nulla su Angelo, che del proprio potere
non si curava per nulla, perché aveva questa visione del destino del
mondo: questo per me ne fa un uomo che appartiene al futuro.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">E’
vero che le basi di quella visione appartenevano al passato, anche
perché Angelo era nato nel 1938 e nel Sessantotto, per esempio,
aveva già trent'anni. Noi qui presenti siamo quasi tutti anziani e
gente del Sessantotto: io penso che quello sia un mondo che
appartiene al passato, come il materialismo storico che era il
pensiero di riferimento. Un pensiero che ci diede a suo tempo
moltissimo, che illuminò tanti aspetti che prima non erano chiari a
nessuno, ma che adesso rappresenta il futuro del passato: adesso io
credo che dobbiamo muovere verso qualcos'altro. Angelo invece era
sempre rimasto tenacemente attaccato a queste sue radici ideologiche.
</span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Io
non ho paura della parola ideologia, anzi: credo che noi abbiamo
bisogno di una nuova ideologia. Un pensiero che abbia la stessa
potenza che ebbe il marxismo nel secolo passato: credo che persone
come Angelo hanno dato il loro contributo a questa nuova visione del
mondo. Dunque in questo senso Angelo appartiene al futuro, io lo vedo
come un visionario, un po’ come Ernesto Balducci, col quale aveva
in comune questo sguardo planetario sul presente. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Vorrei
a questo riguardo ricordare un episodio, forse un episodio marginale,
ma abbastanza significativo se parliamo di quello che Angelo avrebbe
pensato di quanto sta succedendo oggi fra Gaza e Israele. Era l'anno
2003 e si era arrivati alla quarta grande guerra americana dopo la
presunta fine della guerra fredda. Cioè dopo quel momento in cui era
sembrato a portata di mano quel sogno che in tanti avevamo sognato,
un mondo nuovo in cui i rapporti internazionali non fossero più
basati sull'idea della conflittualità, ma sull’idea della
pacificazione universale. Quel sogno era già stato schiacciato dalla
guerra del Golfo, poi dal Kossovo, poi dall’Afghanistan, e ora
dall’Iraq.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Io
avevo conosciuto particolarmente bene Angelo proprio in occasione
della prima di queste quattro grandi guerre, quella del 1991. Vissi
quella vicenda in maniera intensissima insieme a lui alla Tenda della
Pace che mettemmo in Piazza Duomo. Riconoscemmo subito di avere in
comune la chiara percezione che quello era un episodio denso di
futuro: la prima guerra del Golfo fu vagamente autorizzata dall’ONU,
ma mentre Balducci, che poi se ne pentì amaramente, parlò per
questo addirittura di un “primo vagito di un nuovo ordine
mondiale”, Angelo ed io eravamo indignatissimi, perché ci
rendevamo conto che, nonostante quella nebulosa formalità, avevamo a
che fare col primo passo di un tentativo di imporre al mondo un nuovo
ordine internazionale che era l'esatto contrario di quel che sognava
Balducci, l’esatto contrario delle intenzioni con cui era stata
costruita l’ONU: il progetto del dominio americano sul mondo.
Quella guerra era generatrice di futuro. Poi infatti venne il
Kossovo, nel 1998, un’altra guerra americana che segnò il punto di
svolta definitivo, perché fu fatta in aperta violazione dello
Statuto dell’Onu senza alcuna deliberazione del Consiglio di
Sicurezza e fu di fatto una guerra contro la Russia. Poi vennero i
dolori dell’Afghanistan: ma su quello sorvoliamo.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Arriviamo
al 2003, la guerra d’Iraq. In quel tempo, io facevo parte del
Laboratorio per la Democrazia, che fu messo su a Firenze da varie
persone del mondo universitario, detti “i professori”: Paul
Ginsborg, Pancho Pardi e tanti altri. Era un laboratorio messo su in
origine per combattere contro Berlusconi, che appariva in quel
momento il grande pericolo per la Costituzione italiana. Al suo
interno c'era un gruppo che si occupava di rapporti internazionali,
si chiamava “Scenari internazionali”. In questo gruppo c'era
Angelo, che era sempre presente a tutte le riunioni, in cui
discutevamo molto su un documento intitolato “Per un nuovo
costituzionalismo mondiale”; un'idea che, come molti di voi
sapranno, è stata ripresa in tempi molto recenti da Luigi Ferraioli
e Raniero La Valle, che hanno creato un’associazione per una
Costituzione della Terra, che è sostanzialmente lo stesso concetto.
In quel documento era prefigurata l’idea che le relazioni
internazionali non si devono basare sul dominio dei più forti, ma al
contrario su un patto costituzionale fra tutti gli Stati e i popoli
del mondo che escluda per sempre la guerra. Era il disegno
all’origine dell’ONU: l'abolizione della guerra. Pochi lo
ricordano, ma fu allora e per questo che in tutti i paesi del mondo
il Ministero della Guerra cambiò nome.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Ebbene,
Angelo fu non solo tra gli intestatari, ma tra i generatori di quel
documento. Io resto convinto ancora oggi che fra gli obiettivi
primari dei movimenti ci dovrebbe essere la rivendicazione di questo
nuovo assetto costituzionale dei rapporti internazionali, fondato sul
tabù della guerra e sul reciproco impegno di tutti a mantenere la
pace. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Angelo
in verità era più pessimista di me: apprezzava l’idea, ma non era
tanto convinto che fosse davvero possibile arrivare a un ordine
mondiale di questo genere. Aveva però una gran paura
dell'alternativa. E qual era l'alternativa? La situazione in cui ci
troviamo oggi, questo spaventoso disordine internazionale, in cui
abbiamo un paese, gli Stati Uniti d’America, che proclama
apertamente il proposito di usare il suo immenso apparato militare
per imporre con la minaccia della forza il proprio controllo sul
mondo, a tutela del proprio indirizzo politico e di quelli che crede
i propri interessi, mentre altri paesi come la Russia si sentono
malauguratamente autorizzati ad usare a loro volta la forza per far
valere quelli che credono i propri interessi.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Il
risultato è questa tenebrosa sequenza di guerre che ci perseguita da
più di trent’anni, che adesso culmina da una parte in Ucraina,
dall’altra nella guerra di Gaza.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Che
avrebbe detto dunque Angelo della guerra di Gaza? Lo posso immaginare
molto bene: sarebbe stato terribilmente angosciato, indignato,
allarmato, forse più che per tutte le altre. Perché avrebbe visto
due cose che la distinguono da tutte le altre.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Avrebbe
visto che più delle altre, questa guerra è un prodigio d’inganno,
perché ci viene presentata come un episodio locale, che riguarda il
signor Netanyahu e i “terroristi di Hamas”, dove Israele agisce e
decide di testa sua, mentre quelli di Hamas sono biecamente manovrati
dall’Iran, il gran nemico. E in mezzo ci sono gli americani, che,
autoeletti angeli custodi del mondo intero, si studiano di mediare,
ammorbidire, trovare una soluzione. Ho sentito addirittura in
televisione una persona seria parlare del “povero Blinken”, che
con tutti i suoi sforzi non riesce a convincere Netanyahu a
comportarsi da persona perbene. Questa è una colossale menzogna.
Israele dipende interamente dagli americani, che mentre fingono di
mediare, continuano ad armarlo fino ai denti e a riconfermare ad ogni
pie’ sospinto il loro sostegno. Mettono le loro portaerei cariche
di armi e migliaia di uomini a due passi dal teatro di guerra,
dicendo che serve per “prevenire l'allargamento del conflitto”,
quando in realtà stanno lì a difendere Israele e a impedire che
qualcuno intervenga a difendere i palestinesi; e mentre prevengono
l’allargamento del conflitto, buttano missili e bombe in Siria e a
destra e a manca, dove secondo loro si annidano i pericolosi
terroristi. Se gli Stati Uniti volessero, metterebbero fine a questa
guerra in un istante, minacciando semplicemente ad Israele la fine di
ogni sostegno, politico, finanziario e militare. Se non lo fanno, è
perché anche questa è una guerra americana. Questo è evidente, ma
nessuno lo può dire, perché tutto il sistema dell’informazione
che riceviamo è condizionato dagli Stati Uniti e questo è un
cardine del loro progetto di controllo del mondo.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">In
secondo luogo, Angelo avrebbe visto che questa guerra si distingue da
tutte le altre guerre del nostro tempo per la sua spropositata
cattiveria. Fino ad oggi, se uno stato compiva stragi di civili si
sentiva almeno in obbligo di giustificarle dichiarandole un errore,
un “effetto collaterale”, o magari un atto del nemico. Adesso no,
ci tocca vedere questi signori che senza il minimo ritegno radono al
suolo intere città, bombardano gli ospedali e le scuole, sparano
alle ambulanze, fanno pulizia etnica su larga scala, massacrano donne
e bambini: tutti crimini di guerra elencati uno per uno nel diritto
internazionale. Assistiamo all’esplicito rifiuto di rispettare le
regole che ci siamo dati sulla guerra: esiste un diritto di guerra,
ma se lo viola Israele non importa. E perché non importa? Perché
sta bene agli americani. Con questo ci abituano al peggio: prima la
guerra era proibita, poi è diventata concepibile, poi è diventata
possibile, poi è diventata reale, poi è venuta alle porte di casa e
adesso è diventata terribile quanto la seconda guerra mondiale, che
un generale israeliano ha osato invocare a esempio e giustificazione
dei loro massacri. Credevamo di non dovere assistere mai più ad
orrori come il bombardamento di San Lorenzo, invece vediamo di molto
peggio. Di nuovo questa guerra è generatrice di futuro. Così ci
preparano all’inferno.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Queste
cose, con Angelo, avremmo detto e pensato. Ma c’è un’altra cosa
di cui credo che avremmo parlato, forse con meno concordia. Io ho
orrore del massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. E’ stato un
atto infame ed insensato, aggravato dal cinico calcolo della reazione
che avrebbe generato. Tutte le buone ragioni della causa palestinese
non possono giustificare quest’infamia. Che Israele stia facendo di
peggio conta poco: peggio ancora farebbe Hamas se solo ne avesse i
mezzi. Questi sono i terribili frutti dell’odio cieco che si è
radicato in quelle terre. E questo ci deve spaventare, non meno dei
freddi disegni strategici di chi siede nei palazzi del potere
globale: queste forme di odio che accecano, che impediscono di vedere
le ragioni dell’altro, e, “non pensando alla comune madre”,
fanno sorgere la voglia di uccidere. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Io
sono convinto che, in questa nostra epoca, non esiste più nessuna
buona causa che possa giustificare la violenza e la guerra, che
qualsiasi conflitto si possa e si debba risolvere con le sole armi
della nonviolenza. Angelo non la vedeva così.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Tutti
voi qui presenti ricordate il drammatico ultimo messaggio che volle
mandare a tutte le liste amiche annunciando l’imminenza della sua
morte: “Un tumore al fegato mi lascia poche settimane…
Nell’aldilà troverò solo tenebre, la pace, il silenzio del nulla.
Finalmente… Se posso fare un’ultima esternazione, me ne vado
convinto che la nonviolenza non abbia senso, sia una velleità vuota
che sussiste solo in Europa, è velleità in America non una
prospettiva reale, andate a praticarla in Africa Nera… Non ho più
fiato per continuare.” E’ molto toccante che abbia voluto dire
questa cosa quasi con il suo ultimo respiro, visse solo pochi giorni
ancora. Angelo qui era mosso solo dalla sua grande fame e sete di
giustizia, che era la sua nobiltà d’animo. Ma aveva torto, anche
in questo era uomo del passato. Dimenticava fra l’altro che la
nonviolenza non è nata in Europa, ma in India, dove vive ancora
nonostante tutto, e che proprio in Africa Nera ha trovato con Nelson
Mandela uno dei suoi più grandi trionfi. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Ma
soprattutto si rifiutava di riconoscere che in un’epoca come la
nostra, in cui ognuno di noi ha il mondo intero a portata di mano, in
cui tutti dipendiamo così intensamente da tutti gli altri, in cui le
minacce che abbiamo in comune e le speranze che possiamo condividere
ci costringono a riconoscere quella comune madre e ad arrenderci alla
nostra vocazione alla fratellanza universale, in un’epoca così non
possiamo più permetterci di credere che i nostri contrasti politici
si possano risolvere prendendo le armi per ammazzarci, come se
fossimo al tempo dei Cesari.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Stiamo
entrando in un’epoca nuova, e siamo a un bivio. Bisogna che non
solo gli stati, ma tutti i popoli del mondo si decidano a compiere
quel grande salto evolutivo che bandirà la guerra dall’orizzonte
delle cose possibili. Altrimenti vedremo l’inferno. </span></span>
</p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 12pt;">Le
guerre finiranno, questo è certo. L’unico dubbio è se finiranno
prima che si arrivi a quell’ecatombe planetaria che Angelo temette
per tutta la vita, o se finiranno solo dopo l’inferno, quando i
superstiti finalmente giureranno davvero: mai più.</span></span></p><p style="line-height: 108%; margin-bottom: 0in; text-indent: 0.5in;"></p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-60622725757477742023-08-14T13:09:00.000+02:002023-08-14T13:09:02.909+02:00Anthropology attempts suicide by asphyxia<p style="margin-bottom: 0cm;">If there is a science which, in these
last decades so crucial for the fate of the planet, would have had
the potential, and indeed the duty and obligation, to make a powerful
contribution to the cause of peace on the planet and to the critique
of the Powers-that-be, this science is anthropology, which had
devoted itself body and soul to the formidable enterprise of
deciphering and understanding cultural diversity.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">In its
wonder at the contemplation of cultures foreign to the Western
tradition, anthropology could have found, <i>should</i> have found
the key to diagnosing the sickness of the West and to pave the way
for its healing.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Instead, apart from some handsome but
feeble exceptions, anthropology has withdrawn into itself. Instead of
criticizing certain highly criticizable edifices, such as Economic
Orthodoxy or Geopolitical Realism, it has doggedly devoted itself to
demolishing—they say "deconstructing"—its own
acquisitions: reducing its most precious conquests, including the
very concept of culture, to a mournful pile of messy rubble.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">By
priding in the ostentation of its cryptic forms of language,
anthropology has succeeded in making itself unintelligible to the
rest of the world, when her mission would have been to make all
worlds intelligible to each other.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">And now the architects of this
massacre are wondering how to imagine for their discipline, which
they no longer know how to define, "an outcome (to dramatize a
bit) other than death by asphyxia".<br />And what is their
solution? It's a matter of “outlining a performative description of
the transformations in anthropological discourse that are at the
origin of the internalization of the transformational condition of
the discipline as such: that is, the fact (theoretical, of course)
that it is a discursive anamorphosis relative to the
ethno-anthropologies of the collectives studied”.<br />Well, good
luck! Keeping to this course, death from asphyxiation is assured.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><p style="margin-bottom: 0cm;">___________________________</p><p style="margin-bottom: 0cm;">The words in quotes are from the first
chapter of the metaphysical volume by Eduardo Viveiros de Castro,
<i>Métaphysiques cannibales: Lignes d'anthropologie
post-structurale</i>, Presses
Universitaires de France, Paris, 2009. [Engl. transl. by this
blogger]</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-65178057598467343552023-08-14T12:22:00.004+02:002023-08-14T12:23:48.522+02:00L'antropologia si suicida per asfissia<p> Se c'è una scienza che, in questi
ultimi decenni così cruciali per il destino del pianeta, avrebbe
avuto la potenzialità, anzi il compito, anzi l'obbligo, di dare un
grande contributo alla causa della pace fra i popoli e alla critica
del Potere costituito, questa scienza è l'antropologia, che si era
dedicata anima e corpo alla formidabile impresa di decifrare e
comprendere la diversità culturale.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span></span></p><a name='more'></a><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La sua meravigliata contemplazione
delle culture estranee alla tradizione occidentale poteva essere,
<i>doveva</i> essere, la chiave di volta per diagnosticare la
malattia dell'Occidente e spianare la strada alla sua guarigione.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Invece, con qualche bella ma debole
eccezione, l'antropologia si è ripiegata su stessa. Anziché
criticare edifici altamente criticabili, come l'Ortodossia Economica
o il Realismo Geopolitico, sì è dedicata con furioso accanimento a
demolire, pardon a “decostruire”, se stessa: riducendo le sue più
preziose conquiste, fra cui il concetto stesso di cultura, ad un
dolente ammasso di macerie.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Pavoneggiandosi nel culto di linguaggi
imperscrutabili, è riuscita a rendere se stessa incomprensibile al
resto del mondo, quando la sua missione sarebbe stata quella di
rendere ogni mondo comprensibile agli altri.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E adesso gli artefici di questo
massacro si domandano come immaginare per la loro disciplina, che
ormai non sanno più che cosa sia, “un esito diverso –
dramatizziamo un po' – da quello della morte per asfissia”.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E che rispondono? “Si tratta di
abbozzare una descrizione performativa dei mutamenti del discorso
antropologico che sono all'origine dell'interiorizzazione della
condizione trasformazionale della disciplina in quanto tale: cioè il
fatto (teorico, ovviamente) secondo cui essa è una anamorfosi
discorsiva relativa alle etno-antropologie dei collettivi studiati”.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Buona fortuna! Su questa strada, la
morte per asfissia è garantita.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">_____________________</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Le citazioni virgolettate provengono
dal metafisico volume di Eduardo Viveiros de Castro, <i>Metafisiche
cannibali. Elementi di antropologia post-strutturale</i>,
Verona: ombre corte, 2017, rispettivamente alle pp. 35 e 30.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-60936161487792291132023-08-04T12:11:00.001+02:002023-08-04T12:12:04.289+02:00Colpo d'occhio su un impero militare<p style="margin-bottom: 0cm;">Tenere traccia delle basi americane in
Italia e nel mondo è tutt'altro che facile.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Uno strano velo di fitta nebbia
protegge l'informazione in materia.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Ma penetrarlo non è impossibile.</p><span><a name='more'></a></span><p style="margin-bottom: 0cm;">A questo link si può vedere un quadro
complessivo che, con la forza dell'evidenza, dice di più su questo
impero di qualsiasi appassionata argomentazione:</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><a href="https://worldbeyondwar.org/no-bases/">https://worldbeyondwar.org/no-bases/</a></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Questo ottimo lavoro di informazione su
quello che chiamano l'"impero militare americano nel mondo"
è stato fatto dagli amici di World Beyond War che, ci tengo a
sottolineare, non sono tenebrosi criptoputiniani filocinesi o cupi
veterocomunisti serbobosniaci, ma semplicemente dei pacifisti
americani figli di Luther King e di Thoreau, il meglio che è rimasto
in vita in quel paese.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Si provi a confrontare questo quadro
con quelli delle basi cinesi e delle basi russe.. ...</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Vale la
pena diffondere!</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div><p><br /></p></div>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-16030578468560154832023-07-29T18:22:00.002+02:002023-08-04T11:52:17.699+02:00Angelo Baracca: lucido e indignato fino all'ultimo<p> Venerdì 21 luglio scorso, steso sul
letto di morte, Angelo Baracca, lucidissimo, sapeva che la fine era
vicina: “Fai sapere ai compagni e alle compagne che non sto
soffrendo, che me ne vado assolutamente sereno. So di avere fatto
tutto quello che potevo fare, adesso il mio tempo è finito, so di
andare incontro al buio e al nulla. Ci vado tranquillo, non ho
paura”.<span></span></p><a name='more'></a><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Incrollabilmente ateo e materialista,
Angelo è rimasto fermo in quella fede fino all'ultimo. Gli ho
ricordato cosa diceva Epicuro: non c'è nulla da temere dalla morte,
se c'è la morte non ci siamo noi, se noi ci siamo la morte non c'è.
Lì ha sorriso.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Gli ho detto: “Morendo noi entriamo
nel silenzio, però viviamo ancora nella memoria che rimane dei
nostri atti e dei nostri pensieri”. Insieme ad altri amici, ci
stavamo preoccupando del destino delle sue carte, dei suoi scritti,
del suo archivio. Lui ha risposto che ci aveva pensato già da un
pezzo: è tutto destinato al sicuro presso il Seminario di Storia
della Scienza dell'Università di Bari. Soltanto, mi disse, restava
il problema dei suoi scritti più antichi, tutti su carta, che non
sempre era riuscito a rintracciare: “A quel tempo non pensavamo
agli archivi, pensavamo alla rivoluzione”.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Già la Rivoluzione. Quel sogno
coltivato in gioventù, Angelo in fondo al cuore lo aveva conservato
fino all'ultimo. Quel “sogno di una cosa”: il riscatto dei
dannati della terra, il sol dell'avvenire, il socialismo. Attraverso
tutte le sue battaglie ambientaliste e pacifiste, Angelo, in fondo al
cuore, era sempre rimasto marxista. Usava parole passate di moda,
compagne, compagni, proletari... Non era un nonviolento: aborriva la
guerra, non la lotta di popolo e di classe.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Su queste cose ci divideva il più
fermo e amichevole dissenso. Io che credo profondamente che oggi
abbiamo disperato bisogno di un pensiero e una visione radicalmente
nuovi, capaci di dispiegare in nuovi termini quella stessa forza di
interpretazione del presente, di immaginazione del futuro e di
propulsione del cambiamento che ebbe a suo tempo il marxismo, io che
credo che la nonviolenza sia destinata ad essere il cuore pulsante di
questa nuova profezia, non potevo condividere i dettagli vetusti del
suo sogno.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Ma ci univa la nostra ardente
indignazione. Ci univa la consapevolezza del terribile pericolo che
incombe su questa nostra epoca. La percezione che il nostro destino
collettivo non dipende più da Roma o da Bruxelles, ma dalla grande
partita che è in corso, con cui un Potere dotato di immani risorse e
smisurata intelligenza sta mirando a distendere su tutto il pianeta
la trama del suo controllo militare, finanziario, mediatico,
industriale, digitale: trascinandoci, in questo intento di dominio,
ogni giorno più vicini al collasso ecologico e al conflitto
universale, la catastrofe che Angelo temeva più di tutte.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> “Caro amico”, gli ho detto l'altro
giorno, “siamo stati dalla parte dei perdenti. Ma attento: solo per
ora! Il futuro è lungo e misterioso: non sarà dell'Avversario, il
futuro sarà dei nostri sogni”. Lì ha sorriso. </p><p style="margin-bottom: 0cm;">Ma se Angelo se n'è andato così
sereno, non è perché fidasse in quei misteri del futuro. E' perché
sapeva di aver vissuto tutte le sue battaglie, le sue ire, i suoi
slanci, le sue indignazioni, animato solo dalla sua passione. E'
stato scritto: beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. Lui
era uno di quelli.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"> Angelo è morto a mezzogiorno il 25
luglio. Non c'è stato un funerale. Non lo ha voluto. Aveva detto:
fate piuttosto un festa, un brindisi alla mia memoria.
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><i>Questo scritto è una versione
lievemente modificata di un articolo apparso su “il Manifesto”,
il 27 luglio 2023.</i></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-90691876031659770122023-06-12T12:11:00.005+02:002023-06-12T12:11:55.682+02:00In morte di Silvio Berlusconi<p>Quando nel 1822 morì suicida il famigerato Lord Castlereagh, questo
epitaffio gli fu dedicato da Lord Byron:</p>
<span><a name='more'></a></span><div><br /></div>Posterity shall ne'er survey
<br />A nobler grave than this:
<br />Here lie the bones of Castlereagh
<br />Stop, traveller, and piss.
<br />
<br />Fosse vivo oggi, Byron (che, oltre all'armeno, parlava un ottimo
italiano), potrebbe forse dire:
<br />
<br />Più augusta sepoltura
<br />giammai non fu veduta:
<br />qui giace Berlusconi
<br />sosta viandante, e sputa.
<br />
<br />Ma Byron è morto da un pezzo, e il mondo è diventato più compito... ...
<br /><div><br /></div><div><br /></div>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-78226561612732487802020-12-09T11:29:00.001+01:002020-12-09T11:31:07.014+01:00Andando ancora dritto ad occhi chiusi<p>La vignetta in assoluto più geniale
che sia mai uscita dalla penna di Massimo Bucchi apparve su La
Repubblica il 20 giugno 2017, a pagina 47.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GdpuuWqt-qE/X9CjNW2fxKI/AAAAAAAAAmw/QcxrHfXhGgoVpAAOh_gf-eM1iRU4zZMLQCLcBGAsYHQ/s768/201209-VignBucchiEvol0002.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="716" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-GdpuuWqt-qE/X9CjNW2fxKI/AAAAAAAAAmw/QcxrHfXhGgoVpAAOh_gf-eM1iRU4zZMLQCLcBGAsYHQ/s320/201209-VignBucchiEvol0002.jpg" /></a></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;">Con uno sguardo di portata cosmica che
comprime in un unico istante una manciata di milioni di anni,<span></span></p><a name='more'></a> vediamo
l'australopiteco, non una scimmia, non un uomo, ma uno di quei magici
nanetti da cui tutti quanti discendiamo, contemplare davanti a sé il
maestoso incedere del suo futuro verso una destinazione sconosciuta,
chiedendo ai successori che lo precedono sul cammino che è costretto
a perseguire, se qualcuno abbia idea di dove si stia andando.<p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Il magico nanetto chiede a tutti, ma,
ahimé, tutti sono costretti a seguire l'ultimo successore, il primo
della fila: è lui che viene messo sotto accusa dall'intero suo
passato compresso in quest'istante. A lui, nel 2017, il magico
nanetto fa presente che è
ora di mettersi d'accordo con se stesso e decidere che strada vuole
fare.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Se solo adesso si è deciso a chiedere,
è forse perché vede, magico com'è, che andando ancora dritto ad
occhi chiusi, il baratro è vicino.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-1959219776370974302020-11-18T03:18:00.000+01:002020-11-18T03:18:46.005+01:00C'è chi al buon senso non è propenso: il Direttore dell'Igiene Pubblica Firenze dice cose gravi sul Covid nelle scuole.<p>E' domenica, ora di pranzo - il 15
scorso, ore 13:03. Il Dr. Giorgio Garofalo, Direttore dell'USC Igiene
e Sanità Pubblica di Firenze, è in ufficio al suo posto di
battaglia. Clicca Invio: ha appena finito di scrivere la sua lunga e
dettagliata risposta alla mia <a href="https://albertocacopardo.blogspot.com/2020/11/al-buon-senso-non-ci-penso-come-si.html" target="_blank">lettera </a>del giorno prima sulle falle nel
tracciamento del Covid nelle scuole.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Riporto qui sotto per intero il suo
messaggio piuttosto drammatico.</p><span><a name='more'></a></span><p style="margin-bottom: 0cm;">Antefatto: le prescrizioni di
quarantena per le classi con casi Covid in quel di Firenze arrivano
di norma con formidabili ritardi, causando un pericolosissimo
prolungamento del contatto fra allievi e professori. Non di rado,
come nel caso di mia figlia, a quarantena già scaduta.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">I punti salienti di Garofalo: i tagli
alla Sanità scatenati negli ultimi vent'anni hanno colpito
particolarmente i servizi al territorio e i Dipartimenti di
Prevenzione. Il turnover bloccato da almeno un decennio ha prodotto
una pesantissima contrazione del personale. Nonostante una turnazione
massacrante, non si riesce a far fronte al minimo indispensabile. I
mancati tracciamenti hanno influito pesantemente sulla diffusione
dell'epidemia. Si è tentato di far fronte all'emergenza assumendo a
termine i cosiddetti “medici scolastici”. Nella ASL Toscana
Centro sono circa uno ogni 40 plessi. Ma disporre in tempo tutte le
quarantene resta impossibile per la ASL. Che pertanto ha proposto che
le scuole interrompano subito la frequenza di una classe alla prima
notizia di un caso positivo al suo interno. Senza attendere le
prescrizioni di legge da parte dell'Ufficio di Igiene. Troppo buon
senso. La proposta non ha avuto corso e solo alcune scuole la stanno
applicando.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Così i nostri figli restano esposti
per giorni e giorni al rischio di contagio e i loro nonni rischiano
la vita. Ecco la denuncia di Garofalo:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p style="font-style: normal;"><< Buongiorno sig. Cacopardo,
volentieri rispondo alla sua mail, in quanto credo di aver compreso
lo spirito con il quale ha scritto le sue osservazioni.<br /><br />Come
lei stesso ha sottolineato siamo di fronte ad una emergenza
pandemica; aggiungo io, come non si vedeva da oltre un secolo.<br />Credo
opportuna una brevissima digressione (scevra da qualsivoglia
polemica) circa le condizioni del Servizio Sanitario Pubblico, con
particolare riferimento ai Dipartimenti di Prevenzione,
considerazioni che comunque possono essere estese a buona parte della
medicina del Territorio. Le scelte di politica sanitaria (più o meno
comuni a tutte le regioni di Italia) improntate almeno negli ultimi
20 anni al risparmio ed ai tagli (alias "razionalizzazioni"),
hanno pesantemente inciso sulla realtà dei servizi e, come
comprensibile, i tagli sono stati fatti principalmente dove "sanguina
meno", ovvero principalmente sul territorio, cercando ( ma non
riuscendo) di salvaguardare per quanto possibile l'assistenza
ospedaliera.</p>
<p style="font-style: normal;">Per quanto riguarda i Dipartimenti di
Prevenzione, in particolare per le strutture Igiene Pubblica questo
si è tradotto in <b>pesantissimi tagli di personale ottenuti
bloccando il turnover da almeno un decennio</b>.</p>
<p style="font-style: normal;">I nostri servizi avevano gravi
difficoltà di rispondere almeno ai compiti istituzionali
obbligatori, già in situazione di "normalità".<br /><b>I
mancati tracciamenti da parte di strutture di Prevenzione oramai
inesistenti in alcune regioni italiane hanno pesantemente e
negativamente influito sulla diffusione della pandemia</b>, o almeno
sulla velocità della diffusione stessa.<br /><br />E' facile comprendere
che in situazione gravemente emergenziale <b>il personale è
totalmente insufficiente a far fronte ai compiti minimi obbligatori;
dovremmo essere almeno 4 volte quelli che siamo</b>, questo per
garantire un minimo di sufficienza; tornerò dopo sulla politica del
personale.<br /><br />Premesso questo, chi dirige le strutture si trova
stretto in una morsa devastante in quanto: da un lato dobbiamo
provare a far fronte almeno alle cose più urgenti e gravi,
dall'altro tocchiamo con mano (essendo anche noi in prima linea) che
<b>il personale è stanchissimo</b>, che non riusciamo a concedere i
turni di riposo dovuti, che le ore lavorate in più sono tante,
troppe; questa situazione insostenibile sta perdurando dalla fine di
febbraio (quindi da più di 8 mesi), non essendoci stato, per ragioni
che non posso dilungarmi ad illustrare, nessun beneficio sui nostri
carichi di lavoro neppure nel breve periodo di calo dei contagi. Le
ferie sono state ridotte al minimo, negate; <b>i giorni lavorati
consecutivamente senza stacco dalle persone hanno raggiunto cifre con
doppio zero</b>.<br /><br />Fatta questa premessa circa il ritmo
insostenibile del lavoro, considerato che dai nostri sistemi escono
giornalmente <u><b>migliaia</b></u><u> </u>di documenti, moltissimi
dei quali a firma mia, credo che sia in grado da solo di darsi una
risposta ai punti 1) e 2) della sua apprezzabile e condivisibile
comunicazione (lo scrivo con il massimo del rispetto e della
sincerità).<br /><br />E vengo allo specifico dei casi
scolastici.<br />L'inizio dell'anno scolastico e le problematiche
legate ai casi in alunni e docenti ha rappresentato per noi un
aumento dei carichi di lavoro che non aveva, visibilmente ed
incontestabilmente per chiunque, possibilità di essere effettuato,
specialmente nello stesso momento nel quale la pandemia ha cominciato
a produrre numeri di positività importantissimi.<br /><br />Per provare
a fronteggiare l'emergenza, ed anche per novellare e rappresentare
all'opinione pubblica che "qualcuno" stava assumendo
decisioni importanti e risolutive sono stati contrattualizzati in
emergenza , per tutta la ASL TC (province di Firenze - Prato -
Pistoia corrispondenti ad un numero di plessi scolastici imprecisato
anche per le istituzioni, ma comunque <span style="font-weight: normal;">oltre
1500</span>) <span style="font-weight: normal;">circa 40 </span>(al
momento) cosiddetti "medici scolastici"; si tratta di
colleghi fortunatamente giovani e volenterosi, che sono entrati in
servizio a partire dalla metà del mese di ottobre, totalmente e
comprensibilmente "digiuni" del lavoro da svolgere, che
hanno necessitato di formazione specifica; solo da poco tempo
cominciamo a vedere il risultato della loro opera in aiuto a noi. Al
momento il contratto con rapporto libero professionale di tali
colleghi scadrà il 31/12 del corrente anno. Siccome dal tenore della
sua mail si comprendere di avere a che fare con persona colta ed
intelligente, credo di poter tranquillamente omettere ulteriori
considerazioni sul punto.<br /><br />Vengo al punto 4) della sua <a href="https://albertocacopardo.blogspot.com/2020/11/al-buon-senso-non-ci-penso-come-si.html" target="_blank">mail</a>:
avendo compreso già alla partenza dell'anno scolastico che una
risposta tempestiva da parte nostra non sarebbe stata sempre
possibile, abbiamo intrapreso alcune iniziative tendenti ad ottener
il risultato che giustamente lei ha individuato, ovvero, <b>alla
notizia di un caso di positività nella classe, interrompere
prudenzialmente la frequenza già dal giorno successivo alla
comunicazione</b>, in attesa di conferma ed emanazione di atti
formali da parte nostra. <br /><b>Abbiamo avanzato tale proposta alla
regione Toscana, che ha condiviso con Ufficio Scolastico Regionale,
abbiamo portato tale proposta al tavolo regionale ANCI, è stata
illustrata in varie conferenze dei Sindaci</b>; tutti d'accordo, ma
il risultato è stato che nessuno evidentemente si è preso la
responsabilità di "diramare" tale comunicazione.</p>
<p style="font-style: normal;">Trovandoci in gravissima difficoltà lo
abbiamo fatto direttamente noi, quasi <b>"porta a porta"
presso di Dirigenti Scolastici</b>. Qualcuno ha compreso le nostre
difficoltà (e credo secondo me anche i rischi conseguenti alle
proprie scuole) e si è comportato in tal senso ed altri invece non
hanno ritenuto di accogliere quello che era solamente un nostro
"invito", e di più non poteva essere.<br /><br />Circa le
preoccupazioni circa la rilevanza penale delle nostre inadempienze,
le assicuro che non mi fanno dormire la notte e questo ovviamente non
giova né alla mia salute personale e neppure alle mie performance
lavorative.<br /><br />Una ultima precisazione: emaniamo gli atti di
quarantena, talvolta consapevolmente in ritardo, perché necessari a
molte persone ai fini certificativi INPS ed ai fini dell'ottenimento
dei benefici previsti per le quarantene dei bambini fino a 14
anni.<br /><br />Comunque da stamani ho deciso di sospendere l'invio
delle quarantene già scadute o al termine; i dispositivi verranno
inviati a chi ne farà richiesta (soluzione per noi di maggior
complessità di elaborazione).</p>
<p style="font-style: normal;">Pur consapevole di non avere
esaurientemente risposto ai suoi quesiti, termino qui la mia
risposta. La ennesima domenica di lavoro si prevede ancora lunga. <br />La
saluto cordialmente.</p>
<p style="font-style: normal;"><br /><br />
</p>
<pre class="western" style="font-style: normal;">Dott. Giorgio Garofalo
Direttore area Igiene Pubblica e Nutrizione
Direttore UFC Igiene e Sanità Pubblica Firenze
AUSL TOSCANA CENTRO >></pre><p style="font-style: normal;">
<br /><br />
</p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-79522467219772071812020-11-14T21:33:00.002+01:002020-11-18T03:21:24.039+01:00Al buon senso non ci penso: come si rimedia al Covid<p> Con data di
oggi 14 novembre, il Dr. Giorgio Garofalo, Responsabile Igiene
Pubblica Zona Firenze della ASL Toscana Centro, mi invia una mail di
posta certificata con cui si prescrive a mia figlia Sofia Gianna,
anni tredici e terza media, di mettersi in quarantena fino al 13
novembre. Ieri. Oggi Sofia deve mettersi in quarantena fino a ieri.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Ho tentato di farla adempiere, ma non
c'è stato verso, sostiene che ieri è passato.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Allora ho pensato di farlo sapere al
Dr. Garofalo e gli ho scritto.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Purtroppo c'è poco da ridere, in casi
così c'è chi rischia la vita.</p>
<span><a name='more'></a></span><p style="margin-bottom: 0cm;">Gentile Dr. Garofalo,</p><p style="margin-bottom: 0cm;">ricevo in
data di oggi 14.11.2020 per posta certificata la missiva qui
allegata, da Lei personalmente firmata (a mezzo stampa "secondo
l’articolo 3 del D.lgs 39/1993 e l’articolo 3bis, comma 4 bis del
Codice dell’amministrazione digitale"), e <b>datata oggi
14.11.2020</b>, in cui si prescrive a mia figlia Sofia Gianna, causa
contatto con caso Covid-19, di restare in <b>quarantena fino al
13.11.2020</b>, cioè fino a ieri.<br /><br />Premetto che capisco bene,
mi creda, in quali enormi difficoltà debba trovarsi il Suo Ufficio
in questa drammatica emergenza e non desidero pertanto alimentare
inutili polemiche, ma non posso fare a meno di interpellarLa
per:<br /><br />1) chiederle se, nel firmare questo atto stamani,
non Le sia sorto il dubbio che esso fosse, oltre che perfettamente
<b>inutile </b>nel merito, <b>radicalmente nullo</b> per inesistenza
sia della causa che del contenuto, dato che <b>è impossibile che mia
figlia si metta oggi in quarantena fino a ieri</b>;<br /><br />2)
osservare che l'unico effetto giuridico e pratico dell'atto è quello
di <b>certificare l'inadempienza </b>del Suo Ufficio ai propri doveri
istituzionali, la quale sarà forse stata dolorosamente inevitabile,
lo comprendo, ma non era indispensabile da certificare;<br /><br />3)
informarla che mia figlia e buona parte dei suoi compagni di classe,
non avendo ricevuto <b>alcuna indicazione</b> o comunicazione nè dal
Suo Ufficio né dalla scuola, e non essendo state sospese le lezioni,
hanno continuato a <b>ottemperare all'obbligo di frequentarle</b>
fino al giorno 10 novembre, mettendo se stessi e le proprie famiglie
a <b>serio rischio di contagio</b>, poiché solo il giorno 11 è
intervenuta la sospensione delle lezioni;<br /><br />4) rilevare che,
dopo che la scuola era stata informata della positività il giorno 6,
<b>la presidenza</b> della scuola <b>ha dichiarato che non intendeva
fornire alcuna indicazione</b> nè prendere alcuna iniziativa fino
all'intervento del Suo Ufficio, lasciando le famiglie <b>nel più
totale disorientamento</b>, anche in presenza di indicazioni
contrastanti da parte dei vari medici di base;<br /><br />5) osservare
che quest'insieme di circostanze avrebbe potuto essere causa diretta
di <b>conseguenze gravi</b>, e anche fatali, in particolare per i
membri anziani delle famiglie; <br /><br />6) chiederLe se non Le
sembra che in tale disgraziata eventualità le responsabilità
istituzionali da Lei testé certificate assumerebbero <b>rilevanza
penale</b>;<br /><br />Ma, mettendo da parte ogni recriminazione e
nell'auspicio che conseguenze non ve ne siano, desidero soprattutto
richiamare la sua attenzione sul fatto che questo caso, come avrà
notato, è tutt'altro che unico o raro. La esorterei vivamente,
pertanto, in vista di una futura, sperata, ripresa delle lezioni, a
ricercare soluzioni per <b>evitare di mettere a rischio vite umane</b>.
<br /><br />Forse, per esempio, il Suo Ufficio potrebbe invitare le
scuole, in presenza di positività con contatti, ad <b>applicare
direttamente i protocolli esistenti disponendo la quarantena</b>, o,
quanto meno invitarle, applicando il buon senso, a <b>raccomandare
alle famiglie di tenere i figli a casa</b>, giustificandone d'ufficio
l'assenza.<br /><br />Certe volte, mi creda, il buon senso salva
vite.<br />Con i migliori saluti,<br /><br />Alberto Cacopardo
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-59142101080185286952018-07-30T20:32:00.002+02:002018-07-30T20:32:52.333+02:00Conte alla riscossa: va da Trump a scavarsi la fossa.<div style="margin-bottom: 0cm;">
Be', che Conte avesse bisogno di andare
a prestare omaggio a Trump per garantirsi contro l'inimicizia
americana, non ci poteva stupire più di tanto. Trovatemi un politico
di governo italiano che non abbia fatto l'equivalente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma nulla lo obbligava a dichiarare
testualmente: “Il nostro governo e l'amministrazione Trump hanno
qualcosa in comune: sono entrambi governi del cambiamento”.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Forse Conte non si rende conto di cosa
rappresenta Trump in America? Non ha capito che questa è l'estrema
destra assoluta, forse fra tutti i presidenti americani della storia?
Non ha capito che chiunque abbia cervello in America vede Trump come
il fumo negli occhi ed è terrorizzato dai danni che può fare? E'
questa l'idea di “cambiamento” che questo signore coltiva in
cuore?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molti di noi avevano sospeso il
giudizio davanti a questo governo: vediamo un po' cosa sarà capace
di fare... Ma questo è davvero un colpo pesante. Adesso sappiamo che
abbiamo un Trump al governo anche in Italia.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Che dire? Prepariamoci al peggio. Ma
forse possiamo sperare che con questa mossa del tutto gratuita il
signor Conte abbia iniziato a scavarsi la fossa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-57097343817226680752018-06-09T03:47:00.001+02:002018-06-09T03:47:50.462+02:00Ultime notizie dal Medio Oriente<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“Allora Ciro, avendo compreso che
Creso era uomo caro agli dei e buono, lo fece scendere dalla pira e
gli chiese: 'Creso, quale degli uomini ti condusse a muovere in armi
contro la mia terra e a farti mio nemico invece che mio amico?' E
quello rispose: 'O re, questo io feci per la tua fortuna e per la mia
disgrazia; ma colpevole di questo fu il dio degli Elleni, che mi
spinse alla guerra. Poiché nessuno è tanto privo di senno da
preferire la guerra alla pace: ché in questa i figli seppelliscono i
genitori, in quella i genitori i figli'”</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Erodoto, <i>Storie</i><span style="font-style: normal;">,
1, 89, 2-4 (trad. Augusta Izzo D'Accinni, Sansoni Editore, Milano,
1993)</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“L'etnocentrismo non è altro che una
forma collettiva di una simile <i>philautia</i><span style="font-style: normal;">:
un amore di sé gregario, condiviso e altisonante. Per Erodoto,
questo atteggiamento è universale, ma sembra particolarmente
cocciuto, secondo lui, fra i persiani. Essi misurano l'inferiorità
degli altri popoli in proporzione alla loro distanza da se stessi, i
migliori di tutti. [...]</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">I
persiani sono grandi in tante cose, riconosce, ma fanno un grosso
errore: sono tremendamente etnocentrici, e non viaggiano. Offrono un
estremo esempio di autocompiaciuta immobilità. Questo risulta fatale
quando quei presunti inferiori diventano nemici. Allora i pregiudizi
culturali si traducono in scadente intelligenza militare. Dario non
riesce a concepire le tattiche di guerriglia di popoli in costante
movimento, come gli Sciti, quei nomadi che lo eluderanno. E Serse
prende i greci sottogamba.”</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Giulia
Sissa, “Democracy: a Persian Invention?” </span><i>Mètis.
Anthropologie des mondes grecs anciens</i><span style="font-style: normal;">.
N. S. 10, 2012 (trad. Alberto Cacopardo)</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Parliamo
di Lidi, di Elleni, di Persiani. E di americani, allevati a credersi
i migliori di tutti, che viaggiano ma non imparano altre lingue, che
affogano nei pregiudizi culturali, che, per scarsa intelligenza
militare, hanno preso sottogamba i libici, gli afghani e gli
iracheni. Ma che, a differenza di Ciro, non tirarono Bin Laden giù
dal rogo per chiedergli perché gli era nemico. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Certo, non avrebbero
avuto risposte altrettanto sagge: ma forse non meno interessanti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">P. S.
Beninteso, parlare di “americani” è una vaga approssimazione,
come Erodoto che parlava di “persiani”. Gli americani sono molti
milioni, che comprendono gente geniale, poliglotti viaggiatori,
eccellenti operai, anime belle di tutte le specie, </span>perfino politici ben
intenzionati e ottime cuoche che davanti a Trump si
vergognano di essere americane. Ma forse è più che altro una
metonimia: perché, checché ne dicano certi antropologi, esiste una
cosa chiamata “cultura”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-63891926862501568882018-06-07T03:14:00.000+02:002018-06-07T03:14:01.871+02:00E se fa male il Quirinale?<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il governo più originale della storia
d'Italia entra adesso nel pieno delle sue funzioni, dopo la fiducia alla camera. Aspetteremo a giudicarlo dai fatti. Nel frattempo,
tuttavia, è opportuno tirare qualche conclusione sulla straordinaria
vicenda della sua formazione. Infatti, nonostante i fiumi
d'inchiostro versati sull'argomento, si direbbe che proprio la
lezione più importante da trarne sia sfuggita all'attenzione dei
più.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Come dobbiamo giudicare quel veto di
Mattarella su Savona che rischiò di spedirci dritto alle elezioni?
Che sia stato un grave errore politico, è ormai evidente a tutti. Ci
furono molte menti di sinistra, ben intenzionate e qualificate, che
plaudirono al baluardo eretto dal presidente contro i nuovi barbari.
Giuliano Cazzola dichiarò addirittura che Mattarella aveva fatto ciò
che avrebbe dovuto fare Vittorio Emanuele quando Facta gli propose lo
stato d'emergenza il giorno della marcia su Roma. Ora è pur vero che
la Lega di Salvini, a differenza dei Cinquestelle, presenta elementi
di non poco peso che la avvicinano ai nuovi fascismi. Ma non si
trattava della marcia su Roma. E, soprattutto, le ragioni addotte da
Mattarella per il suo gesto non avevano nulla a che fare con
un'eventuale deriva illiberale. Erano ragioni strettamente politiche:
e nel farle valere il presidente commise un grave errore di
valutazione, cadendo per di più nella trappola di un Salvini ben
contento di andare a fare cassa, forte dei suoi sondaggi esorbitanti.
Senza la fortunosa marcia indietro, le conseguenze potevano essere
agghiaccianti: spread alle stelle, governo senza fiducia precipitante
a capofitto verso elezioni a ferro e fuoco destinate a produrre la
stessa maggioranza, e ben più forte, con lo stesso conflitto con lo
stesso presidente... L'abbiamo scampata bella, per ora. Ma al di là
dell'opportunità politica, le momentanee conseguenze esplosive del
veto di Mattarella pongono una questione costituzionale che non si
può archiviare con leggerezza. Quel veto fu legittimo?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Eccellenti costituzionalisti si sono
esercitati ad identificare i casi in cui il presidente può
legittimamente opporre il veto alla nomina di un ministro: palese
indegnità, conflitti d'interesse, variopinti peccati capitali. Ma la
verità è che la costituzione non dice proprio nulla in proposito.
Dice solo che il capo dello stato nomina il capo del governo e, su
proposta di questo, i ministri. Ma se si rifiuta di nominarli? Stando
alla lettera della Costituzione, non c'è nulla che glielo possa
impedire. Stando al suo spirito, tutt'al contrario, quello che è
successo è una gravissima aberrazione costituzionale. Noi siamo una
democrazia parlamentare. Solo il parlamento, che è l'immediata
espressione del popolo, ha il potere di scegliere chi ci governerà .
Spingendosi a impedire la formazione di un governo che contava su una
solida maggioranza parlamentare, Mattarella ha violato i principi più
essenziali del nostro assetto costituzionale. Questo governo potrà
non piacerci perché è parafascista, o perché è cattivista, o
perché è troppo strano e originale, ma ha la maggioranza in
parlamento: e questa è la democrazia. Eppure, un uomo dall'animo
tutt'altro che autoritario come Mattarella ha potuto fare tutto
questo invocando i suoi poteri costituzionali.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ebbene, qual è la lezione da trarne?
La lezione che se ne dovrebbe trarre è che il nostro dettato
costituzionale in materia di formazione del governo e di poteri del
presidente della repubblica è debole, ambiguo e potenzialmente
pericolosissimo. Non è un caso se un tipo come Di Maio ha potuto
proclamare un giorno che “i ministri li sceglie il presidente”, e
il giorno dopo che il presidente andava messo in stato d'accusa
perché pretendeva di scegliere i ministri. La figura del capo dello
stato disegnata dalla nostra carta è erede diretta di quella del
sovrano nello statuto albertino e nella prassi costituzionale della
monarchia. Da qui una quantità di aporie. Perché mai il governo
giura davanti al presidente, anziché davanti al parlamento, da cui
trae la sua legittimazione? E perché mai giura e assume i suoi
poteri <i>prima</i><span style="font-style: normal;"> del voto di
fiducia? Di più: perché mai un presidente dal ruolo talmente
“formale” che nessun atto da lui compiuto “è valido se non è
controfirmato dai ministri proponenti” (art. 89), dovrebbe avere il
potere di autorizzare la presentazione dei disegni di legge
governativi (art. 87, c. 4)? E se non li autorizza? Nulla è detto. E
che succede se si rifiuta di emanare i decreti con forza di legge
(art. 87, c5)? Non si sa. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Nel
silenzio della carta, i costituzionalisti si sono largamente
esercitati a qualificare e delimitare i poteri del presidente, a
distinguere quelli “formali” da quelli “sostanziali” e così
via: ma quanto è accaduto dimostra a chiare lettere che le
interpretazioni sono solo opinioni, che altre opinioni possono
smontare a piacimento.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Il
fatto è che un presidente che prendesse alla lettera i poteri che
gli sono attribuiti potrebbe paralizzare l'azione del governo
rifiutandosi di autorizzare i disegni di legge e di emanare i
decreti, oppure scegliere i ministri e il capo del governo che gli
aggradano, oppure addirittura, invocando la prassi, insediare a tempo
indeterminato esecutivi senza fiducia rifiutandosi di sciogliere le
camere, oppure ancora sciogliere le camere a suo piacimento senza
alcun vincolo di motivazione (art. 88). Insomma potrebbe diventare un
vero despota senza violare il dettato costituzionale. Intendiamoci:
nulla di tutto questo accadrà mai finché c'è un Mattarella al
Quirinale. Ma se ci fosse, che so, un Salvini? O un Berlusconi dei
bei tempi andati? A poco varrebbero le arcigne sentenze dei
costituzionalisti o le indignate mobilitazioni di piazza, se il
despota avesse il consenso che certi despoti sanno suscitare. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Corrono
tempi incerti e tempestosi. Quello che ieri sembrava impossibile,
domani può diventare realtà. Davanti a questi rischi, se mai si
formasse in parlamento una salda maggioranza veramente preoccupata di
salvaguardare la democrazia, piuttosto che i propri interessi di
breve periodo, quella maggioranza farebbe bene a ridefinire e
delimitare i poteri del presidente della repubblica nella
costituzione. E già che c'è, prima di tutto, farebbe bene a
rivedere l'articolo 138, imponendo i due terzi per qualsiasi modifica
costituzionale. Tira aria di repubblica presidenziale, in certi
ambienti. Ricordiamoci che Mussolini fu eletto, e Hitler pure.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-45587834760844113152018-05-24T13:57:00.001+02:002018-05-24T15:31:55.727+02:00Nasce bene o nasce male il governo più originale?<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nasce adesso, con l'incarico a Giuseppe
Conte, l'avventura del nuovo governo giallo-verde.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Difficile negare che si tratti del
governo più originale di tutta la storia d'Italia. In questo senso
ha ragione il buon Di Maio: è stata una giornata storica. Questo è
forse il governo più atteso alla prova dai tempi lontani di Alcide
De Gasperi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ed è atteso fra la gente, direi, più
con benevola curiosità che con accigliata preoccupazione, perfino
fra quella buona metà dei votanti che non aveva scelto né il giallo
né il verde.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A ben guardare, il processo che ha
portato alla sua formazione ha presentato, in barba alle critiche di
tanti pensosi licurghi, alcuni aspetti piuttosto incoraggianti.
Apprezzabile è stata l'idea di prendere le mosse non dalla
negoziazione su una qualche figura di conducator con la sua corte di
arcangeli sitibondi di potere, ma piuttosto da un accordo di
programma che, nonostante l'etichetta riesumata, è stato almeno
qualcosa di più serio dei vesposi “contratti” di berlusconiana
memoria. Già questo basterebbe a tirare un sospiro di sollievo:
forse siamo usciti per sempre da quei tempi funestati dall'incombere
del leader candidato a condurci alla salvezza in virtù dei suoi
poteri sovrumani. In politica il <i>cosa</i> s'intende fare dovrebbe
contare sempre assai di più del <i>chi</i> lo intende fare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E il giudizio sul cosa, è bene tenerlo
sospeso fino alla prova dei fatti, anche se è chiaro che, in questo
caso, qualunque ragioniere di campagna avrebbe qualche ragione di
inarcare il sopracciglio. Tutto sommato, si può forse sperare che
certe divergenti aspirazioni verdi e gialle finiscano per
neutralizzarsi a vicenda, proteggendoci dagli spropositi più gravi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Restiamo dunque ad aspettare. Nel
frattempo, tuttavia, non si può non rilevare che nel breve volgere
della sua giornata storica, il suddetto Luigi Di Maio è riuscito a
inanellare una dopo l'altra ben tre originali stranezze che non
dovrebbero passare inosservate.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Prima stranezza: assediato dai
giornalisti, Di Maio dichiara enfaticamente che “questo è un
governo votato”. Governo votato? A quanto pare è diventato di moda
dimenticare che, nella nostra Costituzione, non si eleggono governi,
ma parlamenti. All'interno dei quali si formano maggioranze che
esprimono governi col voto di fiducia. In questa luce, il nuovo
governo non ha nulla di originale: è perfettamente legittimo e
normale. Non è per nulla in linea, al contrario, con la moda a cui
Di Maio presta ossequio. Questo governo non lo ha votato proprio
nessuno. Non gli elettori della Lega, che credevano di scegliere una
coalizione di destra, né gli elettori dei cinquestelle, che si erano
visti presentare una squadra di governo, improbabile ma
completissima, che formava parte integrante della loro proposta
politica. Tutto questo dovrebbe essere evidente anche al più ottuso
ragioniere di campagna. Quel che potrebbe preoccupare è che Di Maio
si senta in diritto di proclamare verità contrarie ad ogni evidenza
confidando che nessuno se ne accorga. In questo rassomiglia vagamente
a Berlusconi, a Renzi, a Trump: non tanto originale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Seconda stranezza: più tardi,
nuovamente sotto assedio, Di Maio dichiara convinto che “i ministri
li sceglie il presidente della repubblica”. Questa è davvero
originale. La nostra Costituzione non dice affatto che il capo dello
stato <i>sceglie</i><span style="font-style: normal;"> i ministri.
Dice che li </span><i>nomina</i><span style="font-style: normal;"> su
proposta del capo del governo. Ma il capo dello stato non nomina
proprio nessuno se non è certo che ci sia una maggioranza in
parlamento disposta ad avallare quella nomina col voto di fiducia. La
scelta dei ministri deve essere espressione della volontà del
parlamento e non di quella del capo dello stato: altrimenti saremmo
in America. Di Maio, a quanto pare, non si accorge, per di più, che
la sua originale teoria è in flagrante contrasto con la prima
stranezza di cui sopra. O forse confida che nessuno se ne accorga.
Anche in questo, rassomiglia vagamente a Berlusconi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Terza
stranezza: è nata la Terza Repubblica. Ohibò! Credevamo di vedere
un governo coraggiosamente appuntato sugli spilli di una maggioranza
piuttosto risicata, potenzialmente inviso a poteri formidabili,
affidato all'incerta garanzia del Quirinale, minacciato dalle furie
dei mercati, destinato a destreggiarsi arditamente fra le speranze e
il baratro del debito, un governo sulla cui durata anche i più
accesi sostenitori esiterebbero a scommettere una fortuna, un governo
chiamato ad essere consapevole di avere davanti sfide durissime, che
richiedono smisurata intelligenza, immensa chiarezza d'intenti,
titanica determinazione. E invece ci si annuncia, prima ancora di
cominciare, che siamo già entrati in una nuova era, come il pugile
che annuncia la vittoria prima ancora di accedere sul ring. Ma, di
grazia, che era è questa? Un'era giallo-verde in cui regnerà
incontrastata la concordia dei leghisti e dei grillini? Un'era in cui
i ministri saranno scelti dal capo dello stato? Un'era in cui i
governi saranno finalmente “votati” come questo? O un'era in cui
saremo tutti ricchi e contenti, liberi finalmente dal bisogno, dalle
tasse, dall'Europa, dalla casta e dai perfidi migranti?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Ma non
è il caso di ironizzare. Questo governo è una cosa seria,
nonostante tutto. I grillini avevano già compiuto un autentico
miracolo, dimostrando che in barba ai poteri forti, in barba al
controllo dei media, in barba a Morgan Stanley e ai torbidi neo-con,
la democrazia vive ancora ed è più forte, e una forza politica nata
dal nulla può aspirare al governo di un paese. Adesso sono chiamati
ad un altro miracolo: ammalati di inguaribile ottimismo, non vogliamo
escludere che ce la possano fare.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">In
questa difficile sfida, la fantasia può essere di aiuto: ma ci vuole
soprattutto serietà. La Terza Repubblica sarebbe meglio lasciarla
stare, insieme a tutti i trionfalismi, alle manipolazioni del diritto
e del buon senso, ai discorsi contrari all'evidenza. Queste cose ci
ricordano Renzi, Berlusconi e Donald Trump: proprio nulla di
originale.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-31625301405961229292018-03-27T07:53:00.001+02:002018-03-27T11:20:25.515+02:00L'espulsione obtorto collo dei diplomatici russi: un altro passo verso il cataclisma?<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un altro passo verso la guerra aperta,
un'altra mossa verso il cataclisma.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'espulsione di oltre cento diplomatici
russi annunciata dagli Stati Uniti seguiti da altri venti paesi,
quindici dei quali dell'Unione Europea, rappresenta, come ha
dichiarato esultante il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson
“la più grande espulsione collettiva di agenti dell'intelligence
russa della storia”.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' una mossa evidentemente destinata a
portare alle stelle la tensione fra Russia e Occidente. Per
l'ambasciatore russo a Washington Anatolij Antonov, questo è il
colpo che “distruggerà quel poco che è rimasto dei legami fra
Russia e Stati Uniti”, riferisce <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-03-26/spia-avvelenata-europa-e-usa-espellono-decine-diplomatici-russi-145955.shtml?uuid=AEF6mqNE">Il
Sole 24ore</a>.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Viviamo un momento in cui la
formidabile massa di armamenti accumulata dall'Occidente a ridosso
delle frontiere russe, a fronte della massa non meno formidabile
accumulata dalla Russia stessa, sta rischiando seriamente di
travolgere in una conflagrazione generale l'Occidente e il pianeta
intero. Davanti a questa spaventosa polveriera che aspetta solo la
sua miccia accesa, era proprio necessario un passo simile? E
soprattutto, era davvero giustificato?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Com'è noto, il passo è stato preso in
seguito alla decisione del governo britannico di ritenere la Russia
responsabile dell'attacco a Serghey Skripal, l'ex-agente russo
avvelenato con gas nervino insieme alla figlia Yulia il 4 marzo
scorso in Inghilterra.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Due considerazioni si impongono:</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
1) I nostri ordinamenti occidentali
prevedono, davanti ad un reato, una serie di complesse procedure per
le quali la parte accusatrice e l'accusato hanno il diritto e il
dovere di comparire davanti ad un certo sacerdote della giustizia
chiamato giudice, autonomo da entrambi e <i>dal governo</i><span style="font-style: normal;">,
il quale, spesso addobbato in solenni abiti cerimoniali, deve
valutare attentamente le ragioni di entrambi, pesare prove e indizi
secondo rigorose norme procedurali e pronunciare infine una sentenza,
contro la quale si potrà ricorrere con procedimenti che possono
durare vari anni prima di arrivare a un verdetto definitivo fino al
quale nessuno può essere ritenuto colpevole. Tutte queste complesse
procedure vengono applicate rigorosamente anche a casi assai meno
gravi di un tentato omicidio: perché sono ritenute indispensabili
per ottenere una decisione che sia conforme a giustizia ed equità.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">E' il
principio del </span><i>due process of law</i><span style="font-style: normal;">,
inventato proprio in Gran Bretagna, che costituisce un pilastro
essenziale del sistema dei diritti costituzionali negli stati
democratici, il quale si fonda innanzitutto sul concetto che “la
responsabilità penale è personale”, come recita l'art. 27 della
nostra Costituzione. Formula un po' oscura che significa che solo una
precisa persona fisica, un individuo in carne e ossa, può essere
accusato di un reato. E non un'organizzazione, un ente, un qualunque
soggetto impersonale. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Ebbene,
cosa abbiamo in questo caso? Non è stato ancora nemmeno sospettato
alcun individuo preciso. Il legittimo procedimento penale è appena
alle fasi iniziali. Non c'è, per ammissione dello stesso governo
britannico, alcuna traccia di prove certe. Eppure abbiamo un governo,
non un giudice, che dichiara colpevole del delitto un altro governo,
non un individuo, ed applica contro di esso una sanzione di grande
rilevanza giuridica e politica, una sanzione che mette a repentaglio
la sicurezza e la pace di tutto un continente, in barba al principio
della responsabilità personale, in barba al principio dell'equo
processo, in barba ai fondamenti stessi dei nostri democratici
ordinamenti. E abbiamo altri venti paesi che ne seguono l'esempio,
sotto la luminosa guida degli Stati Uniti di quel pagliaccio matto di
Donald Trump. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Dobbiamo
ritenere che questi paesi abbiano valutato attentamente, a nostra
insaputa, gli elementi disponibili a carico dei russi? Ebbene no. Non
hanno valutato proprio niente. Hanno solo deciso di essere solidali
con la Gran Bretagna, che ha ritenuto “altamente probabile” il
coinvolgimento della Russia. Il presidente del Consiglio UE Donald
Tusk ha creduto di apportare l'argomento decisivo e incontrovertibile
quando ha dichiarato solennemente ieri che “non ci sono altre
spiegazioni possibili”, al di fuori del coinvolgimento russo. E qui
veniamo al secondo punto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">2) Non
ci sono altre spiegazioni possibili? Beninteso, per quanto ne
sappiamo, è perfettamente possibile che una responsabilità del
governo russo ci sia. E' falso, tuttavia, che non ci siano altre
spiegazioni possibili. Stiamo parlando di servizi segreti. Viviamo in
un paese in cui elementi dei servizi segreti non hanno esitato ad
architettare stragi che hanno ucciso dozzine e dozzine di persone
allo scopo di addebitarne la responsabilità a chi ritenevano
avversari politici. L'arte di commettere misfatti per poi accusarne
chi si vuole colpire è un'arte che è stata largamente praticata dai
servizi segreti di molti paesi. Per esempio, sembra “altamente
probabile” che alcuni attacchi al gas nervino in Siria siano stati
compiuti dai ribelli sotto la guida di servizi stranieri allo scopo
di addebitarli ad Assad. E i “casi dubbi” di questo genere non
sono pochi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Guardando
le cose con il dovuto distacco, non si può certo escludere a priori
che un qualche elemento di qualche servizio ostile alla Russia abbia
architettato questo delitto proprio allo scopo di addebitarglielo. E'
una pura ipotesi, ovviamente. Ma, allo stato attuale delle cose, è
un'ipotesi almeno altrettanto plausibile dell'altra. Anzi forse
appena un pochino di più: perché, mentre non è tanto chiaro che
interesse potesse avere la Russia ad eliminare un personaggio che non
era certamente più in grado nuocere, l'eventuale interesse opposto è
più che chiaro. E, purtroppo, la grande fretta con cui si è
proceduto a trarre sommarie conclusioni ed imporre inflessibili
sanzioni non contribuisce certo a dissipare ogni sospetto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Dunque
qualche altra spiegazione è, per lo meno, “possibile”. E
certamente sarebbe stato assai meglio aspettare evidenze più certe
prima di fare passi così gravi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">E'
quello che, stando alle indiscrezioni dello <a href="https://www.huffingtonpost.it/2018/03/26/caso-ex-spia-russa-litalia-ha-espulso-i-diplomatici-russi-obtorto-collo_a_23395673/">Huffington
Post</a>, sembra pensare il governo italiano. Il quale, a quanto pare, “</span>ha
fatto resistenza, riuscendo a stoppare l'iniziativa anglo-tedesca,
ben vista dall'altra parte dell'Oceano" diretta ad inasprire le
sanzioni contro la Russia. Secondo fonti della Farnesina l'Italia ha
ceduto <i>obtorto collo</i><span style="font-style: normal;"> alle
pressioni degli alleati. Salvini e Meloni, da parte loro, erano
subito insorti contro il provvedimento di espulsione. Ma secondo
queste fonti non sono certo i soli ad essere scontenti. “C</span>'è
una visione "trasversale" comune alle maggiori forze
politiche italiane: ognuna con le proprie motivazioni e accenti, il
Movimento 5 Stelle, la Lega di Salvini, il Pd e Forza Italia
convergono nel ritenere la Russia un interlocutore che non può e non
deve essere messo all'angolo”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Che si possa sperare, per una volta,
che il nostro paese si faccia davvero promotore di pace?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-42629546330508433082018-03-22T03:40:00.000+01:002018-03-23T21:52:38.006+01:00Caso Zucca: il capo della Polizia tira fuori una grossa bugia<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Oggi, 21 marzo 2018, equinozio di
primavera, il capo della Polizia della Repubblica Italiana ha
pronunciato una flagrante menzogna davanti alla stampa, ai media e a
tutto il popolo italiano.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Franco Gabrielli stava manifestando la
sua alta indignazione per le parole del sostituto procuratore
generale di Genova Enrico Zucca, già pubblico ministero al processo
per le torture della scuola Diaz, il quale, davanti alla madre di
Giulio Regeni, aveva osato sostenere che è difficile pretendere che
l'Egitto ci consegni i suoi torturatori, quando noi teniamo i nostri
torturatori ai vertici della polizia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Zucca si riferiva al fatto che diversi
responsabili di quei tristi e indimenticabili episodi, pur essendo
stati riconosciuti colpevoli e condannati per i loro misfatti, sono
stati reintegrati nelle loro funzioni e addirittura promossi a
posizioni di alto livello nella Polizia di Stato, non appena scaduti
i termini dell'interdizione dai pubblici uffici conseguente alle
condanne penali.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Zucca non diceva fantasie. Appena tre
mesi fa, nel dicembre 2017, Gilberto Caldarozzi, condannato e
riconosciuto responsabile dei depistaggi relativi alle false molotov
introdotte ad arte dai poliziotti nella scuola Diaz, è stato
nominato dal Ministero degli Interni di Marco Minniti a numero due
della Direzione Investigativa Antimafia. Pietro Troiano, colui che
materialmente introdusse quelle molotov, è stato posto a capo del
centro autostradale operativo della polizia di Roma, che non è un
ufficio tecnico qualsiasi, ma un nodo nevralgico dei servizi
d'informazione, poiché è in grado di identificare, attraverso il
sistema Tutor, chiunque transiti in autostrada nei dintorni della
capitale. Franco Gratteri era capo della Direzione centrale
anticrimine quando, nel luglio 2012, la Cassazione confermava in via
definitiva la sentenza che lo riconosceva fra i primi responsabili di
quei fatti, mentre Giovanni Luperi, responsabile e condannato come
lui, era addirittura a capo del dipartimento analisi dell'Aisi, il
servizio segreto interno: entrambi non sono stati reintegrati allo
scadere dei cinque anni solo perché nel frattempo avevano superato i
limiti d'età. Altre notizie analoghe su altri condannati si trovano,
per esempio, <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/g8-anche-il-poliziotto-delle-molotov-fa-carriera-nella-stradale-del-lazio/">qui </a>e <a href="http://www.repubblica.it/politica/2015/04/09/news/promossi_dal_viminale_o_riciclati_come_manager_le_carriere_miracolose_dei_poliziotti_di_genova-111488412/">qui</a> e <a href="http://genova.repubblica.it/cronaca/2017/07/18/news/finiti_i_cinque_anni_di_interdizione_per_i_dirigenti_responsabili_dei_falsi_della_scuola_diaz_alla_cedu_lo_stato_racconta_la-171013641/">qui</a>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Zucca aveva solo osservato che, con
queste credenziali, è difficile pretendere dall'Egitto quello che
noi stessi non siamo capaci di fare: “Lo sforzo che chiediamo a un
paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper
far per vicende meno drammatiche”, aveva detto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non l'avesse mai fatto. “Arditi
parallelismi”, “infamanti accuse”, ha tuonato Gabrielli, che
“qualificano soltanto chi le proferisce”. “In nome di chi ha
dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto”. Ora
noi nutriamo davvero il più alto rispetto per chi ha dato il sangue
e la vita, come Beppe Montana che si stava appunto commemorando in
quel momento, ma non si capisce perché, in virtù di questo,
dovremmo prestare rispetto anche a chi non ha dato né sangue né
vita, ma anzi, al contrario, ha versato il sangue di innocenti in
violazione della legge, della giustizia e della Costituzione.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sì, della Costituzione: che Gabrielli
ha avuto il coraggio di chiamare in causa, sostenendo che quei
personaggi sono stati reintegrati nelle funzioni per cui erano
competenti proprio ai sensi della Costituzione, precisamente
dell'articolo 27. Questo si è sentito in televisione.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco la grossa bugia. Evidentemente
Gabrielli presume che la Carta sia totalmente ignota agli italiani e
che si possa tranquillamente mentire sul suo contenuto senza che
nessuno se ne accorga. Perché l'articolo 27 non dice proprio nulla
di simile. Dice, nel testo integrale: “La responsabilità penale è
personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna
definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al
senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte”. Ora si dà il caso che tutti i
personaggi a cui si riferiva Zucca siano stati condannati con
sentenza di Cassazione passata in giudicato nel 2012. Sentenza
definitiva. Dunque cosa c'entra l'articolo 27? Semmai se ne potrebbe
dedurre che sono stati quei poliziotti a tenerlo in non cale,
considerando colpevoli dei ragazzi che non erano nemmeno imputati e
sottoponendoli a trattamenti non proprio conformi al senso di
umanità.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tanto più che la stessa Costituzione
dispone, all'articolo 13, comma 4, qualcosa di ancor più
strettamente attinente al caso in questione: “E' punita ogni
violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a
restrizioni di libertà”. Purtroppo si dà il caso che gli agenti
personalmente responsabili di quelle violenze “fisiche e morali”
non siano stati affatto puniti, perché i reati sono andati in
prescrizione. Forse di questo Gabrielli avrebbe fatto bene a
rammaricarsi, se fosse un funzionario che esercita le sue funzioni
“con disciplina e onore” e tenesse dunque fede ai supremi
principi dello stato di diritto, per i quali qualunque potere dello
stato deve essere sottoposto alla legge e non ritenersi, come appare
dalle sue dichiarazioni, al di sopra di ogni regola perché veste una
divisa. Forse avrebbe fatto bene a scalare di un numero e richiamare
piuttosto l'articolo 28, che dice papale papale: “I funzionari e i
dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli
atti compiuti in violazione di diritti”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non lo ha fatto. Ha dichiarato invece:
“Noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno, noi
sappiamo riconoscere i nostri errori”. I fatti lo contraddicono:
quegli agenti sono rimasti impuniti, quei funzionari sono stati
promossi. Non in virtù della Costituzione, ma di una concezione del
Potere che è in flagrante contrasto con Costituzione stessa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Concezione che, purtroppo, non è
certo solo sua. Il presidente della prima commissione del Consiglio
Superiore della Magistratura Antonio Leone ha chiesto l'apertura di
una pratica a carico di Zucca per valutare se sia il caso di
sottoporlo a trasferimento d'ufficio. Staremo a vedere come andrà a
finire. Forse finirà proprio come nel 2016, quando una identica
pratica a carico dello stesso Zucca per dichiarazioni del tutto
simili fu archiviata senza rumore e senza conseguenze.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quella concezione, per fortuna, non è
condivisa da tutti. Valeria Fazio, Procuratore generale di Genova ha
dichiarato: “Il collega Zucca ha fatto un discorso molto articolato
e pienamente condivisibile. Sono dispiaciuta per le incomprensioni,
ma il suo intento non era certo quello di fare paragoni inappropriati
tra uno Stato democratico e una dittatura”. Magistratura
Democratica ha espresso a Zucca la sua solidarietà, affermando che
“non è oltraggioso per la polizia ricordare che a Genova ci fu
tortura”. I genitori di Giulio Regeni manifestano a Zucca “stima
e gratitudine” per “un intervento preciso e equilibrato”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E noi restiamo qui ad aspettare. La
polizia è una cosa seria, non è un'accozzaglia di torturatori. Ci
sono migliaia di poliziotti e carabinieri che fanno il loro dovere
tutti i giorni in difesa dei cittadini e dello stato, senza credere
di poter tenere in spregio la legge, la giustizia e la Costituzione.
E' triste che i grandi principi dello stato di diritto nati dalla rivoluzione inglese, dalla rivoluzione francese, dalla
rivoluzione americana e dal nostro risorgimento debbano essere
calpestati proprio dai più alti rappresentanti delle istituzioni
repubblicane. Il problema non è solo Gabrielli: è quella concezione
del Potere. Arcaica, malefica, dura a morire, ma destinata a
tramontare perché appartiene ad un cupo passato e non al futuro che
questa nostra epoca si merita. Aspettiamo a vedere se il prossimo
governo ne resterà ancora schiavo come i suoi predecessori.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-59155600504478857292017-04-08T15:24:00.005+02:002018-03-22T03:51:35.602+01:00Tortura impunita, Costituzione tradita<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il reato di tortura non è legge, ma
pochi sanno che è Costituzione.</div>
Sei delle 65 vittime delle incredibili
violenze di Bolzaneto in occasione del G8 di Genova del luglio 2001 hanno accettato il risarcimento di 45.000 Euro offerto dallo stato
italiano e sono uscite dal processo in corso presso la Corte Europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo. Le altre 59 vittime hanno rifiutato: vogliono arrivare ad una nuova sentenza che, dopo quella di
due anni fa, torni ad imporre all'Italia l'adozione di una legge
sulla tortura.<br />
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molti hanno ricordato in questa
occasione che, dopo la precedente sentenza, una legge in materia fu
discussa in parlamento, ma alla fine fu archiviato con un nulla di
fatto anche il morbidissimo testo nato da un vergognoso compromesso
che non configurava la tortura come reato specifico delle forze di
polizia, ma solo come un illecito generico, rendendo la norma
praticamente superflua rispetto alle già esistenti disposizioni del
codice penale. Un testo che per di più non attribuiva al reato di
tortura il carattere di crimine contro l'umanità che lo avrebbe reso
imprescrittibile, ma lo lasciava soggetto all'ordinaria disciplina
della prescrizione grazie alla quale diversi responsabili degli
orrori di Bolzaneto e della Diaz sono sfuggiti alla condanna.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molti hanno sottolineato con una certa
indignazione che già la precedente senteza di Strasburgo imponeva
entrambe le cose. Ma, curiosamente, nessuno sembra ricordare che una
legge sulla tortura come specifico reato di polizia ci è imposta in
realtà, assai prima che dalla corte europea, dalla nostra carta
costituzionale.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il comma 4 dell'art. 13 recita infatti
limpidissimamente: “E' punita ogni violenza fisica o morale sulle
persone comunque sottoposte a misure di restrizione della libertà
personale”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non è una disposizione relegata in
qualche oscuro angolino della carta. E' nel primo articolo della
Parte Prima, quello che disciplina l'<i>habeas corpus</i>,
il più antico e fondamentale dei diritti civili. Un articolo
interamente diretto a tutelare <i>tutti</i>,
cittadini o stranieri che siano, contro gli eventuali abusi delle
forze di polizia e non contro i misfatti di qualche criminale.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quel
quarto comma fu intensamente discusso nella sottocommissione della
Costituente che finì per approvarne il testo. Su impulso dei vari
membri che avevano subito di persona le violenze della polizia
fascista, fra cui lo stesso Palmiro Togliatti, fu approvato nella
forma più ampia, più radicale e più esplicita, contro tutti i
tentativi di quanti proposero di limitarne la portata ai casi di
effettiva detenzione, o di violenza fisica grave e così via.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fu una
grande vittoria della libertà. E' molto triste che, a settant'anni
di distanza, quella vittoria sia ancora tradita.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-40275536642325997982016-12-02T06:49:00.000+01:002016-12-02T07:27:54.022+01:00Il cammino che inventò la libertà<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lo ha detto Prodi, è doveroso. E poi
lo ha detto pure mio fratello. A due giorni dal voto non posso fare a
meno di rendere noto al colto e all'inclita che cosa farò al
referendum. Ebbene, sì: voterò no.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma niente paura: non mi lancerò in
un'ennesima analisi sui pro e i contro degli allegri viaggi a Roma
dei consiglieri-senatori, dei tortuosi quorum per le elezioni
presidenziali, dei travagli delle firme per future petizioni
popolari, dei prosastici misteri dell'articolo 70 o le tenebrose
prescrizioni del 117. Dirò solo, e brevemente, quattro cose, cioè
esattamente due più due.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
1) Vincesse il No, come sembra
probabile, Renzi non deve dimettersi. Non solo perché sarebbe
un'incongruenza politica e istituzionale, dato che il voto non è sul
governo. Ma soprattutto perché sarebbe un grave danno per le
prospettive di costruzione di una nuova sinistra in Italia. Se Renzi
se ne andasse adesso, ci sarebbero ben poche speranze di ottenere,
con o senza elezioni, un governo migliore del suo. Questo perché a
sinistra continua ad incombere il vuoto. Per uscire dalla palude, è
indispensabile che in questo paese si formi a sinistra del Pd una
nuova grande forza illuminata, ispirata da nuovi pensieri piuttosto
che da antichi rancori, concreta e visionaria al tempo stesso, capace
di accendere speranze ed entusiasmi invece di seminare odio e paura,
guidata da idee forti, serene e chiare, radicate nel sogno
democratico che fondò questa repubblica e al tempo stesso proiettate
nel futuro. Una sinistra capace di unire tutti quelli che sperano in
un mondo più giusto e una vita più bella per tutti. Di ciò per il
momento non c'è traccia. Cadesse Renzi, si aprirebbe una sarabanda
confusa e frenetica il cui esito nessuno può prevedere. L'astuto
Matteo ha capito che il timore di questo pericolo è uno dei motivi
più forti che possono spingere alcuni a votare a suo favore ed è
tornato ad agitare ambiguamente questa minaccia-- ambiguamente,
perché sa bene che, per altri che non lo amano, la speranza di
vederlo sparire è una miccia forse ancor più capace di accendere le
polveri del No. Che Renzi resti: ci darà il tempo di maturare
un'alternativa che adesso non c'è</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
2) Vorrei poi sgombrare il campo da un
curioso equivoco che è diventato talmente diffuso da partorire
un'autentica leggenda. Quella secondo cui la Sacra Prima Parte della
Costituzione non può essere modificata, mentre la tabaccosa seconda
parte, zeppa solo di regolucce burocratiche, la si può strapazzare a
piacimento. Come se ci fosse una Ipercostituzione che conferisce i
Sacri Diritti e tanto basta, e poi una subcostituzione che si
arrabatta con governo, parlamento, presidenti, consigli e corti varie
che si possono smontare e rimontare senza danno. E' una colossale
fesseria. E' la seconda parte della Costituzione quella che
stabilisce in quali modi e con quali garanzie si esercita davvero la
proclamata sovranità del popolo: è proprio cambiando quella che si
può cancellare la democrazia trasformandola in un vuoto simulacro.
La seconda parte della Costituzione è quella che istituisce i tre
poteri dello stato e definisce i loro limiti, è quella che assicura
che il potere sia sottomesso alla Regola ed esercitato nell'interesse
di tutti e non in quello di chi comanda. La Seconda Parte della
Costituzione è più sacra ancora della Prima: come quella, può
essere cambiata, ma solo con tutta la cautela ed il timore con cui si
maneggiano le cose sacre.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
3) Per esempio, la prima cosa da fare
sarebbe rivedere l'articolo 138, quello che stabilisce come si cambia
la Costituzione. Siamo uno dei pochi paesi a costituzione
novecentesca che consente di cambiare la legge fondamentale con la
semplice maggioranza. C'è il referendum, si dirà: ma il referendum
decide appunto a maggioranza, e senza quorum. Consentire alla
maggioranza, del parlamento o del popolo che sia, di cambiare la
Costituzione significa consentirle, se vuole, di stravolgere ogni
regola e sfigurare la democrazia. Hitler e Mussolini ebbero con sé
la maggioranza, e non di poco. Consapevoli di tutto questo, i
vituperati politici della prima repubblica non si azzardarono mai a
modificare la Carta senza i due terzi del parlamento. Non tutti
sanno, a quanto pare, che solo una volta si è avuta una modifica a
maggioranza assoluta: quella del Titolo Quinto nel 2001. Berlusconi
ne tentò un'altra nel 2005, ma fallì il referendum. Ricordo che
allora il Pd (o i Ds, o come si chiamava quella settimana) dichiarò
solennemente che era stato un grave errore cambiare il Titolo V senza
i due terzi e che urgeva modificare l'articolo 138 per renderli
inderogabili. Non fu fatto. E adesso Renzi ci riprova. Se gli riesce,
sarà un precedente pesante come una montagna. Chiunque vinca le
elezioni, si sentirà in potere di mettere le mani sulla carta
(pardon, sulla seconda parte...) a suo piacimento. Come dire che chi
vince il campionato può cambiare le regole del calcio: noi giochiamo
in dodici, tutti gli altri in dieci. Basterebbe questo, per dare a
chiunque un'eccellente ragione per votare un grosso No a questo
pericolo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
4) Ed eccoci all'ultimo punto. Non sono
fra quelli che vedono in questa sgangherata riformazza la fuoruscita
dalla democrazia. Ci vuole altro. Ma è vero che da anni tira un'aria
per tutto l'Occidente che muove in direzione del rafforzamento dei
governi a sfavore degli altri poteri, a cominciare dal parlamento. Ci
vogliono, si dice, governi capaci di decidere senza inutili intralci.
Veloci e spediti come il focoso destriero che sognava il tremendo
Berlusconi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ebbene, vorrei ricordare sommessamente
che la democrazia moderna è nata, in Inghilterra e in America,
proprio <i>contro</i> l'arbitrio dell'esecutivo, proprio per <i>limitare</i>
i suoi poteri. Perché l'esecutivo, nonostante il nome minimalista
che gli fu dato proprio per sminuirlo, è il vero potere di comando
sul paese, quello che ha in mano le due grandi leve del comando
stesso: il pubblico denaro e la forza armata dello stato. Per questo
l'impresa della democrazia, il suo miracolo, sta tutto nell'essere
riuscita ad innalzare un'architettura di regole e di vincoli che ha
<i>incatenato</i> il potere
di comando fino a sottometterlo alla volontà di tutti. Questa
riforma non smantella quell'architettura (che sta tutta nella Seconda
Parte), ma, questo è certo, muove un passo in quella direzione. E
ben altri ne avrebbe mossi, se non fosse stata frenata ai primi
colpi. Ebbene questo passo non si deve muovere, non è di questo che
abbiamo bisogno. Ed ecco un'altra ottima ragione per dire un tondo No
a questo progetto. Non stiamo a ripercorrere all'indietro il cammino
che inventò la libertà.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-51358979502130407852016-11-18T12:54:00.000+01:002016-11-18T13:01:49.228+01:00Il papa ferreamente censurato: questa volta aveva proprio esagerato<div style="margin-bottom: 0cm;">
Che il papa si permetta di ricevere
tutti insieme, e in pieno Vaticano, una banda di personaggi come
Vandana Shiva, Ignacio Ramonet di Le Monde Diplomatique,
Pepe Mujicas, audace ex-presidente dell'Uruguay, Joao Pedro Stedile dei Sem Terra, e fra gli italiani,
un ribelle di mestiere come Vittorio Agnoletto, un prete ribelle come
Luigi Ciotti, un sindaco ribelle come Renato Accorinti, dovrebbe
essere di per sé una notizia da prima pagina in qualsiasi paese che
goda piena libertà di stampa. Non in Italia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<a name='more'></a>L'evento in sé era abbastanza
straordinario, abbastanza stupefacenti le parole pronunciate da
Francesco all'indirizzo di questi signori, ma più stupefacente di
tutto è la ferrea censura a cui è stato sottoposto l'avvenimento da
parte dai media italiani. Il Terzo Incontro Mondiale dei Movimenti
Sociali è stato praticamente ignorato da stampa e televisione di
casa nostra.
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dal 2 al 4 novembre, circa duecento
esponenti di movimenti di sessanta paesi, tutti più o meno derivati
dal moto “neo-global” dei primi anni Duemila, hanno animato in
Vaticano incontri e seminari, producendo diversi documenti. Poi il 5
novembre, si sono aggiunte oltre tremila persone che hanno ascoltato
il discorso di chiusura del papa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Insomma, una solenne assise mondiale,
non qualche innocua chiacchierata a quattr'occhi. Che i media, quasi
all'unisono, siano riusciti a far passare inosservato un evento
simile, è per lo meno inquietante: c'è da chiedersi quali siano e
come funzionino i meccanismi di censura che riescono a mettere in
ombra perfino a un personaggio di rilievo mondiale come il vescovo di
Roma. Se pensiamo soltanto alla grancassa con cui il TG1-TelePapa
accompagnava in passato anche il minimo starnuto di certi papi, non
si può non restare stupiti. Quello che dobbiamo dedurre da questo
episodio è che questi meccanismi di censura esistono, sono
potentissimi e condizionano pesantemente il diritto all'informazione
in Italia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Che cosa aveva detto il papa per
suscitare questa reazione?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ebbene, sì, aveva detto qualcosa di
sovversivo. Rivolto a questa assemblea di ribelli, aveva parlato
della “necessità di un cambiamento, un cambiamento di strutture”;
aveva indicato con precisione “alcuni compiti imprescindibili”,
cioè: “ 1. mettere l’economia al servizio dei popoli; 2.
costruire la pace e la giustizia; 3. difendere la Madre Terra”;
aveva precisato: “noi che oggi siamo qui, di origini, credenze e
idee diverse, potremmo non essere d’accordo su tutto, sicuramente
la pensiamo diversamente su molte cose, ma certamente siamo d’accordo
su questi punti”.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fin qui, forse, niente di tremendamente
temibile. Ma poi, dopo aver sostenuto che “chi governa il mondo è
il denaro”, spiegava che lo fa “con la frusta della paura”. E
aggiungeva parole di fuoco:</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“C’è – l’ho detto di recente –
c’è <i>un terrorismo di base </i>che
deriva dal<i> controllo globale del denaro sulla terra </i>e
minaccia l’intera umanità. Di questo terrorismo di base si
alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il
terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano
terrorismo etnico o religioso”.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non è temibile all'orecchio dei
potenti sostenere che la radice di tutti i terrorismi non è la
cattiveria dei fanatici, ma il controllo globale del denaro sulla
terra? Il papa mette il dito sulla piaga, per questo deve essere
censurato. E peggio ancora: aggiunge che la paura dei terroristi
fanatici che i potenti della terra all'unisono fanno di tutto per
instillarci a piene mani, non è che lo strumento di questo dominio:
“La paura viene alimentata, manipolata… Perché la paura, oltre
ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci
indebolisce, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci
anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci
rende crudeli”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E, rivolgendosi a quell'accolita di
impenitenti ribelli: “Non mi stupisce che anche voi a volte siate
sorvegliati o perseguitati, né mi stupisce che ai superbi non
interessi quello che voi dite”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Francesco mette bene in chiaro con chi
ce l'ha. Ce l'ha con “l'enorme potere dei gruppi economici e
mediatici” che mette a repentaglio la democrazia. Ed è molto
preciso nell'indicare la strada: “Non si risolveranno i problemi
del mondo” finché non si rinuncerà “all’autonomia assoluta
dei mercati e della speculazione finanziaria”. Ovviamente vuole
dire che finché i mercati avranno il potere di comandare ai governi,
non ci sono molte speranze. E qui il papa tocca il nocciolo: non si
tratta di dare l'assalto al palazzo d'inverno. Si tratta di mettere
fine ad un meccanismo costruito a partire dagli anni Novanta che, in
barba ad ogni principio di democrazia, ha conferito il potere più
forte nelle mani di pochi potentissimi signori del denaro che agendo
nell'ombra condizionano tutto. E' quello che abbiamo sostenuto in
questo blog da vari anni a questa parte.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma Francesco non si ferma qui.
Rivolgendosi, ricordiamolo, a Ramonet, Agnoletto, Mujicas e compagni,
li esorta ad alzare la voce con queste parole: “Quando voi, dal
vostro attaccamento al territorio, dalla vostra realtà quotidiana,
... dai rapporti da persona a persona, osate mettere in discussione
le “macrorelazioni”, quando strillate, … quando pretendete di
indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si
tollera, non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla
casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che
alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste... Voi,
organizzazioni degli esclusi, ... siete chiamati a rivitalizzare, a
rifondare le democrazie che stanno attraversando una vera crisi. Non
cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori
secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente”.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E questo non è tutto. Chi vuol vedere
il resto (c'è di peggio...) guardi il <a href="http://www.vittorioagnoletto.it/2016/11/discorso-di-francesco-ai-partecipanti-al-3-incontro-mondiale-dei-movimenti-popolari/#more-1755">testo integrale del discorso</a> </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ce n'è abbastanza per far salire il
sangue alla testa a troppi potenti. Ecco perché la censura. Finché
il papa parla di amore e di bontà, tutto bene: ma quando esagera va
messo a tacere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questo episodio dimostra che Francesco
è veramente inviso a molti. Purtroppo, visto qualche precedente,
viene da temere che qualche volenteroso si proponga di metterlo a
tacere in altro modo.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Si ringrazia Vittorio Agnoletto per la segnalazione di questo evento, che altrimenti ci sarebbe sfuggito</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-92027040490742210672016-11-09T07:14:00.001+01:002016-11-09T13:05:20.068+01:00Trump ha vinto – breve cronaca di una notte da incubo<div style="margin-bottom: 0cm;">
h. 4:34 – E' notte fonda. La contesa
si era aperta con notizie di grande afflusso in Florida, che avevano
fatto gioire i democratici, perché da quello stato dipendono in
buona parte le sorti di queste elezioni. Ma adesso la gioia sta
svanendo. Trump sta vincendo dappertutto. Ha preso l'Ohio, che era
cruciale, ha quasi certamente vinto in Florida, che era essenziale,
è avanti in North Carolina, in Georgia, in New Hampshire, in tutti i
<i>swinging states,</i> perfino in Michigan e in Wisconsin che
sembravano in tasca ai democratici.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
<a name='more'></a>h. 4:40 - Arriva solo adesso la
certezza della vittoria di Clinton in Virginia, che doveva essere
scontata.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I futures del Dow Jones crollano di 600
punti: Wall Street non è contenta. Sta succedendo qualcosa di
inverosimile:
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
4:50 – Il Colorado a Clinton. E' in
bilico ancora la Pennsylvania, con lei in vantaggio di un soffio.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:00 – La California a Clinton, come
da tabella. In sospeso Washington e Oregon, che erano in tasca ai
democratici.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:05 – La Borsa di Tokyo perde 4
punti e mezzo, Hong Kong più di 2. Ancora in sospeso Wisconsin e
Michigan che, chi l'avrebbe mai detto, sono diventati gli stati
cruciali: se Hillary perde quelli non ha più speranze. Il destino
del mondo si decide, guarda un po' in Wayne County, chi l'aveva mai
sentita nominare?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:10 – Annuncio fatale: Trump
conquista il North Carolina. Il secondo <i>swinging state</i>
che cade a suo favore. Con questo la strada di Hillary è tutta in
salita. Salita ripida. Un muro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:25 – L'Oregon a
Clinton. Almeno quello. Ci mancava pure che andasse a Trump l'Oregon,
la Terra del Futuro Luminoso! Intanto però Trump ha preso anche la
Florida e a questo punto i giochi sembano fatti. Fra poco arriverà
la certezza: Trump il prossimo presidente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:32 – Fox
annuncia che Trump ha preso il Wisconsin. Altri 10 voti. Trump ha
vinto. Non c'è più niente da fare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
5:33 – Fox: Trump
ha preso anche l'Iowa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
6:02 – Il crollo
dei futures su Dow, Nasdaq e S&P è il più forte dall'undici
settembre. Sta succedendo qualcosa di inverosimile: un pagliaccio
presidente del mondo, un pagliaccio padrone del più potente apparato
militare della storia del mondo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
6:10 – Anche la
Cnn, più cauta di Fox, assegna l'Iowa a Trump.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
6:15 – Trump ha
244 voti certi, Clinton 209. Ma adesso Trump è in vantaggio in tutti
gli stati che restano, Nevada, Arizona, Michigan, Minnesota, per un
soffio perfino in Pennsylvania, manca solo, e di poco, il Maine.
Anche nel voto popolare, col 75% scrutinato, Trump è in vantaggio di
due milioni di voti. A questo punto ci vorrebbe un miracolo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Basta, Trump ha
vinto, è ora di ammetterlo, non c'è niente da fare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ebbene, la cosa non
mi stupisce più di tanto. Ho visto l'Inghilterra, ho visto
l'Austria, ho visto che si pensa in Ungheria. L'America è da tempo
un paese malato, profondamente malato, un paese in cui prevalgono
pensieri perduti sulla strada sbagliata, sentimenti privi di luce e
di qualsiasi forma di nobiltà. E questo paese continua a credere di
poter essere d'esempio al mondo intero, un mondo che l'America è
incapace di capire, ma che pretende di guidare e dominare. Questa
nottata dimostra quanto questo paese è diviso. Certo c'è ancora e
ci sarà in futuro, un volto bello dell'America, quello che ha
prodotto i suoi sogni e le sue opere migliori. Ma questo volto
angelico è da tempo in rotta: non è certo Hillary che lo
rappresenta, era stato semmai il grande Bernie Sanders. Ma Sanders ha
perso, non davanti al tribunale del futuro, ma solo davanti alla
macchina infernale dell'establishment politico americano, uno fra i
più insensati e sgangherati del mondo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sono settimane che
vado dicendo che quasi quasi è meglio se vince Trump. Che vinca la
parte peggiore, così forse il resto del mondo, e l'Europa e l'Italia
innanzitutto, smetteranno di prendere per oro colato tutte le
cattiverie e le idiozie che provengono da Washington. A Washington ci
sarà finalmente il pagliaccio che l'America peggiore si merita. E
siccome il mondo intero non si merita una guida simile, si può
sperare che smetta di servirla.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Del resto, quanto a
politica estera, sarà difficile a questo Donaldo fare di peggio
della cara Hillary, erede, e talvolta responsabile diretta, di tutte
le cattiverie che ha fatto l'America da oltre vent'anni a questa
parte: dalla guerra del Golfo a quella del Kossovo, a quelle d'Iraq,
di Libia, di Siria, portatrice dell'eterna pretesa di comandare al
mondo intero come fosse un diritto divino.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Bene, forse con
Trump questo diritto divino evaporerà fra i fumi delle sue
maleolenti fantasie, forse la peggior parte dell'America vedrà
liquefarsi il suo prestigio nel mondo e finirà per liquefarsi in
casa propria lasciando finalmente respirare il meglio del paese di
Walt Whitman, il cui canto tornerà a echeggiare nelle menti di una
nuova gioventù.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
6: 54 – I future
sul Dow perdono 800 punti. Auguriamoci che sia l'inizio di una fine.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-8850894811764631242016-10-14T13:22:00.000+02:002016-10-14T14:06:46.640+02:00 In omaggio a Bob Dylan premio Nobel: il guerriero la cui forza è non combattere<div align="LEFT" style="line-height: 0.35cm; margin-bottom: 0cm;">
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i>Hanno
dato il premio Nobel a Bob Dylan. Per la letteratura.</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i>Nonostante
il suo pessimo carattere, se lo è decisamente meritato.</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><i>Per
celebrare la memorabile circostanza, presento adesso un'emozionata
narrazione scritta in suo onore oltre vent'anni fa. Vale la pena di
leggerla. Si chiama: “Il guerriero la cui forza è non combattere”.</i></span></div>
<div align="CENTER" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: left;">
</div>
<a name='more'></a><br /></div>
<div align="CENTER" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="CENTER" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;">IL
GUERRIERO LA CUI FORZA E' NON COMBATTERE</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div align="RIGHT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Firenze, 2 gennaio, 1993</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">La storia che mi accingo a raccontare è una storia del
tutto inverosimile. Eppure potrebbe essere assolutamente vera. O
quasi.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">La storia ha inizio a Palermo, e precisamente poco dopo
la mezzanotte del 28 dicembre scorso, in un locale tunisino nei
vecchi mandamenti, a ridosso della nuova moschea di cui si è da poco
dotata la comunità musulmana della città. E' qui che incontro un
mio vecchio amico dai capelli rossi, il quale ogni volta che mi vede
non manca mai di subissarmi di proposte riguardanti iniziative della
pi<span lang="it-IT">ù</span>
variopinta natura. Poich<span lang="en-US">é</span>
il locale <span lang="it-IT">è</span>
rispettoso del Corano, sediamo davanti ad una tazza di caff<span lang="it-IT">è</span>
turco e ad un frullato di non so che cosa. In questo caso la proposta
principale, o almeno la più accattivante per me, <span lang="it-IT">è</span>
la seguente: scrivere un racconto ispirato, connesso o dedicato a Bob
Dylan per una raccolta di racconti di diversi autori ispirati,
connessi o dedicati a Bob Dylan. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Tre giorni dopo, e precisamente la mattina del 31
dicembre, risalgo l'autostrada alla volta di Firenze dopo essere
sbarcato a Napoli alle prime luci dell'alba. Avevo cominciato a
riflettere sulle canzoni di Dylan fin dal primo mattino: nel buio che
precede il sorgere del sole, ero salito sul ponte pi<span lang="it-IT">ù</span>
alto della nave e, appollaiato al di sopra della prua, avevo visto la
costa avvicinarsi e la nave entrare in porto ad attraccare. E l<span lang="it-IT">à</span>
sopra avevo pensato a "Mr. Tambourine", "Hard Rain",
"Blowing in the wind", e così via. Volevo trovare una
canzone centrale, intorno alla quale organizzare il mio racconto. E
ne volevo una di quelle antiche, gloriose, che tutti conoscono. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">In base alla pura bellezza della parola e del canto, mi
tentava "Mr. Tambourine": ma soltanto per alcuni versi, per
lo pi<span lang="it-IT">ù</span>
quelli che chiudono le strofe, che sono da soli delle gemme
inestimabili:<i> far from the twisted reach of crazy sorrow</i><sup>1</sup>,
per esempio, che cantato tutto d'un fiato fa venire automaticamente i
brividi, oppure <i>and but for the sky there are no fences facing</i>,
che potrebbe tranquillamente prendere il posto di "In God we
trust" sulle monete americane, o diventare il motto di qualche
futuro movimento planetarista. O ancora: <i>and
the ancient empty street's too dead for dreaming</i>, che <span lang="it-IT">è</span>
un prodigio di magia della parola, o <i>I'm
too weary for my boot heels to go wandering</i>, per non dire
dell'indimenticabile <i>let me
forget about today until tomorrow</i>. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ma da questa sarabanda di memorabili endecasillabi non
emergeva alla mia mente alcun disegno, alcun filo a cui legare il mio
discorso. Volevo qualcosa di pi<span lang="it-IT">ù</span>
preciso, di pi<span lang="it-IT">ù</span>
definito...</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"The times they're a-changing", per esempio,
che diceva qualcosa di molto netto, molto chiaro, oppure "Only a
pawn in their game", o addirittura "Masters of war",
canzoni che rappresentano tutte un tempo in cui la musica prendeva
posizioni forti, lucide, essenziali, e ispirava milioni di persone a
fare cose che valeva la pena di fare. Ma a scegliere una di queste,
c'era da fare i conti con tutto un mondo, quello da cui canzoni cos<span lang="it-IT">ì</span>
erano potute nascere, e che avevano contribuito a formare. Una cosa
impegnativa veramente, una specie di <i>redde
rationem</i> storico di cui non mi sentivo proprio all'altezza
e per cui probabilmente i tempi non sono per nulla maturi. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Forse era molto meglio prendere una di quelle canzoni
fuori del tempo, eterne, che fanno parte del repertorio di tutti i
grandi poeti come Dylan. Una canzone d'amore, per esempio, come
"Tomorrow is a long time", quella di </span><span style="font-size: small;"><i>but
only if my own true love is with me</i></span><span style="font-size: small;">,
tenerissima, la cantava anche Rod Stewart...</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Non avevo preso nessuna decisione. Sfilando
sull'autostrada sotto un cielo disseminato di nuvole alte che
sembravano diradarsi verso il nord, meditavo a casaccio su singoli
versi, strofe, canzoni, sulle storie che ci stavano dietro, i sogni
che si facevano allora, la vita che io stesso facevo a quell'epoca.
Stavo pensando ad un verso di "The Chimes of freedom",
quello che fa: <i>flashing for
the warrior whose strength is not to fight,</i>
le campane della libertà che lampeggiano per il guerriero la cui
forza è non combattere... Pensavo a come un verso
simile porti con sé una sapienza che, sebbene in circolazione da
qualche tempo, appartiene ancora al futuro: a come il Medio Oriente
di oggi, o la ex Jugoslavia, o la Somalia, avrebbero bisogno di
uomini capaci di incarnare una sapienza del genere. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Mi fermo ad una stazione di servizio, nei pressi di
Anagni, precisamente. Sono pressappoco le nove e mezzo. Con in mente
il guerriero la cui forza <span lang="it-IT">è</span>
non combattere, vado a prendere un caff<span lang="it-IT">è</span>
con uno stopposissimo cornetto avvolto in cellophane. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Mentre esco dal bar dell'Autogrill, mi si para dinanzi
una visione assolutamente improbabile, quella che rende inverosimile
questo racconto. Una ragazza sola, sui venti o venticinque anni, dal
volto semplicemente angelico, coi capelli lunghi e lisci che le
ricadono sulle spalle. Quello che la rende inverosimile, prima di
tutto, <span lang="it-IT">è</span>
l'insieme del suo abbigliamento, che la fa sembrare uscita fresca
fresca proprio dal lontanissimo passato a cui stavo per l'appunto
pensando: fine anni Sessanta in America, primi anni Settanta in
Europa. Un poncho, anzi un <i>serape</i>,
di lana tessuta, tutto a righe e zig zag, evidentemente messicano: e
poi un paio di jeans sfrangiati alle caviglie, un braccialetto di
cuoio intrecciato, un paio di scarpe di cuoio con le frange pure
quelle, un pendaglio al collo con lo yin/yang e il segno della pace,
e addirittura una bandana rossa intorno alla fronte, stile, che so
io, Patty Pravo. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ma la cosa ancora pi<span lang="it-IT">ù</span>
inverosimile <span lang="it-IT">è</span>
che nel cuore dell'inverno, alla fine dell'anno di grazia 1992,
bellissima e sola, stesse facendo niente meno che l'autostop.
Infatti, nonostante il mio abbigliamento quanto mai serioso da
professore di ritorno da un congresso, mi si rivolge dandomi del tu,
con un bel sorriso tutto tranquillo e sereno, e fa: "Vai mica a
Firenze per caso?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">A questo punto devo precisare che io sono un tipo che <span lang="it-IT">è</span>
sempre stato in difficoltà davanti agli eccessi di bellezza. Anzi,
diciamo pure che mi paralizzano. Forse ho uno spirito piccino, che
tende a restare abbagliato e dunque a tirarsi indietro, addirittura a
guardare da un'altra parte. O forse il fatto <span lang="it-IT">è</span>
che la bellezza eccessiva mi causa un'emozione eccessiva, alla quale
preferisco sottrarmi. Anche se ormai, alla bella età di
quarant'anni, ho imparato a prendere queste cose con la necessaria
leggerezza, ogni nuovo incontro con la vera bellezza rimane per me
circonfuso da un'aura di impalpabile pericolo. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">E questa figliola era dotata appunto di una di quelle
bellezze luminose, limpide, che sembrano circondate da un'aureola,
capaci di mettere in soggezione ben altri stomaci che il mio. Aveva
nei modi un'eleganza placida, ma non era di quei tipi freddi,
piuttosto incorporei, che catturano l'anima ma lasciano del tutto
indifferente il basso ventre. Anzi, sotto il <i>serape</i> si
intravedevano dei fianchi e dei seni assolutamente concupiscibili,
che a nessun occhio maschile sarebbero potuti sfuggire. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Sento il mio stupido cuore battere, come era
inevitabile, alcuni colpi molto violenti dentro la cassa toracica.
Faccio l'unica cosa che possa fare: prendo un atteggiamento burbero,
come quello che deve prendere il professore di cui sopra con un
allievo che si presenti impreparato. Come se fossi vittima di un gran
rompimento di scatole, domando: </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Perché?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"No, niente, volevo un passaggio...", risponde
lei, un po' offesa dalla mia messinscena. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Che bagaglio hai?" chiedo, tanto per elevare
un altro ostacolo.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Niente, risponde lei, questa borsa." Aveva
una specie di sacca di tela di iuta che portava appesa alla spalla
destra, ornata solo da un ricamo multicolore con la scritta "Rainbow
warrior". </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Guerriero dell'arcobaleno? Vaneggiando un improbabile
ponte fra la realt<span lang="it-IT">à</span>
e le mie personali fantasticherie, cerco di immaginare in lei il
guerriero la cui forza <span lang="it-IT">è</span>
non combattere. Scaccio il pensiero idiota con un malriuscito
sogghigno e dico: "Andiamo."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ti dispiace se mi metto di dietro?" domanda
entrando in macchina: e si infila direttamente nel sedile posteriore.
</span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Fedele alla mia maschera di burbero professore di liceo,
prendo la strada senza aprire bocca. Con gli occhi che tutti abbiamo
dietro la nuca, vedo che si toglie le scarpe, slacciandole con cura,
e si mette rannicchiata coi piedi sul sedile e le spalle al
finestrino di destra. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Restiamo in silenzio per un bel pezzo. Sulla nostra
destra si vedevano emergere sopra le nuvole monti incappucciati di
neve. Le cime della dorsale d'Appennino che apparivano e sparivano
fra le brume brillavano gelide di ghiaccio come fossero montagne
dell'Alaska viste dall'alto di un aereo in volo sulla rotta polare.
Salivamo verso il freddo. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ero tornato a pensare al mio racconto. Avevo in mente
"The times they're a-changing". Pensavo: come prenderla,
semmai? Se volessi fare la parte del giornalista o del parlamentare,
di quello che vede talmente da vicino le cose vicine da non avere
occhi per quelle pi<span lang="it-IT">ù</span>
lontane, potrei metterla a servizio della cronaca. Dire che <span lang="it-IT">è</span>
adesso che i tempi stanno cambiando. Guardando a quello che sta
succedendo in Italia oggi, vedendo il tramonto forse ormai
inesorabile degli uomini che hanno incarnato l'arroganza del potere,
amici di mafiosi, divoratori di danaro pubblico, persecutori di
magistrati troppo scomodi, forse anche mandanti di omicidi, vedendo
finalmente un Gelli in pericolo, un Riina braccato, un Craxi
sull'orlo della galera, si può davvero dire che i tempi stanno
cambiando: che chi era primo sta diventando ultimo, che la vecchia
strada sta proprio invecchiando, che la battaglia ha scosso le
finestre e ha fatto tremare le pareti, che c'<span lang="it-IT">è</span>
un ordine che rapidamente sta svanendo, che quello che era presente
sta diventando passato. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ma la strada non era buona: la caduta dei partitocrati o
degli amici di Cosa Nostra, se anche dovesse arrivare davvero, <span lang="it-IT">è</span>
poca cosa di fronte al cambiamento che aveva in mente, allora, Bob
Dylan. Quella che oggi può sembrare al miope una grande
trasformazione <span lang="it-IT">è</span>
solo una piccola onda, un vago stormire di fronda in confronto al
pensiero che allora occupava la sua e la nostra immaginazione. Mi
veniva in mente uno haiku di Borges: "E' un impero/ quella luce
che si spegne? / O una lucciola?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ma si poteva prendere un'altra posizione. Sostenere che
dal giorno in cui fu scritta quella canzone fino ad oggi, i tempi non
hanno fatto altro che cambiare, sono entrati in un processo di
mutamento lungo, profondo, forse in qualche modo misterioso, di cui
ancora non si vede all'orizzonte il compimento. In questo senso, chi
perdeva non ha ancora vinto, chi era lento non <span lang="it-IT">è</span>
ancora particolarmente veloce, la battaglia sta ancora scuotendo le
finestre e facendo tremare le pareti. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Anche questo, per<span lang="it-IT">ò</span>,
non <span lang="it-IT">è</span>
vero. Più che una battaglia che scuote le mura, c'<span lang="it-IT">è</span>
una grande confusione sotto il cielo, le parole di Dylan non valgono
affatto per oggi, oggi non si riesce a capire tanto bene chi sono i
buoni e chi sono i cattivi, cosa <span lang="it-IT">è</span>
giusto e che cosa <span lang="it-IT">è</span>
sbagliato, cosa <span lang="it-IT">è</span>
vero e cosa <span lang="it-IT">è</span>
falso, <span lang="it-IT">è</span>
per questo che non si combatte, non perché abbiamo la forza del
guerriero che sa dove andare. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Ero immerso in questi poco fertili pensieri, quando
l'angelica presenza del sedile posteriore, che era rimasta fino ad
allora in perfetto silenzio, fa sentire la sua voce per chiedermi:
"Ma tu viaggi cos<span lang="it-IT">ì</span>,
senza musica?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Gi<span lang="it-IT">à</span>",
rispondo laconicamente.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ti dispiace se suono io?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma figurati." </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Tira fuori dalla sua sacca un oggetto di piccole
dimensioni, evidentemente un'armonica. Vale la pena di precisare a
questo punto che la sua sacca, come tutto il suo corpo ed il suo
abbigliamento, capelli compresi, brillava della più assoluta
pulizia, come fosse stata lavata la sera prima. In questo,
l'inverosimile figliola non somigliava affatto a quello che sarebbe
stato il suo avatar di vent'anni prima. E' chiaro che nei primi anni
Settanta, una ragazza del genere sarebbe stata tutta sporca della
polvere di cui amavano intridersi quelli che ascoltavano Bob Dylan.
Avevo visto da molto poco un filmato integrale della performance di
Jimi Hendrix a Woodstock: i primi piani della sua mano sinistra alla
chitarra mostravano unghie zeppe di nero, le inquadrature lunghe
abiti sporchi, capelli appiccicosi, un corpo non lavato, come si
usava allora. Lei, invece, uno specchio. La faccia, acqua e sapone:
unico trucco, il kajal, che <span lang="it-IT">è</span>
una cosa che a me fa venire un tuffo al cuore anche se me lo metto io
stesso e mi guardo allo specchio, figurarsi addosso a lei.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Comunque, torniamo ai fatti. Tira fuori quest'armonica e
si mette a suonare. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Agghiaccio. Ancora l'inverosimile. La favola s'intreccia
col reale. Non credo alle mie orecchie sbalordite. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Il suono che esce dalle sue labbra attraverso
l'armonica, di primo acchito, <span lang="it-IT">è</span>
la melodia di "When the ship comes in". Quella che fa: "<i>Oh,
the time will come up when the wind will stop / And the breeze will
cease to be breathing...</i>" Rimango ad ascoltare
praticamente paralizzato mentre lei declina l'intera strofa con un
brio pronunciato quanto discreto. Ma la paralisi non <span lang="it-IT">è</span>
sufficiente ad impedirmi di entrare sul verso finale con quella
chiusa grandiosa, spropositatamente messianica, che fa "...<i>and
the morning will be breaking</i><u>.</u>"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"La sai?" fa lei, staccandosi l'armonica dalla
bocca.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Eh, gi<span lang="it-IT">à</span>",
concedo. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Allora canta" dice, e riparte a suonare. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Cos<span lang="it-IT">ì</span>
mi trovo a intonare seguendo l'armonica la storia del vento che si
ferma, della brezza che sospende il suo respiro come il vuoto che
precede la tempesta, del mare che si apre, della nave che entra in
porto mentre tremano le sabbie della riva, il vento infuria ed
irrompe la luce del mattino. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Grandioso," dico, "veramente biblico.
Sembra uno spiritual."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"La sai ancora?" fa lei, "Continua."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Continuo:</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"> "<i>And the
words they use</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>For to get the ship confused</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Will not be understood as they're a-spoken</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>For the chains of the sea</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Will have busted in the night</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>And be buried at
the bottom of the o-ocean</i>."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Formidabile," commento. "Le parole che
useranno per confondere, non saranno capite da chi ascolta! Ma tu lo
sai di che cosa parla questa canzone?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"S<span lang="it-IT">ì</span>",
risponde.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma lo sai l'inglese?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"S<span lang="it-IT">ì</span>."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"E di cosa parla secondo te?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Della Rivoluzione." Lo dice proprio cos<span lang="it-IT">ì</span>,
con la R maiuscola, ma senza la minima enfasi. Aggiunge: "Canta
ancora." E riparte.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"> "<i>A song
will lift</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>As the mainsail shifts</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>And the boat drifts on to the shoreline</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>And the sun will respect</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Every face on the deck</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>The hour when the ship comes in.</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"> Fino a:</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"> "<i>And the
ship's wise men</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Will remind you once again</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;"><i>That the whole
wide world is watching.</i>"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Grandioso", mi entusiasmo sempre pi<span lang="it-IT">ù</span>
stolidamente, "questi saggi che scendono dalla nave, e il
tappeto che si srotola, e il canto che si leva e il sole che rispetta
tutte le facce che illumina... Sembra una specie di salmo... E il pi<span lang="it-IT">ù</span>
bello viene adesso, quella dei nemici che balzano dal letto, si
pizzicano per vedere se <span lang="it-IT">è</span>
reale, strillano, si arrendono con le braccia levate, ma noi gli
gridiamo dalla prora: <i>your
days are numbered</i><i>!</i>"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Vai", fa lei, e riprende a suonare.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Concludiamo alla grande, coi nemici che sprofondano come
il Faraone nelle acque del Mar Rosso. Siamo a Orvieto, pressappoco. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma come ti <span lang="it-IT">è</span>
venuta in mente questa canzone?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Boh, cos<span lang="it-IT">ì</span>.
Mi piace Bob Dylan."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma questa <span lang="it-IT">è</span>
una canzone che non sa nessuno."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"A me piacciono queste canzoni qui, di Dylan,
quelle politiche, epiche, antiche."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">E qui riprende in bocca l'armonica e si mette a fare una
specie di rassegna degli attacchi di una serie di canzoni, per la
precisione, nell'ordine: "With God on our side", "Oxford
Town", "Hollis Brown", "Blowin' in the wind",
"Hard Rain's a-gonna fall", "Only a pawn in their
game", per concludere, guarda caso, con "The times they're
a-changing".</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Scusami," le chiedo quando finisce "fammi
capire una cosa. Ma a te che ti dicono queste canzoni? Cosa sei, di
Rifondazione Comunista? Tu stai aspettando una nave che arriva,
vomita un po' di uomini saggi, schiaccia il diabolico avversario e
illumina tutte le facce col sole dell'avvenire?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Noooo!" ride, "Che c'entra? Ma per chi
mi hai preso? A me mi piacciono perché sono romantiche, perché sono
di un'altra epoca, un'epoca che io mi immagino splendida, accesa,
avventurosa, piena di cuore e di speranza, un'epoca in cui tutto
sembrava possibile, in cui i sogni pi<span lang="it-IT">ù</span>
spericolati sembravano sul punto di diventare realt<span lang="it-IT">à</span>.
Magari sar<span lang="it-IT">à</span>
una mia fantasia, ma la materia si presta, perciò mi posso illudere
quanto mi pare..."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ah, dico io sempre pi<span lang="it-IT">ù</span>
stupefatto, allora non aspetti nessuna nave?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"No, non <span lang="it-IT">è</span>
che non l'aspetto. La vedo più tranquilla. Anzi, se lo vuoi sapere,
penso che in realtà la nave sia già sbarcata, senza che nessuno se
ne sia accorto."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Come gi<span lang="it-IT">à</span>
sbarcata? In che senso?"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma s<span lang="it-IT">ì</span>,
quello che sognava Dylan non sarebbe mai potuto succedere. Che
tappeti? Che canti? Che nemici? Qui il nemico mica lo acchiappi per
la gola, il nemico <span lang="it-IT">è</span>
una cosa complicata, a volte ti viene il dubbio di avercelo dentro tu
stesso, il nemico..."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"No, continua, io preferisco pensare che la nave <span lang="it-IT">è</span>
già arrivata, che i suoi uomini hanno messo piede a terra senza
rendersi conto loro stessi di quello che stava succedendo. Alcuni di
loro non sono nemmeno consapevoli della missione che hanno da
compiere, alcuni si sono già dimenticati di esserci stati, su quella
nave. Così me l'immagino io, per lo meno. Si aggirano fra di noi non
visti, o quanto meno non riconosciuti. Non affondano nessuno, non
ammazzano, non distruggono nulla. Ma in silenzio piantano pali,
portano vasi da fiori, riaprono vecchi sentieri, riparano orologi,
rimuovono recinti, segnali stradali, vecchie leggi, funzionari
sospetti, pregiudizi balordi, a poco a poco si insinuano nel mondo e
lo trasformano, fino a quando lo renderanno irriconoscibile. Se Dylan
stesso fosse vivo oggi, sono sicura che già ora non lo
riconoscerebbe."</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">"Ma Dylan <span lang="it-IT"><u>è</u></span>
vivo! Ci mancherebbe fosse morto pure lui, con tutti quelli che sono
morti quest'anno!"</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
“<span style="font-size: small;">Davvero?” fa lei, "Chi l'avrebbe mai detto?",
dimostrandosi ancora pi<span lang="it-IT">ù</span>
inverosimile di quanto si potesse immaginare. </span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: small;">Basta. Siamo arrivati a Firenze poco prima dell'una.
Faceva un freddo veramente polare. Le ho offerto un panino a casa
mia. E' venuta. E' rimasta fino al tramonto. Poi <span lang="it-IT">è</span>
andata via, senza dirmi di dov'era né dove stava andando,
lasciandosi dietro, inverosimilmente, questa storia del tutto
inverosimile.</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br />
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<span style="font-size: x-small;">(1) Chiedo scusa ai tanti che non padroneggiano la lingua di Walt Whitman, ma buona parte dei versi qui citati sono davvero ardui da tradurre senza strapazzarli. Proverò a tradurli in nota quando ne avrò il tempo. Per adesso, intuire, indovinare o rassegnarsi.</span><br />
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: x-small;">_______________________</span></div>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br />
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><i>Questo
racconto fu scritto il 2 gennaio del 1993 su richiesta di un grande
editore italiano che intendeva pubblicare una raccolta di pezzi di
vari autori dedicati a Bob Dylan. La raccolta non fu mai pubblicata
perché, mi disse allora il curatore, ben pochi dei testi pervenuti
erano belli come il mio. Non so se disse lo stesso a tutti gli altri.</i></span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 1.27cm;">
<br /></div>
</div>
</div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-26553544859590773272016-08-30T15:38:00.000+02:002016-10-14T13:08:42.838+02:00E cche nun so' cristiani come nnoi? Il fulminante paradosso di Enotrio Macigni<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ci voleva un'anima semplice semplice e
a un tempo nobile, come quella dell'ormai famoso poeta vernacolare
Enotrio Macigni, per dire qualche parola di verità sulle guerre ai
musulmani di quest'ultimo quarto di secolo:</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E bbasta mo' co' 'ste perseguzzioni</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
e bbasta mo' co' 'sti bombardamenti</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
quant'hanno da morì, mille mijoni?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Volemo da svotà du' continenti?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ce se vince la coppa de' fregnoni</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
a ffa' a cchi ffa ppiù ddanni e
scannamenti?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
O cce guadambieno solo i padroni</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
ciovè cchi ffa e chi vvenne
ll'armamenti?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Bombarda oggi e bombarda domani</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
ve piacerebbe se toccasse a vvoi</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
d'esse' trattati peggio de li cani?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
S'ha dda falla finita a ffa' li goi</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
che ggira ggira poi 'sti mussurmani</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
e cche nun so' cristiani come nnoi?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nei pochi versi di un classico sonetto
il poeta sbotta in un'invettiva indignata e addolorata contro i
signori della guerra, dà dei fregnoni a chi bombarda, mette sotto
accusa i fabbricanti d'armi e ci invita tutti a piantarla di fare i
<i>goi</i>, cioè i campioni di
quelle malefiche e patetiche stramberie che, nel provinciale
vernacolo del Macigni, si usa chiamare “gojerie”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma il
vertice poetico del componimento sta tutto nel suo distico finale, la
cui bertoldesca ironia contiene un fulminante paradosso, nel senso
più tecnico della parola: ossia, per dirla col Devoto-Oli una
“proposizione formulata in apparente contraddizione con
l'esperienza comune o con i principi elementari della logica, ma che,
sottoposta a rigoroso esame critico, si rivela valida”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Che un
musulmano, gira gira, sia un cristiano è un evidente ossimoro, cioè,
appunto, una contraddizione in termini. Ma, a ben guardare,
l'ossimoro è, per l'appunto, solo apparente. E questo per due
ragioni.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
1. Un
cristiano è colui che crede in Cristo. Ebbene, forse non tutti sanno
che Gesù Cristo, noto ai musulmani sotto il nome arabo di Isa, è
annoverato fra i maggiori profeti dell'Islam. I musulmani infatti,
anche se non tutti da queste parti lo sanno, non credono in un altro
Dio chiamato Allah, ma credono proprio nello stesso Dio della Bibbia
e dei Vangeli, che in arabo è chiamato con molti nomi, fra cui Allah
è il più frequente e conosciuto. Per loro ci sono state infatti tre
Grandi Rivelazioni successive. La prima è quella mosaica della
Torah, che noi chiamiamo il Pentateuco (ossia i primi cinque libri
dell'Antico testamento), detta dai musulmani Tawrat al-Sharif. La
seconda è quella del Vangelo di Cristo, detto Injil al-Sharif, il
nobile Vangelo, e la terza è quella del Quran al-Sharif, il Corano.
Ogni rivelazione ha aggiornato e corretto le precedenti. Pertanto la
posizione dei musulmani rispetto a Cristo è perfettamente analoga a
quella dei mormoni, che hanno anche loro un nuovo profeta, Joseph
Smith, e un nuovo libro, il libro di Mormon, rivelato, come il
Corano, direttamente da Dio. Ma i Mormoni, che fra l'altro
predicarono a lungo la poligamia, sono da tutti considerati
cristiani. Perché i musulmani no? Non per ragioni teologiche, ma per
ragioni puramente etniche. La loro fede non ha radici europee come
quella mormone, ma ha radici arabe. Forse, non fosse per queste,
l'Islam sarebbe stato classificato fin dalle origini come una delle
tante eresie del cristianesimo. Come i mormoni, o i testimoni di
Geova o gli avventisti del settimo giorno, che hanno tutti credenze
non meno esotiche dei sunniti. Ma gli arabi erano radicalmente
estranei, antropologicamente avversari, dunque non potevano esser
detti cristiani. Se oggi i loro valori appaiono a molti in radicale
contrasto con quelli europei, non è perché confliggano tanto coi
valori cristiani, ma piuttosto coi valori costruiti dal Settecento in
poi sull'<i>abiura</i> del
cristianesimo che ha fatto dell'Occidente quello che esso è oggi.
Dunque non ha tutti i torti il nostro Enotrio quando li chiama
cristiani, semmai avrà torto a dirli cristiani <i>come noi</i>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="yui_3_16_0_ym19_1_1472303902146_8273"></a>
2. Ma c'è un'altra ragione per cui
l'ossimoro macigniano è in realtà un paradosso in senso tecnico. In
questo vernacolo, come in molti dialetti meridionali, il termine
“cristiano” viene usato correntemente per designare qualunque
persona. “Ho vvisto du' cristiani pe' la strada ”
non vuol dire che ho visto due tipi particolarmente religiosi. In
questo senso la domanda retorica del nostro poeta significa
semplicemente: non sono esseri umani come noi? Qui il Macigni pratica
un'illuminante torsione di significato. Dire “cristiano” per
“persona” equivale a dire “Inuit”, che vuol dire essere
umano, per dire Eschimese, come fanno per l'appunto gli Eschimesi, o
dire “Diné”, cioè gente, per dire Navaho, come fanno appunto i
Navaho.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cioè
significa negare l'appartenenza alla specie umana di quelli che non
fanno parte della tua comunità, etnica o religiosa che sia.
Significa chiudere il “cerchio dell'etica”, ossia l'ambito
sociologico, la collettività di viventi a cui si applicano le regole
morali, prima fra tutte il “non uccidere”. La chiusura del
cerchio dell'etica è tipica dei popoli arcaici, ma anche di tutte le
destre conservatrici. Negli ultimi tempi, purtroppo, è diventata
moneta corrente in Occidente, dove la stampa, i media e il
chiacchiericcio comune concorrono tutti a convincerci che dobbiamo
piangere se muore un italiano, preoccuparci se muore un francese, ma
fregarcene altamente se muore un libico, un egiziano o un pakistano.
Donde, per esempio, il gran fracasso per il bravissimo Giulio Regeni,
che, in lancinante contrasto col pensiero dello stesso bravissimo
Giulio, passa sotto silenzio le dozzine o centinaia di uccisi come
lui da quel malefico regime “nostro” amico.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A
tutto questo il Macigni si ribella. Nel dichiarare cristiani i
musulmani rinnega la radice etnocentrica dell'uso vernacolare del
termine e lo ritorce contro di essa proclamando: c'è una sola
umanità. Una sola umanità.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Onore
dunque a Enotrio Macigni, ormai famoso poeta vernacolare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ci
voleva quest'animo semplice per questa verità così stravolta e
calpestata, eppure così elementare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Si ringrazia Peppe Sini per la
segnalazione del componimento</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-20346301408150717222016-08-30T00:42:00.000+02:002016-08-30T00:42:23.429+02:00Marchionne scopre l'acqua calda e ci mette a bollire il neoliberismo<div style="margin-bottom: 0cm;">
Alleluja!<br />Marchionne condanna i
furfanti del trading davanti agli aspiranti futuri furfanti. Allo
stesso tempo condanna in toto il neoliberismo, che ha messo i
governi, dunque le società, nelle mani dei mercati, e condanna
altresì Marchionne stesso ("tratteranno gli esseri umani come
merce"), che uscì da Confindustria proprio per poter trattare
come merce i suoi operai.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Guardare <a href="http://www.ilsecoloxix.it/p/economia/2016/08/27/AShwVu3D-marchionne_mercati_condannare.shtml">la notizia</a>.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Marchionne scopre l'acqua calda (“i
mercati non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere
fra ciò che è giusto e ciò che non lo è”), ma ci mette a
bollire dentro il cuore e le viscere della tenebrosa ideologia
neoliberista, quando dice che non possiamo lasciar agire i mercati
“come meccanismo operativo della società”, che è esattamente
quello che i mercati finanziari stanno facendo da parecchi anni a
questa parte, proprio in virtù di quell'infausta ideologia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Forse intimorito dalla sua stessa
audacia, Marchionne si affretta a precisare che “è fuori
discussione la forza del libero mercato in un'economia globale”,
cosa che forse equivale a scoprire l'acqua tiepida, ma poi non può
fare a meno di esagerare affermando, del tutto assurdamente, che
“nessuno di noi può frenare o alterare il funzionamento dei
mercati” come se i mercati non fossero perennemente frenati,
alterati, condizionati, indirizzati e in ultima istanza creati, da
regole e sistemi di regole a tutti i livelli: altrimenti a che mai
servirebbe discutere tanto su una cartaccia come il TTIP?</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma la caduta è solo momentanea.
Marchionne insiste, echeggiando più di un papa, che “il
perseguimento del mero profitto mette a repentaglio la nostra
prosperità a lungo termine” e conclude implacabile che “bisogna
creare le condizioni per un cambiamento virtuoso”. Cioè buttare a
mare Hayek, Friedman, Buchanan e tutta la cantante compagnia.<br />Un
miracolo? Marchionne folgorato sulla via di Damasco?<br />O si starà
solo facendo propaganda per entrare in politica?</div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-65883151251168694762016-08-19T09:08:00.000+02:002016-08-19T12:45:03.692+02:00Next time I go to swim I might wear a good burkini<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
In the days of Berlusconi,
people over here happened to feel ashamed of being Italian. These
days, one may just as soon feel ashamed of being European.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
Cannes,
August 2016. The mayor of a world-renowned municipality comes up with
the brilliant idea of forbidding women from bathing without getting
half-naked, with an ordinance of such contorted wording that it
almost betrays shame for its own content.</div>
<a name='more'></a><br />
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
“Forbidden
<i>burkini”</i>, was the
interpretation of the media the world over, forgetting that the
custom of bathing in full dress is widespread in plenty of non-Muslim
countries, such as India, where saris at sea are a fairly common
sight.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
The
ordinance is in open conflict with all the principles of tolerance
and freedom on which the liberal constitutions of Western countries
have been founded since a few centuries: to forbid a behavior
pertaining to the strictly personal sphere of dress, when such
behavior cannot in any way harm others, is simply not compatible with
democratic values. It is mere obscurantism.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
Furthermore,
it is a macroscopic and highly dangerous exhibition of idiocy: it
seems expressly designed to anger any believer in the Muslim faith,
however reasonable and moderate, and have him or her incline in the
direction of extremism. A single act of this kind may suffice to
thwart years of patient work to contrast extremism. Who knows how
many young and not-so-balanced minds may have burnt with the kind of
indignation that is the best feeding ground for violence and hate. If
France wants to “prevent” terrorism, then the first measure
should be to prevent this kind of idiocies.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span lang="en-US">The
idea was just the work of a single unenlightened first citizen. It
would have been easy to defuse it smoothly. Not so in France: it was
promptly imitated by other obtuse mayors and what did the prime
minister Manuel Valls have to say? Three memorable and highly
dangerous stupidities.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span lang="en-US">First:
the </span><span lang="en-US"><i>burkini</i></span><span lang="en-US">
is “incompatible with the values of France and of the Republic”.
Exclamation mark. France is the country of Voltaire, the one who said
he may not agree with what you says, but was ready to give his life
to defend your right to say it. Let someone show me that the right to
dress as we please has nothing to do with the right to speak as we
please: they both have but one limit, not to harm others. It is
rather Manuel Valls who harms others when he literally states, in the
<a href="http://www.laprovence.com/article/politique/4078328/valls-sur-le-burkini-une-vision-archaique-de-la-place-de-la-femme-dans-lespace-public.html">same interview</a>, that “all those who uphold views that have nothing to do with our
values must be prosecuted”. Exactly the opposite of Voltaire. What
is incompatible with republican values?</span></div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
The
second stupidity: the <i>burkini</i>
must be forbidden because it is “the expression of a political
project”. Valls does not suspect that a lady who wishes to adhere
to the archaic traditions of her forefathers might not be inspired by
any “political project”, but only by a religious idea that as
such, even though poor Valls is incapable of understanding it, not
only “deserves”, but <i>exacts</i>
respect. With this simple sentence, Valls ascribes to any slightly
conservative Muslim lady the fanatical extremism of Daesh. With what
consequences, we can imagine.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
The
third stupidity: this political project is “based on the subjection
of women”. Westerners of the kind of Mr. Valls have indeed a base
conception of Muslim women, therefore of women in general, since
Muslim ladies number in the hundreds of millions. For these
gentlemen, if a lady wishes to cover her body more than what pleases
Mr. Valls, this cannot be the result of her free religious and moral
choice. It can only be the effect of her subjection to the maleficent
males who want to have her enslaved. And why on earth should millions
of women around the world, in the midst of the twenty-first century,
undergo such a torment even more than they did thirty years ago? Why, it can
only be because they are women, therefore inclined to subjection. Mr.
Valls knows much better than them what is good for them, for their
daughters and for all mankind. Therefore let them obey Mr. Valls and
shut up. Let them get (half) naked or stay home.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
Well
if this is liberty, let me be ashamed of being free. Or rather, you
know what? Next time I go to swim I might wear a good <i>burkini</i>.</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-7825913188214195432016-08-19T07:15:00.000+02:002016-08-19T12:44:26.585+02:00Quasi quasi mi metto un burkini<div style="margin-bottom: 0cm;">
Se ai tempi di Berlusconi c'era chi si
vergognava di essere italiano, di questi tempi, davanti a certi
spettacoli, viene da vergognarsi di essere europei.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cannes, agosto 2016. Il sindaco di un
comune non qualunque escogita la brillante idea di vietare alle
donne, con un'ordinanza dalle formule contorte che quasi tradiscono
vergogna per il suo stesso contenuto, di fare il bagno senza
spogliarsi. Divieto di <i>burkini</i>,
interpretano subito i media di tutto il pianeta: dimenticando, in
verità, che l'usanza di fare il bagno vestite è ancora diffusissima
in ambienti tutt'altro che musulmani, come l'India, dove il <i>sari</i>
in mare è all'ordine del giorno.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'ordinanza
è in palese contrasto con tutti i principi di tolleranza e di
libertà su cui si fondano da qualche secolo le costituzioni liberali
dell'Occidente: vietare un comportamento appartenente alla sfera
strettamente personale dell'abbigliamento, quando esso non può
nuocere in alcun modo ad altri, non è cosa compatibile con i valori
democratici. E' semplicemente oscurantismo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non
solo, è una manifestazione di colossale e pericolosissima idiozia:
sembra fatta apposta per fare arrabbiare qualunque credente di fede
musulmana, per quanto ragionevole e moderata, e farlo flettere in
direzione dell'estremismo. Basta un solo atto di questo genere per
vanificare anni di lavoro dell'<i>intelligence</i>
e del buon senso politico diretti a contrastare l'estremismo: chissà
quante giovani menti non troppo equilibrate si saranno accese di
quell'indignazione che è il miglior brodo di cultura della violenza
e dell'odio. Se la Francia vuole “prevenire” il terrorismo, la
prima misura dovrebbe essere prevenire questo tipo di idiozie.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il
divieto di <i>burkini</i> era
solo la trovata di un primo cittadino poco acuto. Si sarebbe potuta
neutralizzare con poco sforzo. Invece no: viene prontamente imitata
da una serie di altri sindaci ottusi e che cosa trova da dire il
primo ministro Manuel Valls? Tre memorabili e pericolosissime
idiozie. Uno: “Il <i>burkini</i>
è incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica”.
Punto esclamativo. La Francia è il paese di Voltaire, quello che
disse che poteva anche non essere d'accordo con quello che dici, ma
era pronto a dare la vita per difendere il tuo diritto di dirlo.
Qualcuno mi dimostri che il diritto di vestirci come ci pare non ha
niente a che vedere col diritto di dire quel che ci pare: tutt'e due
hanno un solo limite, non devono nuocere ad altri. Nuoce invece ad
altri Manuel Valls quando afferma testualmente, nella stessa
<a href="http://www.laprovence.com/article/politique/4078328/valls-sur-le-burkini-une-vision-archaique-de-la-place-de-la-femme-dans-lespace-public.html">intervista a La Provence</a>, che “tutti quelli che sostengono discorsi che non hanno niente a
che vedere coi nostri valori devono essere perseguiti”. L'esatto
contrario di Voltaire. Cosa è incompatibile coi valori repubblicani?</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La
seconda idiozia: il <i>burkini</i>
va vietato perché è “l'espressione di un progetto politico”. A
Valls non sorge il sospetto che una donna che desidera attenersi alle
arcaiche tradizioni dei suoi padri possa essere del tutto priva di
qualsiasi “progetto politico”, ma ispirata soltanto da un'idea
religiosa che come tale, anche se il povero Valls non riesce proprio
a comprenderla, non “merita” ma <i>esige</i>
di essere rispettata. Con questa semplice frase, Valls attribuisce a
qualunque musulmana un po' conservatrice l'estremismo fanatico
dell'Isis. Con quali conseguenze possiamo immaginare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La
terza idiozia: questo progetto politico è “basato
sull'asservimento della donna”. Gli occidentali dello stampo del
signor Valls hanno davvero un basso concetto della donna musulmana,
dunque della donna in generale, dato che le musulmane sono parecchie
centinaia di milioni. Per questi signori, se una donna ritiene di
voler coprire il proprio corpo più di quanto piaccia al signor
Valls, questo non può essere frutto di una sua libera scelta
religiosa e morale, può solo essere frutto del suo asservimento ai
malefici maschi che la vogliono schiava. E perché mai milioni di
donne di mezzo mondo, in pieno ventunesimo secolo, si sottoporrebbero
a questo tormento più ancora che trent'anni fa? Ma chissà, può
essere solo perché sono donne, dunque inclini alla servitù. Il
signor Valls sa molto meglio di loro cosa è giusto per loro, per le
loro figlie e per tutta l'umanità. Dunque obbediscano al signor
Valls e zitte. Si spoglino o restino a casa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Be',
se questa è la libertà, mi vergogno di essere libero. Anzi, se vado
a mare, quasi quasi mi metto un <i>burkini</i>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25269676869765293.post-1986083350386295542015-10-06T15:58:00.001+02:002015-10-06T15:59:50.010+02:00E' morto?Vari amici mi interpellano allarmati intorno al destino di questo preziosissimo blog: è morto? E' partito in volontario esilio alla volta di lidi migliori? Sarà svenuto? O si sarà finalmente convertito all'ordine, pentendosi dei misfatti pregressi?<br />
<br />
<a name='more'></a>Nulla di tutto ciò. Il blog è semplicemente sospeso in attesa che il suo autore fuoriesca dalla fase di forsennati impegni che lo terranno occupato ancora per un po'. Nulla di preoccupante dunque: forse entro la fine dell'anno riprenderanno le pubblicazioni e il mondo intero potrà tornare a trarre ispirazione e conforto dalle audaci e imprevedibili argomentazioni di <i>Politics, Poetry and Peace</i>.<br />
<br />
<br />
<br />Alberto Cacopardohttp://www.blogger.com/profile/06155588205110802397noreply@blogger.com0